Museo Internazionale e Biblioteca della Musica
Strada Maggiore, 34
Bologna (BO)
ambito europeo
ghironda

legno di frutto,
legno di pero,
legno di prugno,
legno di acero,
legno di tiglio,
legno di ebano,
legno di noce,
ferro,
cuoio
mm
Lu. totale 638//lu. della cassa 499//distanza tra il listello frontale del cavigliere e la ruota 354//il ponticello delle corde tastabili 387//distanza tra il capotasto nella cassa dei tasti e la ruota 318// ponticello delle corde tastabili (quindi la lu.,
la. della cassa all'estremità superiore 110//,
all'angolo tra le parti superiore e centrale 125 (a 130 dall'estremità superiore della cassa)//la. massima della parte centrale della cassa 192 (a 180 dall'estremità superiore)//la. della cassa alla sciancratura tra le parti centrale e inferiore 147 (a 22
sec. XVIII (1700 - 1799)
n. 1853
Questa ghironda è uno strumento per la musica popolare, probabilmente da mendicante. La cassa ha una sagoma composta di tre parti; andando dal cavigliere alla manovella, s'incontrano prima una parte superiore con "fasce" diritte, parte la cui larghezza aumenta leggermente dal cavigliere in giù; una parte centrale e una parte inferiore. Le ultime due parti hanno da entrambi i lati una curvatura verso l'esterno. Tra di esse c'è una sciancratura, di modo che le parti centrale e inferiore formano un 8.
Il "fondo" e le "fasce" della cassa, insieme col cavigliere, sono ricavati da un unico pezzo di legno d'albero da frutta. Nel fondo c'è una parvenza di rosetta: ci sono perforazioni in forma di stella. Le "fasce" sono tagliate in modo da lasciare tre listelli paralleli alla tavola e al fondo. La tavola di acero è bombata solo trasversalmente. Nella parte inferiore della tavola, dal lato della tromba, c'è un foro in forma di rene per immettere monete.
Il cavigliere è scavato, come s'è già detto, dallo stesso ceppo di legno d'albero da frutta del "fondo" e delle "fasce" della cassa. Il cavigliere è scavato sì che sono rimaste due pareti laterali e, di sopra, la paletta per i piroli; il cavigliere è quindi aperto di sotto. Dalla parte della cassa il cavigliere è chiuso con un listello frontale di acero. In origine c'erano sei piroli anteriori. Adesso lo strumento è provvisto di solo cinque piroli di fattura diversa.
Sulla tavola si trova la cassa dei tasti con pareti laterali di acero e con un coperchio bombato nel senso trasversale di tiglio. Il coperchio è attaccato alla cassa dei tasti con una cerniera di cuoio dal lato della tromba. Nella cassa c'è un capotasto di tiglio, su cui posano le corde tastabili; il capo- tasto è fermato da un blocco dello stesso legno tra il listello frontale del cavigliere e il capotasto, blocco fissato alle pareti della cassa dei tasti con cavicchi di legno d'albero da frutta; nella cassa ci sono poi i tasti e un listello che chiude la cassa dal lato della ruota, listello di legno d'albero da frutta. I dodici tasti hanno leve e frontalini di pero; ciascuno dei tasti ha tre tangenti dello stesso legno che tastano le tre corde tastabili. I tasti sono disposti diatonicamente.
Le tre corde tastabili passano attraverso tre perforazioni nel listello frontale del cavigliere, posano sul capotasto nella cassa dei tasti, passano poi sulla ruota e sul ponticello e sono attaccate a una cordiera di pero, quest'ultima con una sagoma curvata e con tre fori per le corde tastabili. La cordiera è attaccata con un filo di ferro nel blocco inferiore. Il ponticello ha una parte inferiore di pero, una superiore di acero e una cresta di ebano.
Due bordoni si trovano sul lato della cassa coi frontalini dei tasti. Queste corde passano attraverso due perforazioni nel listello frontale del cavigliere, sopra un ponticello di pero con due tagli, e attraverso perforazioni nella tavola e nelle "fasce", dove sono annodate. Sulla tavola c'è un listello di prugno per agganciare i bordoni, quando non devono essere toccati dalla ruota, quindi quando non devono suonare.
