Barucchi Chittò Giuseppe
1817/ 1900
dipinto

tela/ pittura a olio
cm 64 (la) 44.5 (a)
sec. XIX (1854 - 1854)
n. 0089
Il "pittore prospettico ferrarese", citando la definizione di Savonuzzi, fu un vedutista molto stimato a livello locale. I modelli per le sue diligenti e luminose vedute derivano ovviamente dalla grande stagione settecentesca veneziana e dalle opere di Giuseppe Bernardino Bison e Giuseppe Borsato del secolo successivo.
Secondo alcuni studiosi Chittò Barucchi si formò a Ferrara presso Giuseppe Coen, poi il trasferimento a Venezia per la definizione dello stile.
”Il racconto di Chittò su Ferrara è preciso senza essere documentario; fantastico senza inventare” (Savonuzzi 1971, p. 61). Nonostante le sue vedute siano “senza errori” e un po’ prevedibili, hanno comunque consegnato “le immagini più vivide della Ferrara del secondo Ottocento: ambiente in cui si recitano piccole commedie umane da lui rese con partecipe, deliziata tenerezza o melanconico lirismo” (Scardino in Neo-estense, p. 151). Il dipinto giunse in Pinacoteca nel 1883 grazie al dono di Giuseppe Fabris (cfr. Archivio Storico comunale, Repertorio XIX, Istruzione Pubblica, b. 1 fasc. 19: "1977 Dono del sig. Giuseppe Fabbri [...] 6) Il Castello di Ferrara e Piazza"); durante l’ultimo conflitto bellico l'opera subì gravi danni che però non hanno pregiudicato totalmente la qualità cromatica e la resa luministica.