Musei di San Domenico
Piazza Guido da Montefeltro, 12
Forlì (FC)
Palmezzano Marco
1455-1463/ 1539
dipinto

tavola/ pittura a tempera
cm. 119 (la) 166.7 (a)
altezza con cornice 171//larghezza con cornice 124
sec. XVI (1511 - 1512)
n. 41
In un porticato, aperto verso un panorama solare con un laghetto e alcune colline, con due colonne decorate da grottesche si svolge la scena dell'Annunciazione. Maria è seduta e dinnazi a lei è inginocchiato l'Arcangelo Gabriele che le parla e le porge il giglio.

Si tratta di un'opera dipinta per la Chiesa di Santa Maria dei Servi (detta anche di San Pellegrino) a Forlì. Probabilmente fu collocata fin dall'origine nel muro interno della facciata e nel 1612 fu trasferita sull'altare della sagrestia, dove la vide il Cavalcaselle. Nel seolo XIX (fra il 1863 e il 1874) passò nella Pinacoteca. Nel cartellino, posto nella parte inferiore della tela, sotto alla firma fu posta anche la data, ora pressoché scomparsa del tutto, che il Grigioni riuscì a ricostruire e a definire in 1511 e 1512. La critica che ha preso in esame il dipinto ha dato giudizi a volte contrastanti e di cui il Grigioni (1956) ha dato conto. Secondo Viroli (1980) è evidente lo scadimento del modello nel confronto con l'altra "Annunciata" e, soprattutto, la presenza di elementi compositi. Infatti, la lettura del dipinto è meno facile dal punto di vista filologico e critico. Elementi della cultura di Melozzo sono facilmente identificabili (per esempio i panneggi delle due figure) e sono di buona esecuzione. Viroli (1980) nota che "l'aura generale della composizione, raccolta in una calma serena, entro la solenne arcata del portico, di una armonica cadenza, è di innegabile matrice melozziana. Ma il paesaggio rivela influenze diverse, di sapore veneto, belliniano: si vedano gli alberelli a cespuglio, il monte scosceso sulla sinistra con i sottili tronchi stecchiti". Come rileva anche Viroli, a questa "Annunciazione" manca rispetto all'altra l'armonia generale di insieme. I colori sono comunque "accordati con estremo equilibrio e la calma maestà delle scena e delle due miti figure assorte si allarga nella chiarezza mattutina e, si direbbe, verginale dell'aria".