Un terzo bordone si trova sul lato opposto della cassa dei tasti. Questo passa attraverso una perforazione nel listello frontale del cavigliere. Sulla tavola c'è un listello di prugno, posto in senso longitudinale. In questo è immesso un ponticello di pero con una tacca, che dovrebbe essere staccato dalla tavola, ma che in questo caso vi è incollato. Se questo ponticello fosse staccato dalla tavola, la corda potrebbe funzionare da tromba. Infatti, nella cordiera c'è un foro per un pirolo, a cui dovrebbe essere attaccata una corda, con cui sarebbe possibile regolare la distanza tra la punta del ponticello della tromba e la tavola. Dato che questo pirolo ora manca, e che, come s'è già detto, il ponticello è incollato alla tavola, non è possibile nello stato attuale dello strumento far funzionare questo bordone come tromba. Ciò nondimeno in questa sede chiamiamo questo bordone "tromba".
Le tre corde tastabili e i tre bordoni posano su una ruota di pero, da azionare con un asse e una manovella di ferro, quest'ultima con un pomo di noce.

Le cetre in senso generico sono cordofoni semplici. Le altre categorie dei cordofoni sono tutte in qualche maniera composite. Una di queste categorie è formata dai liuti in senso generico, i quali, oltre la cassa, hanno per lo meno un manico. Le corde si trovano a breve distanza dalla cassa e dal manico e corrono parallele a questi. Strumenti appartenenti a questa categoria sono ad esempio il violino, la chitarra, il mandolino napoletano.
Sul manico le corde possono essere raccorciate anche senza una tastiera speciale, ma in tal caso è difficile raccorciarle oltre il manico sulla tavola armonica della cassa. In certi casi le corde vengono raccorciate anche oltre il manico, sulla tavola armonica della cassa. In questi casi è sovrapposta al manico una tastiera che si estende sopra la tavola della cassa. Si pensi alle chitarre e ai mandolini dal secolo XIX in poi, alle cetere, e a quasi tutti gli strumenti ad archetto (le pochettes, le lire da braccio e da gamba, le viole da gamba, le viole d'amore e le viole da braccio, tra cui è noto soprattutto il violino). Un caso intermedio è da registrare ad esempio in molti liuti anche senza tastiera speciale. Tali strumenti possono avere alcuni tasti fissi (si veda sotto) oltre il manico sulla tavola armonica.
Dove devono essere raccorciate le corde sul manico o sulla tastiera per ottenere determinate note? In certi casi non c'è sul manico o sulla tastiera alcuna indicazione di dove raccorciare, ed è la pratica del suonatore che gli fa mettere le dita nelle posizioni giuste. Tali casi sono ad esempio la viola d'amore e il violino. In altri casi le posizioni in cui le corde devono essere raccorciate per la produzione di determinate note sono indicati sul manico o sulla tastiera per mezzo di tasti. Questi possono essere di minugia e in tal caso legati attorno al manico o alla tastiera. Allora si chiamano legacci, che incontriamo ad esempio nei liuti, nella maggior parte dei mandolini del vecchio tipo, nelle chitarre prima della seconda metà del secolo XVIII, nelle lire da gamba, nelle viole da gamba. I tasti possono anche essere d'un materiale poco elastico (metallo, legno, avorio), e allora essere inseriti nel manico o nella tastiera, come nelle chitarre più recenti, nelle chitarre battenti, nei mandolini napoletani, nelle cetere.
La tastiera è un elemento che s'incontra anche nelle cetre in senso generico (monocordi, cetre in senso specifico), ma in tali casi si tratta sempre dell'adozione d'un elemento di per sé tipico per i liuti in senso generico.
Sino al tardo Medioevo non è sempre possibile distinguere nettamente tra strumenti a corde pizzicate, e strumenti a corde strofinate. A partire dal secolo XVI si sviluppano tipi specifici nel quadro delle due categorie. Pertanto facciamo qui la distinzione netta tra:
1. liuti in senso generico a corde pizzicate;
2. liuti in senso generico a corde strofinate.
