Pinacoteca Comunale di Cesena
Via Aldini, 26
Cesena (FC)
Maestro di Castrocaro
notizie II e III quarto del XV secolo
dipinto

intonaco/ pittura a fresco
cm. 72 (la) 82 (a)
sec. XVI (1425 - 1474)
n. 2
La Vergine, con tunica rossa e manto nero, foderato d'ermellino è rigidamente frontale e siede su un trono di stile trecentesco ornato con motivi cosmateschi. Con la mano sinistra porge al Figlio, in piedi e appoggiato al suo braccio destro, due pere. Il Bambino indossa una leggera veste bianca ed ha al collo un rametto di corallo rosso. La parte inferiore del corpo della Vergine è andata perduta.

Frammento d'affresco proveniente, come ricorda il Trovanelli (1897), dal convento o dalla chiesa di S. Francesco di Cesena, demoliti intorno alla metà dell'Ottocento. L'iconografia della Vergine colta nel momento di porgere al Bambino due pere è tipicamente locale, derivata dalla Madonna della Pera di Paolo Veneziano (1347), ora conservata in vescovado a Cesena. La Tambini (1982) e poi Alessandro Marchi (1988) per questioni stilistiche, tra cui la linea di contorno nera, assegnano l'opera a quel pittore definito "Maestro di Castrocaro" che lavorò anche nel convento di Sant'Agostino (tre affreschi in pinacoteca). Già Golfieri (1955) vi aveva visto un legame con il ciclo pittorico di S. Niccolò di Castrocaro, ma a suo giudizio l'autore era il faentino Guglielmo di Guido dei Peruccino. In precedenza Calzini (1895) aveva percepito nell'affresco echi giotteschi ed il Trovarelli, due anni dopo, pensava a Giotto in persona o al suo ambito, ma con toni meno trionfali il redattore dell'inventario del 1925 lo giudicava di scuola toscana del XIV sec.. Buscaroli (1931) ne evidenziava il carattere gotico, lontano però dal fare giottesco e Piraccini (1977 e 1980) datava il frammento al penultimo decennio del Quattrocento. Nel 1984 egli spostava la data alla prima metà del secolo e riferiva l'opera alla scuola romagnola. La Tambini preferisce collocare l'opera intorno al 1460 e Marchi più genericamente parla di secondo e terzo quarto del XV secolo. Tra le altre cose quest'ultimo studioso nota un'affinità tra il nostro affresco e la pala con la Madonna in trono e Santi del bolognese Pietro di Giovanni Lianori datata dal Volpe al 1410 (già a Bologna, in coll. Gozzadini).