Civica Pinacoteca Il Guercino
Via G. Matteotti, 16
Cento (FE)
Barbieri Giovanni Francesco detto Guercino
1591/ 1666
Gennari Lorenzo
1595/ 1665-1672
Barbieri Antonio
1603/ 1649
Loves Matteo
1590 ca./ 1647 ante
dipinto

tela/ pittura a olio
cm 256 (la) 163 (a)
sec. XVII (1626 - 1629)
n. 0019
La tela ripropone il brano evangelico in cui Cristo risorto si rivela a due devoti pellegrini che pur non avendolo riconosciuto, lo invitano al riparo e al ristoro nella loro casa di Emmaus. I testi sacri descrivono questo rivelarsi, col semplice gesto della benedizione del pane.
Il Guercino, come il precedente Caravaggio, ritrae il preciso attimo del riconoscimento, che provoca un moto di sorpresa nei due vecchi ospiti.
Trattasi di un tema da interno, alla caravaggesca, proprio per questo potenziale da coup de theatre, sposabile a una luminosità che evochi l’incursione rivelatrice, come in questo caso, l'utilizzo di un fascio di luce radente, che taglia diagonalmente le figure. 
La composizione si divide fra interno ed esterno: è riconoscibile un paesaggio marino da una parte e agreste dall'altra, il cielo è all'imbrunire in coerenza con le scritture che riferiscono l'avvenimento sul fare della sera.
Il tavolo è quasi spoglio sulla bianca tovaglia, sono ancora vuoti i piatti metallici, un tovagliolo sembra cadere, il giovane sta ancora apparecchiando, mirabile la descrizione di questi oggetti sia nella luminosità tattile, sia nella scelta compositiva.
Del piatto al centro del dipinto ne è quasi indecifrabile il contenuto parrebbero neri mitili, che avrebbero una corrispondenza con il mare ma non è escluso che si tratti di fichi.
L'attenzione alle superfici dei differenti tessuti e la tipologia di alcuni volti richiamano le ormai riconoscibili caratteristiche di Matteo Loves, che era anch'egli entrato nella bottega del maestro.
La sua mano è riscontrabile nel tappeto di gusto nordico e nel giovane servitore che presenta tratti somatici, identificabili anche in altre opere dell'artista, come il taglio allungato degli occhi.
La mano del maestro è limitata, quasi sicuramente, alla testa e alla mani del Cristo che risaltano per la potenza della plasticità delle forme e dell'incarnato.


La Cena di Emmaus  guerciniana è da considerarsi opera di bottega, anche se è comunque da considerarsi derivante da un preciso progetto e dalla costante supervisione dello stesso Guercino.
La composizione a più mani potrebbe essere stata una scelta obbligata, in quanto il priore del convento aveva possibilità di spesa molto bassa rispetto le tariffe per un quadro completamente autografo del maestro.
Il fatto che quest’opera non sia citata nel Libro dei Conti può essere ritenuta una conferma della sua datazione anteriore al gennaio 1629, inizio delle registrazioni, ma comunque successiva al periodo romano come invece ha notato Denis Mahon.
Baruffaldi riteneva l'opera autografa di Benedetto Gennari senior, ma quest'ultimo morì nel 1610, ma essendo riconoscibili elementi stilistici messi a punto dopo il viaggio a Roma, questa attribuzione risulta errate.