Nel gruppo dei liuti in senso generico si sono sviluppati vari tipi di cordofoni fatti suonare con lo strofinamento. Ci sono due mezzi per generare una vibrazione e quindi un suono per mezzo dello strofinamento. Il primo metodo consiste nel fregare le corde con una treccia di peli, generalmente crini di cavallo, a cui viene applicata una resina, usualmente la colofonia. Con poche eccezioni i crini di cavallo sono tesi in un archetto. Il secondo metodo consiste nel fregare le corde con una ruota, a cui viene applicata pure una resina, anche qui usualmente la colofonia.
Una maniera per strofinare le corde che differisce da quella che usa un archetto è realizzata nella ghironda. In questo strumento le corde, attaccate da un lato a piroli in un cavigliere, e dall'altro all'estremità inferiore della cassa - generalmente mediante una cordiera -, passano sopra una ruota di legno. La ruota è fatta girare mediante una manovella all'estremità inferiore della cassa ed essendo coperta di resina (generalmente colofonia) fa suonare le corde che ci passano sopra. Le corde, per evitare che si sciupino o si rompano, sono coperte di ovatta dove posano sulla ruota.
Per quanto c'è noto, la ghironda già all'inizio della sua esistenza aveva, oltre ad almeno una corda tastabile, una o due corde che emettevano una o due note continue (bordoni) insieme con la melodia. Le corde tastabili della ghironda possono essere tastate, dunque raccorciate, non con le dita, come nella maggior parte degli strumenti ad arco, ma con tasti. Verso l'estremità superiore della cassa, c'è la cassa dei tasti. Questi ultimi sono guidati dalle due pareti laterali della cassa dei tasti e hanno una, due o tre tangenti ciascuno. il numero delle tangenti corrisponde a quelle delle corde tastabili. Quando un tasto deve raccorciare la lunghezza vibrante della corda tastabile (delle corde tastabili), il suonatore preme il frontalino del tasto in questione, la leva del tasto entra per una certa lunghezza nella cassa dei tasti, e la tangente preme contro la corda tastabile (le tangenti premono contro le corde tastabili). Dopo, il tasto ricade nella posizione di partenza mediante il proprio peso. Quindi, la ghironda possiede elementi che non s'incontrano nella maggior parte degli strumenti ad arco: la ruota con la manovella, e la cassa coi tasti e con le tangenti. Inoltre, il principio dei bordoni, abbandonati negli strumenti ad arco con la sparizione delle lire (da braccio e da gamba) è mantenuto nella ghironda.
Le prime raffigurazioni di ghironde risalgono al secolo XII e si trovano in Spagna e in Francia. Si tratta di strumenti lunghi tra 1,5 e 2 m., posati in grembo a due suonatori, di cui uno fa girare la manovella e l'altro fa azionare i tasti. Lo strumento si chiama organistrum, aveva una corda tastabile e due bordoni, questi ultimi pure passanti attraverso la cassa dei tasti, e otto tasti. Veniva usato nei monasteri e nelle scuole dipendenti da questi per insegnare il canto e dare l'intonazione giusta ai cantori. Un trattato Quomodo organistrum construatur risale al secolo XIII.
Nel corso del '200 la ghironda si diffuse anche nel resto dell'Europa occidentale e centrale, vennero poi introdotte ghironde più piccole usate per accompagnare la monodia secolare del Medioevo, e usate anche in complessi di strumenti soprattutto a corda, in primo luogo di strumenti pizzicati. Già nel secolo XV, con lo sviluppo della musica polifonica, ci fu sempre meno posto per gli strumenti a bordone. Questi ultimi o vennero abbandonati, il che si può constatare ad esempio nel caso della viola medievale che fu suonato sempre di più senza bordoni (gli ultimi discendenti con bordoni furono, come s'è già detto, la lira da braccio e quella da gamba, che sparirono intorno al 1650), oppure mantennero il bordone, ma decaddero socialmente e divennero strumenti da contadini nel caso più favorevole, o altrimenti da mendicanti. Questa discesa sociale è da constatare nei casi della cornamusa e della ghironda. Nei trattati dal '400 al '600 la ghironda non è menzionata, oppure menzionata con una connotazione negativa. La ghironda nei secoli XIII-XVII aveva generalmente una cassa con una sagoma come quella della viola medievale. Il numero delle corde tastabili e dei bordoni poteva variare. Nella maggior parte dei casi i bordoni passavano attraverso la cassa dei tasti. Questi ultimi erano disposti sì che ne risultasse una scala diatonica.
