Artisti, artigiani, architetti, produttori

Pesaro (PU) , 1875/10/04 - Monza (MB) , 1925/05/13
ceramista

Nacque in Pesaro da Romolo ingegnere-architetto (volontario nelle Guerre dell'Indipendenza) e da Teresina Giuliani. In prima Tecnica per aver lanciato un calamaio contro un professore fu espulso da tutte le scuole del Regno. Frequentò per qualche tempo la locale Scuola d'Arte e Mestieri sotto il prof. Luciano Castaldini.
Entrò giovanetto nella rinomata Fabbrica di Vincenzo Molaroni, dove primeggiavano i fratelli Telesforo ed Elisea Bertozzini e Romolo Bezzicheri. Fu fervente socialista e per le sue idealità soffrì il carcere, l'ammonizione e la sorveglianza speciale.
Verso il 1908 uscì dalla Molaroni e mise su una fornacetta nella sua abitazione sita in Via Castelfidardo n. 7.
Nel 1914 impiantò una fabbrica in società con Aristodemo Mancini a Pesaro in viale Trento. I primissimi pezzi sono macati SDAC (Studio d'Arte Ceramica), Ferriccio Mengaroni e A.M., Pesaro, e, al centro di tutto un grifone rapante. In seguito la ceramica è segnata con Ferruccio Mengaroni e AM; a volte soltanto F.M.&C.. Nel 1920 la società assume il titolo di "Maiolica Artistica Pesarese" e, di conseguenza cambia la marca con la sigla "M.A.P."; per i manufatti più importanti alle lettere è aggiunto il grifone.
Fabio Tombari nella rivista "Faenza" del 1975, descrive così la tagica morte del ceramista: "...Il 13 inaggio 1925, uno dei carri furgoni della Gondrand strideva sulla ghiaia del viale che conduce alla Villa Reale di Monza. Giornata stupenda. Ferruccio Mengaroni era lì sulla soglia, ad aspettarlo. Pallido e felice, era il suo momento, la sua grande ora. Si andava allestendo la II Biennale Internazionale d'Arte Decorativa e stava arrivando il suo capolavoro, il tondo maiolicato più grande che si conosca, e fra le opere a gran fuoco, la più superba. Tutti pronti alla manovra di scarico, facchini, impiegati, decoratori. La cassa, il cassone a forma circolare, pesava più di 12 quintali; e dal carro alla rampa era occorsa una passerella di travi, Ad un tratto una di queste cedette. L'enorme mole dell'arca sbandò: tutti, sgomenti, si ritrassero; lui solo, vano e sublime, si precipitò a parare, a salvare la sua creatura. Questa, implacabile, s'abbatté schiacciandolo contro la balaustra. Era la Medusa. Agli astanti terrorizzati accorsi in suo aiuto per cavarlo, sottrarlo, liberarlo dalIastretta, - Lasciatemi stare - disse. Spirò così..."
La manifattura Mengaroni continuerà ininterrottamente la produzione fino al 1950 (la marca non viene modificata, M.A.P.) con le direttive economiche di Elettro Mancini ed in seguito del figlio Aristodemo. Dal 1950 i nuovi gestori sono Tonino Imperatori e i suoi compagni di lavoro, che opererà fino al 1958 marcando i suoi pezzi con "M.A.P. Pesaro e asterisco".

Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione, propri e di terze parti.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookie.