tavola/ pittura a olio
sec. XVII (1600 - 1630)
Caratterizzato da colori caldi e accesi, dall'abito giallo con fiocco rossiccio, alle righe variopinte, fino al bronzeo incarnato, pare rimandare alla pittura ferrarese, sempre attenta alla tradizione veneta, di Veronese e Bassano.
L'intonazione che sembra abbracciare la piccola tela è sicuramente di grande devozione, come si può evincere dallo sguardo assorto e serenamente rivolto verso un piccolo bagliore di luce, che simbolicamente si riferisce al divino, che si intravede nell'angolo sinistro.
La tela trova rispondenza in quella "pittura mortificata e genuflessa", coltivata da un gruppo di artisti, operosi, nel primo trentennio del Seicento, definito dagli studi di Riccomini; si tratta di Bambini, Cromer, Naselli, Ricci, Ghirardoni, pittori quasi esclusivamente per conventi e confraternite.
L'autore si colloca nella terra di Ferrara, nel momento in cui questo territorio era ridotto a provincia e languente in un clima repressivo, instaurato dalla Chiesa.