This paragraph should be hidden. idcardrel 1946 Fenzoni Ferraù detto Ferraù da Faenza
Fenzoni Ferraù detto Ferraù da Faenza1562/ 1645
tela/ pittura a olio
sec. XVII (1623 - 1623)
L'opera è entrata a fare parte della Pinacoteca in seguito alle soppressioni napoleoniche. La data di esecuzione dell'opera è stata pubblicata Colombi Ferretti (1982). Precedentemente l'opera è stata citata da Scannelli (1657), Valgimigli (1875) e Argnani (1888).
Ferraù Fenzoni. Pittore/ Disegnatore. Nella carriera dell’artista si ha una persistenza d'immagini relative alla deposizione. Fenzoni trattò tale tema negli anni romani, poi a Todi e sempre più spesso a Faenza; il motivo è forse il suo gran desiderio di aderire al culto specifico del Corpo di Cristo, favorito dalla Controriforma.
Questa deposizione in particolare, realizzata nel 1623, proviene dalla Cappella di famiglia del pittore che era nella Chiesa di Santa Cecilia adesso distrutta.
«E’ abbastanza chiaro che viene presa a riferimento la maniera ultima di Ludovico Carracci», ha scritto Anna Colombi Ferretti commentando questa opera in uno studio sui dipinti d’altare in Romagna nell’età della controriforma. Quella di Fenzoni non è però una «pittura che scandaglia a fondo la drammaticità di una situazione» come fa invece Ludovico Carracci nei due quadroni dipinti per Piacenza ed ora nella Pinacoteca di Parma. Quella di Ferraù Fenzoni resta dunque una pittura, conclude Anna Colombi Ferretti, dove «anche la scena affollata e la sua imminenza spaziale conservano scoperte matrici manieristiche». Una specificità della pittura di Fenzoni è l’attenta stesura pittorica, caratterizzata da una «accurata dosatura di effetti di superficie, ricchi e contrastati» dove «quel tetro tenebrismo che ha fatto chiamare in causa talune crudezze dei bolognesi Tiarini, Garbieri e Spada (e che proviene proprio dalla maniera ultima di Ludovico) è un’intonazione che permette di calcolare il risalto delle lame di luce, dei lustri filamentosi di una stoffa, delle penombre, del battito luminoso proprio sui passaggi pittorici di più complicata elaborazione».