Musei di Arte Antica - Museo Schifanoia
Via Scandiana, 23
Ferrara (FE)
Roselli Nicolò
notizie dal 1556/ ante 1580
dipinto

tavola/ pittura a tempera
cm. 120 (la) 210 (a)
sec. XVI (1565 - 1568)
Dipinto raffigurante Cristo crocifisso con, alla sua destra, Maria a mani giunte e alla sinistra San Giovanni. Ai piedi della croce sono rappresentati Maria Maddalena inginocchiata e, a destra, un uomo anziano di profilo da identificarsi con il committente.

Costantemente ricordata dalle fonti, la tavola veniva di norma inclusa tra le 12 eseguite da Nicolò Roselli per altrettante cappelle laterali della chiesa della Certosa aventi per soggetto le storie di Cristo. Tuttavia la pubblicazione, a cura del Cittadella (1868), del contratto stipulato fra i monaci certosini ed i pittori Nicolò Roselli ed Ercole Aviati da Cento ha consentito di chiarire come la commissione riguardasse "dieci palle", mentre alla Crocifissione si fa riferimento come modello al quale gli artisti avrebbero dovuto attenersi affinché le dieci tavole fossero "manco belle et ornate" di queste. E' sempre Luigi Cittadella, alla luce di un'evidente uniformità di stile, ad ipotizzare che le restanti due tavole fossero già presenti nella chiesa, eseguite dal Roselli "come a prova del suo sapere artistico" fra i quali poi venne prescelto a modello quello sopraccitato" (Cittadella, 1868). Gli studi più recenti, che alla luce del contratto tendono a separare la "Deposizione" dal resto del ciclo (Mezzetti, 1964; Frabetti, 1978), non hanno tuttavia consentito di chiarire l'origine della dodicesima tavola - la "Salita al Calvario" - distrutta nel 1944 da un bombardamento. Amalia Mezzetti avanza l'ipotesi che l'opera fosse di un autore diverso, al quale poi venne preferito il Roselli.
La "Crocifissione", unitamente alle altre dieci tavole superstiti, venne attribuita per la prima volta al Roselli dal Baruffaldi, sulla base delle affinità stilistiche con la "Madonna in trono e santi" della parrocchiale di Lagosanto - opera firmata e datata - e per la presenza della sigla NR rinvenuta nella "Natività" del ciclo della Certosa. Questa attribuzione è stata poi mantenuta da tutta la critica successiva.
Baruffaldi sostiene inoltre che nell'uomo anziano in abiti borghesi sia da riconoscere lo stesso Roselli. L'ipotesi è scartata dal Frabetti (1978) sulla base dei dati biografici del pittore che, all'epoca in cui dipinse la tela, doveva essere decisamente più giovane. Nell'effigiato sarebbe quindi da riconoscere un committente.
Anche la datazione della tavola è controversa. Per Frabetti deve essere collocata nei primissimi anni Sessanta tra la serie dei "quadri lunghi" eseguiti per la "Circoncisione" di Luca Longhi in San Benedetto ed il ciclo della Certosa; per Fabbri è da considerarsi invece una delle ultime opere eseguite dal Roselli dopo il 1570.