Palazzo Romagnoli - Collezioni del Novecento
Via Albicini, 12
Forlì (FC)
Olivucci Francesco
1899/ 1985
disegno

carta/ gessetto
cm. 55.5 (la) 76 (a)
sec. XX (1926 - 1926)
n. 2123
Ritratto di giovane donna con cappello di paglia e ventaglio bianco che le copre parzialmente il volto.

Francesco Olivucci (Forlì 1899-1985) frequentò l'Accademia di Belle Arti a Ravenna tra il 1914 e il 1919. Nel 1916 vinse un viaggio studio a Roma. Nel 1926 tenne la prima personale e nel 1933 ottenne l'incarico dalla Santa Sede per il ripristino delle pitture murali delle chiese danneggiate dal terremoto nelle Marche e in Basilicata. Nel 1935 affrescò la Cappella dell'Istituto Santarelli e nel 1939 il "Salone d'Onore" nel Palazzo del Governo di Forlì. Negli anni Cinquanta lavorò come muralista a Forlì per gli affreschi dell'ex Palazzo dell'INPS e per il restauro delle tempere nelle chiese del Carmine e della Madonna a via Ripa. L'artista è un protagonista del chiarismo novecentesco nella Romagna tra gli anni Trenta e Sessanta. Una felice trattazione della materia pittorica unita a significative invenzioni iconografiche caratterizzano il suo lavoro come negli affreschi per il Palazzo della Prefettura a Forlì, dove si evince una forza plastica e compositiva che rimane intatta negli altri lavori tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Nel disegno del pavimento l'impianto strutturale disegnato, è bagnato di un lago di luce che dall'interno della pittura risale in superficie. All'interno dell' enorme lavoro di ripristino architettonico delle chiese che necessitano di restauri, Olivucci realizzò ad Alfero la sua Opera Maestra. Dai bassorilievi ai pavimenti, dall'illuminazione alle decorazioni, tutto è stato progettato dall'artista forlivese. Il grande pavimento visualizza i temi della Via Crucis, della Passione di Gesù, attraverso figurazioni minimaliste in un mosaico a tessere di varie grandezze. I marmi policromi con cui l'artista costruisce le figure del Cristo tra Sole e Luna, i simboli dei quattro Evangelisti, sono materia di luce che invade l'intera superficie del pavimento, circa metri 10 x 18. Nei particolari dei chiodi, del mantello, della lancia e del gallo, del Golgota, rivivono reminiscenze quattrocentesche, in una rievocazione di "segni" della Passione tratti dal Beato Angelico.