Meldola (FC)
Lega Silvestro
1826/ 1895
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 75 (la) 100 (a)
sec. XIX (1850 - 1850)
n. 8
L'episodio è narrato attraverso un'impaginazione molto semplice ed essenziale: sullo sfondo di uno scorcio paesistico si stagliano, al centro, le figure dei due protagonisti. Il capo avvolto un un'aura luminosa, Cristo leva il braccio destro per offrire al tocco incredulo di Tommaso il costato ferito, i palmi delle mani in evidenza a mostrare i segni dei chiodi.

L'ospedale dei Poveri di Cristo di Modigliana ospitava fino a non molti anni fa una delle primissime opere realizzate da Silvestro Lega.
Pur essendo stato avviato dalla famiglia a studi filosofici presso i Padri Scolopi, Lega abbandonò la scuola nel 1843 per trasferirsi a Firenze e iscriversi all'Accademia di Belle Arti, dove seguì i corsi di Servolini, Gazzarini e Bezzuoli. Come ricorda lo stesso Lega in una lettera a Diego Martelli datata 2 maggio 1870 fu però l'ingresso nello studio di Luigi Mussini che "di punto in bianco mi svegliò la vera passione all'arte" (Vitali 1953, p. 126). Dopo aver frequentato fino al 1848 la scuola di Mussini e Stürler, l'artista passò "sotto il prof. Antonio Ciseri. Questo nuovo maestro m'inebriò talmente che volle per forza cominciassi un quadro. Lo feci. Il soggetto era l'incredulità di san Tommaso. Due mezze figure metà al vero, e forse più" (ibid.). Ancora lontana dalla futura adesione dell'artista alla pittura di macchia e dall'interesse per il paesaggio en plein air, L'incredulità di san Tommaso costituisce quindi, per stessa ammissione del pittore, una delle sue prime realizzazioni finite.
Avvolto in una veste bianca dal drappeggio composto, quasi scolpito, esso si ispira volutamente alla fisionomia e al gesto del Cristo che consegna le chiavi a Pietro dipinto da Ingres nel 1820 (Mountaban, Museo Ingres). Più caratterizzata l'espressione di san Tommaso, il cui incarnato bruno e le cui vesti nei più cupi toni del rosso e del verde fanno risaltare, per contrasto, l'area eterea del Cristo. Il soggetto religioso, i colori decisi e quasi smaltati, stesi in modo corposo, la composizione a simmetria centrale e la mera apposizione fra figure e paesaggio testimoniano l'attenzione e lo studio di Lega della pittura quattrocentesca toscana e umbra, in particolare di Perugino e del primo Raffaello. Trova qui piena espressione l'istruzione accademica dell'artista e, soprattutto, la cultura purista di matrice ingresiana filtrata dai due maestri che più influirono sulla sua formazione, Luigi Mussini e Antonio Ciseri. La tipologia del Cristo di Lega è infatti la stessa che ritroviamo nel Cristo che si congeda dalla madre prima di intraprendere la sua divina missione (Costalpino, collezione privata) dipinto da Ciseri nel 1855, e che lo stesso artista di Modigliana riutilizzerà nel David che placa col suono dell'arpa Saul travagliato dallo spirito malo del 1852 (Firenze, Accademia delle Arti del Disegno) e nel Sacro Cuore del 1859 (Tredozio, sede parrocchiale).
Fino all'esecuzione dell'ultimo restauro potevano leggersi sul retro della tela la firma e la data dell'opera ("S. Lega f. 1850"), iscrizione ora documentata sola da una fotografia. Nel 1850 Lega rientrò a Modigliana per il battesimo del figlio della sorella Eleonora, di cui era padrino, e fu probabilmente in quell'occasione che il dipinto fu donato o acquistato dalla famiglia Bagnara. Nel 1899 Gogi ne indicò la presenza "in casa del parroco d. Angelo Bagnara a Tossino" (Gogi 1899, p. 26), mentre nel 1916 il nipote Arturo Bagnara ne fece dono al Comune di Modigliana. L'opera rimase a lungo esposta nell'ufficio anagrafico del Comune, prima di passare in una saletta dell'Ospedale dei Poveri di Cristo della cittadina. Attualmente è esposto nella sala dedicata a Silvestro Lega all'interno della Pinacoteca Civica di Modigliana.