Palagi Pelagio
1775/ 1860
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 56 (la) 39.5 (a)
sec. XIX (1807 - 1807)
n. 154
Forma rettangolare, leggibilità orizzontale. Bozzetto.

Come giustamente ha notato C. Poppi l'interesse di Palagi per il paesaggio, confermato anche da documenti epistolari, può attribuirsi, oltre che a ragioni di studio, anche ad un'eventuale necessità dell'artista di "garantirsi il mantenimento a Roma [...] grazie ad una piccola committenza desiderosa di opere non particolarmente costose, ma di moda, come potevano essere vedute di luoghi classici ispirati da Roma e dalla sua campagna." (Cfr. C. Poppi, 1996, p. 138)
D'altronde, in quanto pittore di figura, Palagi dedicava allo studio del paesaggio un interesse finalizzato alla buona realizzazione di sfondi e all'esercizio di un'attività privata. Ciò non toglie alla realizzazione di questo dipinto e degli altri due paesaggi "Chiostro di belle colline lago e tempietto greco" e "Veduta delle mura aureliane con la piramide di Caio Cestio", un buon livello qualitativo sia sul piano della tecnica pittorica che della visione poetica e sentimentale.