Reggio Emilia

Collezione Maramotti - Max Mara

Orari e Tariffe
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Accessibile
Servizi
Tipologia Collezioni
Via Fratelli Cervi 66
Reggio Emilia (RE)
Tel: 0522 382 484
Arte
Arte oggettuale
Arte astratta
Arte concettuale
Arte figurativa
Risale a più di trent'anni fa il proposito di Achille Maramotti di costituire una raccolta d'arte contemporanea che diventasse poi un luogo esemplare di fruizione estetica e intellettuale, aperto a un pubblico di conoscitori e interessati. La collezione doveva essenzialmente rappresentare, nelle sue intenzioni, uno specchio del movimento delle idee artistiche più avanzate del proprio tempo.
Fino al 2000, un certo numero di opere acquistate venivano esposte per lunghi periodi negli spazi di passaggio dello stabilimento Max Mara in via Fratelli Cervi a Reggio Emilia: l'intento era quello di promuovere una quotidiana, stimolante convivenza fra creatività artistica e disegno industriale. Non è perciò un caso che questo edificio, una volta dedicato alla creazione di “collezioni” di moda, sia ora divenuto la sede permanente di una collezione d'arte. La continua esplorazione dei linguaggi diversamente espressivi e in costante evoluzione della moda e dell'arte era stata la passione centrale di Achille Maramotti. In via Fratelli Cervi 66 era originariamente situato lo stabilimento della casa di moda Max Mara, che aveva iniziato la sua attività nel 1951. L'edificio, commissionato nel 1957, fu progettato dagli architetti Pastorini e Salvarani e venne poi due volte ampliato dalla Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia nei successivi dieci anni. Si trattava di un disegno radicalmente innovativo per la sua epoca, incentrato com'era sul pieno sfruttamento di una ventilazione e di un'illuminazione naturali, con una collocazione degli elementi di servizio all'esterno del corpo centrale, allo scopo di creare uno spazio al piano terra totalmente versatile.
Nel 2003 l'azienda, nel frattempo fortemente ampliatasi, si trasferì in una nuova sede generale, edificata alla periferia di Reggio Emilia, e gli spazi dell'edificio originale vennero allora destinati a ospitare la collezione d'arte contemporanea del fondatore di Max Mara, Achille Maramotti.
Per la conversione della struttura in spazio espositivo è stato scelto un approccio trasparente e rispettoso, conservando la cruda essenzialità della costruzione e conformandosi alla logica del progetto originale che la concepiva come struttura adattabile a diversi scopi e capace di trasformarsi secondo mutevoli necessità.
Tre sono i nuovi e salienti interventi che connotano tale conversione. Un primo intervento chiave modifica la percezione dell'edificio nel suo contesto, attraverso sia un nuovo orientamento del suo ingresso principale che un ripensamento del suo aspetto fondamentalmente industriale, evidenziato dall'architettura e dall'entrata principale: è stato realizzato un nuovo taglio, parallelo a via Fratelli Cervi, creando ampie entrate sulle facciate est e ovest che accompagnano il visitatore al centro della nuova galleria. Un elemento collocato lungo una parete di quattordici metri costituisce il punto cardine del pianterreno e attorno a esso sono disposte tutte le altre attività del piano: reception, sale espositive temporanee, biblioteca e ufficio.
I primi due piani dell'edificio sono dedicati alla collezione permanente. Le gallerie sono ampiamente illuminate a giorno dalla vetrata perimetrica originale, coi gradi di esposizione solare e i livelli luminosi controllati dalla tettoia solare esterna installata negli anni Settanta e ora ristrutturata.
Il contesto paesaggistico è stato progettato secondo gli stessi principi della conversione dell'edificio, utilizzando cioè specie vegetali e soluzioni ornamentali tipiche della zona, allo scopo di rafforzare l'idea di una ricolonizzazione del luogo come paesaggio post-industriale. La Collezione comprende diverse centinaia di opere realizzate dal 1945 a oggi, di cui oltre duecento in esposizione permanente, che rappresentano in profondità alcune delle principali tendenze artistiche italiane e internazionali degli ultimi cinquant'anni.
La collezione è fondamentalmente costituita da dipinti, ma vi figurano anche sculture e installazioni. Gli artisti vi sono presentati con opere significative della loro irruzione iniziale sulla scena artistica, quando cioè il loro lavoro introduceva elementi di sostanziale novità nella ricerca contemporanea.
La Collezione inizia con alcuni importanti quadri europei, indicativi delle tendenze espressioniste e astratte degli ultimi anni Quaranta-primi anni Cinquanta definite come movimento informale e un gruppo di opere italiane protoconcettuali (Fontana, Burri, Fautrier, Manzoni). A seguire consistenti nuclei di dipinti della cosiddetta Pop romana (Angeli, Festa, Schifano, Tacchi), dell'Arte Povera nella sua duplice articolazione romana e torinese (Kounellis, Boetti, Merz, Penone, Pistoletto, Zorio, Anselmo) e dell'Arte Concettuale. A queste opere succedono dipinti fondamentali della Transavanguardia (Cucchi, Chia, Clemente, De Maria, Paladino), significativi esempi del neo-espressionismo tedesco (Kiefer, Baselitz, Polke, A.R. Penck) e americano (Basquiat, Schnabel, Salle). Fa loro seguito un gruppo di opere della New Geometry americana degli anni Ottanta-Novanta (Halley, Scully, Taaffe, Burton, Bleckner) e le più recenti sperimentazioni americane e inglesi (Ritchie, Gallagher, Barry X Ball, Sachs, Essenhigh, Craig-Martin, Maloney).
