Biblioteca Classense
via Baccarini, 3
Ravenna (RA)
Guaccimanni Vittorio
1859/ 1938
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 350 (la) 125 (a)
sec. XX (1900 - 1900)
n. 302097
Il quadro, donato da Vittorio Guaccimanni al Municipio di Ravenna, fu dapprima (1958) collocato nel Museo del Risorgimento in via San Vitale, quindi trasferito nella sede attuale.
L'artista descrive, con una pienezza d'informazione mai prima da lui raggiunta su questo tema, lo spettacolo di un combattimento di soldati a cavallo. Le figure sono viste in forte controluce. Alcuni cavalli appaiono lanciati in un galoppo sfrenato. L'intero gruppo sembra inghiottito dalla cupezza di un crepuscolo. Infatti, come per una sorta di allegoria organica e interiore, le figure non si muovono in direzione del sole, ma verso la penombra. In primo piano a sinistra ha risalto la figura di un tamburino morto. Le luci della scena languiscono, s'attenuano, si spengono qua e là, resta su tutto una sorta di penombra. Il paese grigiastro, disegnato in larghezza assai più che in altezza, si staglia contro un cielo a striature giallastre con nettezza di profili, senza attenuazioni, quasi senza atmosfera apprezzabile e senza distanza.
Nessuno potrebbe porre in dubbio la perizia tecnica, si dica pure artigianale, di questo maestro di provincia. Si dirà che la sua precisione nel delineare i personaggi del dipinto è fotografica, e che la sua ottima capacità disegnativa si rivolge più alle facoltà cognitive che a quelle sensitive del pubblico (di fatto Guaccimanni ricorse certamente al sussidio della fotografia come parte del processo creativo).
Nel 1900 a Parigi la tela venne premiata con medaglia di bronzo (cfr. Catalogo "Muratori" della Biblioteca Classense, ad vocem).
Di questo artista apprendiamo, sfogliando l'accurata benché succinta biografia che Nadia Ceroni gli ha recentemente dedicato (cfr. Ceroni 1988, pp. 9-11), che nacque a Ravenna il 10 marzo 1859 e che, come il fratello Alessandro, frequentò l'Accademia di Belle Arti della città natale. Fu allievo del Moradei a Firenze e più tardi a Ravenna, dove il maestro fiorentino era stato chiamato nel 1879 ad insegnare pittura presso la locale Accademia, annoverando fra i sui allievi quelli che poi furono i maggiori artisti ravennati dell'ultimo Ottocento. Si perfezionò successivamente a Roma per quattro anni. Fin da giovane seppe farsi notare per le sue doti di valente disegnatore, conseguendo vari premi, come attestano gli Atti dell'Accademia; volle poi dedicarsi all'esecuzione di ritratti e di scene con cavalli. La sua abbondante produzione lo vide impegnato nelle diverse tecniche: pittura a olio, all'acquarello, a pastello. A proposito della sua arte, i raffronti con i dipinti dei macchiaioli non sono mancati e basterà solo accennarvi. Fra i tanti che ne scrissero, il Càllari sostenne che Guaccimanni imita "... la maniera del Fattori, con verve e perizia" (cfr. Càllari 1909, p. 361). I suoi cavalli, le pattuglie in sosta, il "cavallo morente", rappresentati sempre con perizia disegnativa piacquero agli intenditori, fra i quali lo scrittore forlivese Antonio Beltramelli e il critico Ugo Oietti che, nel 1908, sul "Corriere della Sera", scrisse di lui: "Guaccimanni è un disegnatore di cavalli e soldati, che ormai, morto il Fattori, non ha l'eguale in Italia". Ma forse è nel giusto Umberto Foschi (1982) quando osserva che "i puledri in Maremma del Fattori sembrano [...] aver suggerito qualche spunto al nostro pittore che ha saputo cogliere, con rara sensibilità, il gusto per i cavalli e l'incanto della solitudine, però Vittorio Guaccimanni non fu mai, salvo qualche raro caso, un macchiaiolo, anzi si potrebbe dire più esattamente che la sua pittura è permeata di naturalismo romantico".
Negli ultimi tempi predilesse l'incisione all'acquaforte, tecnica nella quale fu maestro a Gaspare Gambi (Ravenna, 1889-1968), trattando in particolare soggetti ravennati.