Artisti, artigiani, architetti, produttori

1873/12/02 - Firenze (FI) , 1956/08/23
ceramista/ pittore/ scenografo/ decoratore

Nasce a Firenze il 2 Dicembre del 1873 da Elio Chini e Aristea Bastiani.
Nel 1888 conosce il pittore Giulio Bargellini che lavora con Augusto Burchi, quest'ultimo gli affiderà, poco dopo, l'incarico di eseguire alcune decorazioni nel palazzo Budini-Gattai di Firenze.
Nel 1893 aderisce al gruppo di Nino Costa fautore di un ritorno alla tradizione italiana nella pittura.
Frequenta la Scuola Libera di Nudo all'Accademia di Belle Arti di Firenze e diviene socio del Circolo degli Artisti e amico di Telemaco Signorini, Plinio Nomellini, Lodovico Tommasi, Salvino Tofanari, Libero Andreotti, Enrico Sacchetti, Sem Benelli e Giovanni Papini.
Nel 1896 inizia la sua collaborazione con la rivista Fiammetta per la quale ideerà alcune illustrazioni di gusto preraffaellita.
Nello stesso anno fonda la manifattura Arte della Ceramica assieme a Vittorio Giunti, Giovanni Vannuzzi e Giovanni Montelatici, a Firenze in via Arnolfo. A questi soci dopo poco tempo si unisce anche il cugino Chino Chini.
Nel 1898 i prodotti dell'Arte della Ceramica vengono presentati all'Esposizione Internazionale d'Arte di Torino dove ottengono la medaglia d'oro. Il successo di questa giovane manifattura di cui Galileo Chini è il direttore artistico, si ripete anche nelle successive esposizioni tra cui quella di Parigi del 1900.
Nel 1901 partecipa alla Biennale veneziana presentando il dipinto La quiete. La manifattura intanto si trasferisce in una sede più ampia situata nella località Fontebuoni.
Nel 1902 partecipa con le ceramiche della manifattura all'Esposizione di Arti Decorative di Torino, ottenendo il diploma d'onore e due gran premi.
Nel 1904 abbandona la manifattura per divergenze con la direzione. In questo stesso anno esegue la decorazione del Palazzo della Cassa di Risparmio di Pistoia, dell'Hotel La Pace di Montecatini e affresca internamente una parte della villa Targioni a Calenzano.
Nel 1906 fonda a Borgo San Lorenzo, assieme al cugino Chino Chini, la manifattura Fornaci San Lorenzo, per la produzione di ceramiche e di vetrate; esegue le decorazioni della Cassa di Risparmio di Arezzo e all'Esposizione del Sempione a Milano esegue tre pannelli per la ricostruzione della sezione italiana distrutta da un incendio.
All'Esposizione internazionale di Bruxelles del 1910 decora il padiglione italiano.
Nel 1911 parte per Bangkok su invito del sovrano thailandese per decorare la Sala del Trono dell'omonimo palazzo.
Nel 1914 ottiene la cattedra di decorazione all'Accademia di Belle Arti di Firenze.
Nel 1917 pubblica il manifesto Rinnovando Rinnoviamoci assieme a Cifariello, Grubicy, Casorati, De Carolis, Michetti, Morbelli, Sartorio e Soffici. Con tale documento proponeva l'abolizione delle Accademie e auspicava la fondazione di scuole artistiche industriali.
Nel 1921 esegue le decorazioni della villa Scalini a Carbonate sul lago di Como e nel 1923 esegue le scenografie per la Turandot di Giacomo Puccini.
Dalla fine degli anni Venti si dedica sempre più alla pittura da cavalletto continuando ad esporre alle Biennali veneziane fino al 1936. Nonostante la progressiva cecità continua a dipingere fino agli inizi degli anni Cinquanta.
23 agosto 1956: muore a Firenze nella sua casa di via del Ghirlandaio, all'età di 83 anni.

Galileo Chini: la luce della ceramica, (a cura di) Francesca Cagianelli e Dario Matteoni, Rimini, NFC, 2012.

Galileo Chini: dipinti, decorazione, ceramica, teatro, illustrazione, (a cura di) Fabio Benzi, Mariastella Margozzi, Milano, Electa, 2006.

Galileo Chini, pittore e decoratore, (a cura di) Piero Pacini, Soncino, Edizioni dei Soncino, 2002.

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