Museo della Città
Via L. Tonini, 1 (Domus del Chirurgo - piazza Ferrari)
Rimini (RN)
ambito riminese
rilievo

pietra/ scultura
cm. 81 (la) 123 (a)
secc. XVI/ XVII (1580 - 1620)
n. 35 PS
Stemma in pietra scolpita del Cardinale Michelangelo Tonti di Rimini.

Tra i personaggi favoriti da Paolo V, il più importante fu certamente Michelangelo Tonti, nato nei pressi di Rimini nel 1566. Si era addottorato all’Università di Bologna in diritto, distinguendosi sin da giovane per acume e capacità diplomatiche. Trasferitosi poi a Roma, entrò in contatto con Francesco Borghese, che lo introdusse presso i fratelli, Orazio e Camillo, di cui divenne intimo giungendo a curare gli interessi di famiglia. Quando nel 1605 Camillo divenne papa, la fortuna di Tonti fu assicurata: nel 1608 fu nominato arcivescovo di Nazareth (da cui il soprannome di «cardinal nazareno») e nello stesso anno Paolo V gli conferì la porpora cardinalizia. Come sottolinea il Rigazzi, Tonti «seppe fabricarsi la fortuna da sé stesso», ma la sua ascesa all’interno della carriera ecclesiastica, incredibilmente repentina e non giustificata da titoli nobiliari, divenne in breve oggetto di molte invidie all’interno della Curia, tant’è che nella capitale si diffuse la pasquinata «Paulo sedente, Tonto regnante».

La fortuna di Tonti era legata unicamente al favore concessogli dal Papa e dai Borghese ma le tensioni interne alla corte, le invidie e i mutamenti della fortuna ne decretarono il repentino crollo di fiducia: nel 1609 venne nominato vescovo di Cesena, ma nell’arco di due anni la sua carriera subì un tracollo evidente, segnalato da quasi tutte le fonti. E’ probabile che Tonti avesse incontrato un insormontabile ostacolo proprio nel cardinal nipote Scipione, un’avversità tale da costringere il cardinal nazareno al ritorno in Romagna nel 1612, per dedicarsi esclusivamente alla sua diocesi cesenate. L’opposizione dimostrata da Scipione è esemplata dall’episodio narrato da Clementini, in occasione del passaggio di Tonti per Rimini, la città natale, al suo ritorno verso Cesena nel 1612.
Scipione vietò ai riminesi di festeggiare il concittadino, divieto che fu puntualmente disatteso con celebrazioni importanti di cui si forniscono ampie descrizioni.
Alla morte di Paolo V, nel 1621, Tonti tornò a Roma per adempiere ai propri obblighi di cardinale e nominare il nuovo papa, ma morì poco dopo, nel 1622, lasciando buona parte dei suoi beni al Collegio Nazareno, da fondarsi per sua volontà a Roma al fine di curare l’educazione di giovani poveri tramite le scuole pie.
Il cardinalato di Tonti implicava grande prestigio sia per la sua famiglia sia per l’intera Rimini, che poteva godere della protezione di un personaggio tanto influente e introdotto, in grado di sostenerne le istanze e richieste in maniera autorevole e incisiva. I festeggiamenti seguiti alla nomina a cardinale di Tonti sono descritti da Clementini:
«Sentì la Città allegrezza indicibile di si felice promozione, e né riconobbe il messo [che aveva portato la notizia della nomina] di larghi doni e l’histesso fecero alcuni particolari Gentilhuomini, veri affezionati all’ingrandito Signore. I segni poi dell’allegrezza, che diedero col Publico, anco i privati, scopersero, che di straordinaria divozione è la nostra Patria verso le persone meritevoli, e che della essaltazione di Sua Signoria Illustrissima si riceveva giubilo particolare.
Però che subito notificata la nuova furono sonate tutte le Campane. Ma il giorno appresso il Magistrato, e gli altri Nobili della Città, passarono complimenti di congratulazione con la Sorella e col cognato. Si trasferirono poscia alla Cattedrale a render grazie à sua Divina Maestà di tale honore […]