Alle opere del XXI secolo, che per la maggior parte non sono state incluse nell'esposizione permanente, verranno dedicate mostre tematiche negli spazi del piano terra. La Collezione costituisce dunque essa stessa un “work in progress”, poiché intende nel suo futuro continuare ad accogliere e testimoniare i nuovi percorsi che l'arte d'oggi va esprimendo nella sua evoluzione. Le opere dell'esposizione permanente si susseguono in quarantatre sale, distribuite sui due piani dell'edificio con un criterio flessibile basato, di volta in volta, sulla successione cronologica delle opere, sulla loro omogeneità all'interno delle varie tendenze artistiche e sulle specificità nazionali degli artisti, consentendo in tal modo un molteplice livello di lettura dell'arte dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il primo piano ospita dipinti e sculture italiani ed europei dalla fine degli anni Quaranta alla fine degli anni Ottanta; il secondo piano propone opere americane ed europee dagli inizi degli anni Ottanta alla fine degli anni Novanta.
In ciascuno dei due piani uno spazio aperto accoglie installazioni e sculture dagli anni Settanta a oggi. Due opere occupano un posto particolare: l'installazione Caspar David Friedrich di Claudio Parmiggiani, allestita nel cavedio che si sviluppa tra i due piani del corpo di fabbrica, e l'audio installazione di Vito Acconci Due o tre strutture che s' aggancino a una stanza per sostenere un boomerang politico, per la cui presentazione è stato integralmente ricostruito lo spazio che l'aveva originariamente ospitata nel 1978. La nascita e lo sviluppo della Collezione sono stati accompagnati dalla costante ricerca e acquisizione di cataloghi, monografie, riviste, pubblicazioni, libri d'artista e documenti riguardanti gli artisti di cui venivano acquistate le opere. Tutto questo materiale è raccolto nella biblioteca posta al piano terra, unitamente alle fotografie, ai carteggi e alla documentazione concernente le opere che costituiranno propriamente l'archivio della Collezione.
Dal 2005 è stato anche istituito un concorso (Max Mara Art Prize for Women), a testimonianza dell’attività della casa di moda e delle sue intrinseche relazioni con il mondo dell’arte. La prima edizione è stata presentata sia al British Pavillion, sia alla cinquantunesima Biennale d’Arte di Venezia: all’unanimità il premio è stato assegnato alla videoartista americana Margaret Salmon per l’opera intitolata Ninna Nanna; nell’edizione 2007 le finaliste sono state Yasmeen Al Awadi, Melanie Jackson, Georgie Hopton, Lisa Peache, mentre la vincitrice è stata l’artista concettuale Hannah Rickards. La terza edizione del premio (2009-2011) è stata invece vinta da Andrea Buttner con "The Poverty of Riches", progetto esposto alla Maramotti tra 2011 e 2012.
Negli spazi espositivi della Collezione Maramotti, si sono tenute numerose mostre, tra le quali: "Gianni Caravaggio. Scenario" a cavallo tra 2008 e 2009; "Transitions. La pittura alla fine dell'arte 2001 - 2008" e "Amaranth" nel 2009; "Gert & Uwe Tobias" tra 2009 e 2010, "Margherita Manzelli. Due" e "Malick Sidibé. La vie en rose" nel 2010, "A Sad Bit of Fruit, Pickled in the Vinegar of Grief" e "Vedute" tra 2010 e 2011, seguite da "Thomas Scheibitz. Il fiume e le sue fonti", "Green White Red. A Perfume of Italy into the Collection of Frac Aquitaine", "Arte essenziale" e "Fiamma pilota le ombre seguono" (2011-2012). Inoltre nel 2011, in seguito all’esposizione di "Mortar and Pestle" di Tony Cragg come opera - emblema per l’edizione 2011 di "festivalfilosofia" sul tema della Natura, in occasione della Giornata del Contemporaneo è stato organizzato un percorso guidato della raccolta permanente fra opere di artisti che si sono confrontati con il tema della natura nelle sue molteplici declinazioni. Gli spazi della Collezione Maramotti hanno anche ospitato, in occasione del "festival Aperto 2011" dedicato alla contemporaneità, una site specific dance performance dell'artista coreografo Shen Wei, dal titolo "Re-Turn. Artistic Vision of Shen Wei". Nel 2019 uno speciale progetto di riallestimento ha porta gli spazi della Collezione Maramotti a cambiare per la prima volta aspetto: al posto della permanente, sono esposti i progetti che hanno scandito dieci anni della storia della Collezione. Si chiama rehang Maramotti il grande piano di riallestimento che vede rimpiazzare la precedente conformazione con alcuni dei progetti presentati durante i dieci anni di quella che si può definire “attività museale” e che presenta un parziale aggiornamento del percorso di visita, per valorizzare l’attività portata avanti nel corso di oltre undici anni, principalmente attraverso progetti commissionati direttamente ad artisti giovani e mid-career come di Enoc Perez, Gert & Uwe Tobias, Jacob Kassay, Krištof Kintera, Jules de Balincourt, Alessandro Pessoli, Evgeny Antufiev, Thomas Scheibitz, Chantal Joffe, Alessandra Ariatti, Claudio Parmiggiani, Enzo Cucchi o Vito Acconci. Questo allestimento attiva le connessioni esistenti tra i vari archivi della Collezione (opere, libri, documenti) – vitali e in costante crescita – e tra questi e le opere esposte nella permanente.


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