All'inizio del secolo XVIII, seguendo la moda pastorale, soprattutto in Francia, la ghironda fu adottata - insieme alla cornamusa e al salterio - dall'aristocrazia per figurare nelle fêtes champêtres. In questa epoca la costruzione della ghironda divenne più raffinata, e le possibilità musicali furono ampliate. La cassa di tali ghironde ha sempre la forma di liuto o di chitarra; in alcuni casi le casse di liuti o chitarre erano usate per farne ghironde. I materiali usati erano anche più nobili; così, ad esempio i tasti diatonici erano spesso fatti di ebano, e quelli cromatici di avorio.
Il numero dei tasti fu esteso: essi furono disposti in modo che ne risultasse una scala cromatica con un ambito di due ottave (Sol3 - Sol5 senza Fadiesis5,). Fu ampliato e variato anche il numero delle corde. C'erano sempre due corde tastabili passanti attraverso la cassa dei tasti. Inoltre c'erano quattro bordoni, sempre disposti fuori della cassa dei tasti. Da un lato di quest'ultima (da quello dei frontalini dei tasti) c'erano il gros bourdon (su Sol1) e il petit bourdon (su Do2), dall'altro lato c'erano la mouche (su Sol2) e la trompette (su Do3 o Re3). Con tale disposizione era possibile suonare in due tonalità, in Sol maggiore o Do maggiore. Per Sol maggiore funzionavano da bordoni Sol1 (gros bourdon), Sol2 (mouche) e Re3 (trompette); per tale risultato era necessario togliere il petit bourdon che era agganciato a un pirolo messo sulla tavola appositamente con tale scopo, poi accordare la tromba a Re3. Per Do maggiore funzionavano da bordoni Do2 (petit bourdon), Sol2 (mouche) e Do3 (trompette); per arrivare a tale risultato era necessario togliere il gros bourdon che era agganciato al pirolo sulla tavola e così non passava sulla ruota, poi accordare la tromba a Do3.
Inoltre, fu assunto dalla tromba marina un ponticello asimmetrico in forma di scarpa per la tromba. il ponticello poggiava sul tacco, mentre la punta si trovava a breve distanza sopra la tavola; col vibrare della tromba la punta percuoteva la tavola, producendo così un timbro scricchiolante. L'adozione di tale elemento dalla tromba marina per il bordone più alto (accordato a Re3 o Do3) spiega il nome trompette dato a questo bordone. Fu persino introdotto per la tromba il guidon della tromba marina in forma d'un pirolo attraverso la cordiera; al pirolo è attaccata una corda disposta trasversalmente rispetto alla tromba, sicché la distanza tra la punta del ponticello e la tavola, e così la misura dello scricchiolio, poteva essere regolata.
Dopo il '700 la ghironda ricadde allo stato di strumento da musica popolare o addirittura da mendicanti. Soprattutto in Francia, però, lo strumento mantenne le possibilità aumentate durante il '700: casse in forma di liuto o chitarra, tasti disposti cromaticamente, bordoni fuori della cassa dei tasti, disposizione del bordone più alto come tromba. Fuori della Francia la ghironda continuava a essere costruita secondo i vecchi modelli, ma in parte adottando i cambiamenti fatti in Francia nel '700. Così, la ghironda di questa collezione esaminata nella presente scheda ha ancora una cassa in forma di viola medievale, tre corde tastabili e tasti disposti diatonica mente. D'altro canto, i bordoni, che sono solo tre, si trovano fuori della cassa dei tasti, e uno dei bordoni in origine può aver avuto la disposizione della tromba (trompette).