Crespi Luigi
1708/ 1779
dipinto

tela/ pittura a olio
cm 65 (la) 85 (a)
sec. XVIII (1755 - 1755)
n. 406
La giovane donna è ripresa a mezzo busto, di tre quarti. I cappelli raccolti lasciano completamente scoperto il volto, che si gira a guardare dritto lo spettatore. L'abito ha un ampio scollo rifinito in pelliccia; col braccio sinistro, avvolto in un manto, trattiene un mazzo di fiori e sorregge un grazioso cagnolino; con la mano destra tiene il nastro che fa da guinzaglio al cane.

Il ritratto di dama, già riferito da Malaguzzi Valeri (1927, 1928) a Giuseppe Maria Crespi, è stato attribuito al figlio Luigi da Lazareff (1928), poi da R. Longhi (1935). Esso è considerato uno dei capolavori di Luigi Crespi, eseguito all’apice della sua maturità artistica, con piena padronanza di mezzi espressivi, aggiornati sui grandi esempi della ritrattistica europea di metà Settecento.
Abbandonato il confronto col padre, egli attinge ormai liberamente alle novità incontrate durante il suo viaggio all’estero compiuto nel l752, passando per Venezia Trieste, fino alle corti di Vienna e Dresda (F. Frisono, 2001).
“Non solo il confronto diretto con i modelli della ritrattistica francese, ma le diverse “scuole” artistiche europee si offrono alla sua riflessione, che progredisce anche sotto il profilo teorico.” (Graziani, 2013)
La stesura si fa compatta e brillante, con graduali passaggi di toni. “nitida resa ottica dei dettagli”, con “punte di virtuosismo” (A. Mazza, 1987). Il personaggio si pone in modo naturale e disinvolto, ormai lontano dai modelli tardo-barocchi.