Biblioteca Classense
via Baccarini, 3
Ravenna (RA)
ambito ravennate
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 90 (la) 129 (a)
sec. XVIII (1711 - 1715)
n. 302140
Ritratto dell'abate camaldolese Filippo Fantoni che reca nella mano destra, tenuta all'altezza del ventre, un compasso e nella sinistra, all'altezza del volto, una sfera armillare.

L'opera fa parte del corpus di dieci ritratti di illustri camaldolesi che decorano l'aula magna della biblioteca voluta da Pietro Canneti. Se è noto che i lavori in muratura ebbero inizio nel 1707 e furono terminati l'anno successivo (cfr. Biblioteca Classense, Mob. 3.5.G2. 13; Ravaldini 1977, p. 5, Fabbri 1981a, pp. 77-78, nota 168), per le decorazioni pittoriche, al di là delle informazioni riguardanti la commissione dei lavori a Francesco Mancini, restano dei punti oscuri per via delle scarse notizie riguardanti i pittori Giacomo Miniani, bolognese e Martino Della Valle, forlivese che dipinsero almeno otto dei dieci ovali (Muratori, 1931, p. 4); gli altri due sono certamente di Mancini. A fronte di ciò, oltreché per l'impossibilità di guardare da vicino i dipinti che sono collocati molto in alto e che sono abbastanza rovinati, non è possibile distinguere le diverse mani che hanno eseguito i ritratti, per cui Viroli ritiene di lasciare gli autori nell'anonimato. L'unico attribuibile con sicurezza a Mancini è il "Ritratto di Piero Quirino" (cfr. scheda nctn. 00000036), mentre permane qualche dubbio nell'assegnare allo stesso artista il "Ritratto di Giulio Cesare Carena" (cfr. scheda nctn. 00000039).
Del dipinto, che non è in buone condizioni, non è possibile effettuare una corretta analisi stilistica.
Nell'opera è ritratto Filippo Fantoni, come si evince dall'iscrizione posta in alto sulla cornice. Dagli Annales camaldulenses (VIII tomo, cc. 178-179) si apprende che l'effigiato fu eletto visitatore del cenobio di Classe nel 1585 e che dall'anno successivo, alla morte dell'abate generale degli Eremiti Stefano a Padova prese il suo posto. Fantoni, appartenente alla professione di Santa maria degli Angeli di Firenze, morì nel 159 a Volterra nell'abbazia dei Santi Giusto e Clemente due anni dopo la deposizione della sua carica. Fu un celebre ed apprezzato professore di matematica presso l'Università di Pisa (per quarat'anni), tanto che nell'ovale è rappresentato con un compasso ed una sfera armillare, un antico strumento astronomico costituito da anelli disposti in maniera tale da poter simulare i circoli fondamentali della sfera celeste: i fissi rappresentavano il meridiano e l'orizzonte, i mobili, incastrati nei primi, seguivano la rotazione diurna. Fra i suoi si ricordano: De rationae reducendi anni ad legitimam formam et numerum (1560); In sphaerum Johannis de Sacro bosco (non pubblicato e conservato presso la biblioteca degli Angeli); Institutio compendiaria cosmographiae et astronomiae (non pubblicato).