Museo Civico Luigi Varoli
Corso Sforza, 21 e 24
Cotignola (RA)
ambito italiano
porta

tavola/ pittura a olio
cm. 93 (la) 215 (a)
altezza pannello dipinto 71,5//larghezza pannello dipinto 25,5
sec. XIX (1850 - 1899)
n. CVPS 97
Porta a due battenti con riquadri dipinti. I primi due in alto raffigurano paesaggi con volto umano in primo piano, mentre i due in basso solo paesaggi.

Magnani affermava nel 1994 che si trattava della porta (che ha un suo corrispondente molto simile, cfr. scheda 00000083) di un palazzo cotignolese andato distrutto.
Luigi Varoli nacque a Cotignola il 23 settembre 1889 ed iniziò la sua carriera artistica all'età di dodici anni come ceramista. Dopo aver appreso a Lugo i primi elementi del disegno da Domenico Visani, nel 1914 si iscrisse all'Accademia di Ravenna dove continuò gli studi sotto la guida di Vittorio Guaccimanni. Conseguì il diploma all'Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1920 ed ottenne, due anni dopo, la licenza dei corsi superiori di pittura a Roma. Al soggiorno romano -secondo Raffaele De Grada- si deve fare risalire la sua maturità artistica; infatti qui riuscì ad abbracciare l'arte professionale, lo studio intransigente della massa e una forma descrittiva aliena dalle forme ambigue tra metafisica e realtà che cominciavano a prevalere in Italia. Tale maturazione emerge in maniera evidente dalla disamina dei suoi nudi.
Il suo eclettismo lo portò ad esporre ottenendo importanti riconoscimenti in varie mostre di rilevanza nazionale e al Salone degli Indipendenti di Parigi, ad avviare laboratori di ceramica in molte città romagnole, a fare parte, più volte, di giurie in concorsi nazionali e regionali e a dirigere per lungo tempo la rivista "E' Val". Nel 1931, a dimostrazione della sua poliedrica personalità artistica, si diplomò in contrabbasso presso la Regia Accademia Filarmonica di Bologna. Ciononostante, il ritorno da Roma e il legame indissolubile con la Romagna se da un lato ne preservarono la purezza dell'anima e ne fecero un animatore insostituibile della vita culturale e artistica della regione e della natia Cotignola in particolare, dall'altro impedirono alla sua arte di indubbia qualità di emergere pienamente a livello nazionale e internazionale.
Le sue qualità artistiche e la conoscenza profonda di numerose tecniche non possono essere disgiunte dalla sua passione per la didattica cui dedicò gran parte della sua vita: un maestro indimentacabile per centinaia di allievi, avviati con entusiasmo all'espressione creativa, al disegno, alla ceramica, alla musica e con i quali, infine, la relazione affettiva era spesso assai intensa e andava oltre il tradizionale rapporto allievo e maestro. Varoli infatti fondò e diresse la Scuola di Arti e Mestieri di Cotignola, oggi ancora attiva, e da qualche anno insegnava figura al Liceo Artistico di Ravenna quando lo colse la morte il 25 settembre 1958. In particolare, negli anni 1935-1955, la scuola, la casa e lo studio di Varoli a Cotignola costituirono un vero e proprio cenacolo frequentato dalle giovani promesse dell'arte romagnola del periodo: Ruffini, Folli, Giangrandi, Panighi, Magnani, Gordini, Ghinassi, Guerrini, i fratelli Liverani e numerosi altri artisti, rimasti tutti profondamente legati al Maestro. Animatore di eventi culturali e ludici come la tradizionale festa annuale della Segavecchia, Varoli si dedicò anche alla realizzazione di numerose opere in cartapesta e terracotta e carri allegorici.
Ha scritto di lui Raffaele De Grada: "la qualità essenziale del Varoli, ciò per cui egli si è elevato come aquila sopra il pollaio della pittura di provincia è la sua capacità di trarre sempre l'immagine tipica ed eccezionale, quella che la prima volta si scopre solo all'artista e che noi chiamiamo 'invenzione'. Per essa e con essa il mondo si accresce di un fatto nuovo, che prima non esisteva. Esisteva sì la Romagna, Cotignola, la sua gente, la memoria robusta degli Sforza e la presenza di una civiltà contadina, aggregata nel lavoro e dispersa nella bizzarria dei suoi cantastorie, narratori d'organetto, bevitori, sciancati e passatempi d'osterie. Ma dopo Varoli questa realtà la vediamo in modo diverso, essa ci giunge con l'annobilimento della pittura più piena e con l'estro delle sue "maschere" in una scultura che riprende tutte le fantasie delle correnti antiche dell'espressionismo realista a incominciare da quelle che vengono dal barocco".
Indipendente, generoso, istintivo e passionale, Luigi Varoli non si sottrasse neppure alla partecipazione alla vita civile negli anni del secondo conflitto mondiale e in quelli immediatamente successivi. Tale partecipazione analogamente alla sua arte si realizzò essenzialmente a Cotignola e nel ravennate, ma assunse e ricopre tuttora per efficacia e forza un valore inestimabile a livello nazionale. Insieme a Vittorio Zanzi, repubblicano e Commissario prefettizio della Repubblica Sociale, organizzò a rischio della propria vita negli anni 1943-45 una vera e propria rete di solidarietà e resistenza che ospitò e permise a numerose famiglie ebraiche di salvarsi. Insieme a Zanzi nel 2002 è stato insignito ad memoriam allo Yad Vashem di Gerusalemme del titolo di "Giusto fra le Nazioni" dallo Stato di Israele.
Il museo che porta oggi il suo nome e l'Assessorato alla Cultura del Comune di Cotignola sono ospitati presso i locali della sua scuola e della sua abitazione; la maggiorparte delle opere ivi conservate -disegni, dipinti, sculture di Varoli e allievi e arredi originali- sono state donate insieme agli edifici al Comune di Cotignola dalla vedova Anna.