Palazzo Tozzoni
Via Garibaldi, 18
Imola (BO)
Fontana Lavinia
1552/ 1614
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 110 (la) 145.5 (a)
sec. XVI (1584 - 1584)
n. 292
Il dipinto è esplicitamente citato per la prima volta nell'inventario del 1818 con l'attribuzione a Lavinia Fontana. L'effigiato è tradizionalmente ritenuto il giurista Pier Paolo Tozzoni (notizie dal 1497/ ante 1535) in base ad un'iscrizione che si leggeva sul dipinto e che, ritenuta non originale, fu cancellata nel 1927 in occasione di un restauro. In una lettera inviata al conte Tozzoni in data 12 novembre 1926, Romeo Galli suggerì l'ipotesi che il dipinto sia invece un ritratto di Jacopo Filippo Tozzoni, vissuto tra la fine del XV e gli inizi del secolo XVI, pubblico Lettore di Medicina nello Studio di Bologna. Per Galli tale identificazione è avallata dal fatto che in una copia del ritratto (Imola, Biblioteca Comunale) fatta eseguire nel 1818 appare la scritta "Jacopo Filippo Tozzoni" e dal fatto che l'effigiato non indossa l'abito dei Dottori in legge che sarebbe stato senz'altro ben rappresentato come segno distintivo del ruolo sociale se si trattasse di Pier Paolo, insigne giureconsulto al servizio della Repubblica fiorentina. Galli, però, non diede seguito alla sua ipotesi e nella monografia del 1940 dedicata a Lavinia Fontana riprese l'identificazione tradizionale. Sia Iacopo Filippo che Pier Paolo erano già morti quando la pittrice ha realizzato il dipinto. Una nota a favore dell'identificazione del soggetto con Pier Paolo si legge nella "Stima di quadri di casa Tozzoni redatta dal sign. Giuseppe Gottarelli" redatta nel 1817 (Archivio Tozzoni, Titolo 21, cartone 1, fascicolo 7): "Girolamo I Tozzoni marito di Lucrezia Fontana Nobile di Imola era ancora vivo nel 1594 e forse ordinò alla Pittrice il ritratto di suo padre Pier Paolo..". Chiunque sia il personaggio effigiato è rappresentato con un mantello foderato di pelliccia e una gorgiera di moda dagli anni Settanta del Cinquecento. Lo schema compositivo del dipinto si attiene alla tipologia del ritratto allo scrittoio, che si afferma a Bologna nella ritrattistica di Prospero Fontana e che prevede la presenza di libri ed oggetti che suggeriscono la professione o gli interessi umanistici dell'effigiato.