Museo Civico Archeologico Etnologico
Largo Porta S. Agostino, 337
Modena
calcare
tracce di policromia
reperti funerari
Antico Egitto/ Nuovo Regno (1539 a.C. - 1070 a.C.)
cm 36,5 (a) 17 (d)
n. EG24
Al defunto Itenem, “soprintendente ai cantori”, appartengono due canopi in calcare con coperchio a testa umana. Entrambi i coperchi sono impreziositi dall’applicazione di colore nero per la definizione dei tratti fisionomici, in particolare degli occhi, e dalle tracce di blu egiziano, un pigmento sintetico molto comune e in uso in Egitto almeno dagli inizi del III millennio a.C., che delineava originariamente le ciocche di capelli della parrucca. Sul corpo dei vasi, liscio e rastremato verso la base, corre un’incisione geroglifica ben inquadrata e disposta su due colonne. Essa riporta le parole della dea scorpione Serqet, protettrice di Qebehsenuef e custode dell’intestino del defunto. Il nome della divinità tutelare compare inoltre inciso sulla sommità del coperchio.

Traduzione del testo: “Parole dette da Serqet: Io avvolgo le mie braccia attorno a colui che è in me, io veglio sul soprintendente ai cantori, Itenem”.


Il singolare nome di Itenem, attestato anche in una stele di un omonimo al British Museum (EA322) e su un ushabti al Rijksmuseum van Oudheden di Leiden (AST34), così come la sua titolatura e alcuni accorgimenti grafici, circoscrivono l’orizzonte cronologico dei due canopi al Nuovo Regno.

Provenienza ignota. Dono o acquisto di Pietro Gennari, 1830.