This paragraph should be hidden. idcardrel 2376 Scarsella Ippolito detto Scarsellino
Scarsella Ippolito detto Scarsellino1550 ca./ 1620
tela/ pittura a olio
sec. XV (1610 - 1615)
San Michele, fulcro centrale del dipinto, è simbolo di riminescenze emiliane, più in specifico bolognesi vicine al registro accademico dei Carracci dai quali è mutuato il gesto retorico e la luminosità che conferisce plasticità alla figura. Lo Scarsellino frena la sua irruenza pittorica concedendosi solo a tratti una libertà espressiva (Gozzi F.) frutto del bagaglio culturale formato durante gli anni veneziani, ove conosce i paesaggi nordici di cui ci fornisce un assaggio con l'ambientazione carica di nubi e le forti coloriture rosse come quella del manto di San Giacomo. L'atmosfera ricorda anche la pittura del Guercino, all'epoca nel pieno della carica naturalistica (Gozzi F.).
Il dipinto è ricordato nel testamento di A. Mastellari del 1615 in cui viene fatta richiesta di sepoltura nella cappella dedicata a San Michele arcangelo e San Giacomo, presso la Collegiata. Fa seguito ad un altro dipinto commissionato allo Scarsellino, la "Natività di Maria" per Santa Maria al Voltone, del quale molti critici sottolineano la superiore qualità esecutiva. Mastellari è ritratto come uomo umile e modesto, immagine lontana dell'ambiente notarile da cui la famiglia proviene e grazie al quale egli raggiunge i massimi vertici delle istituzioni politiche e religiose del paese (Rossoni E.).