tela/ pittura a olio
sec. XIX (1803 - 1810)
La scritta sul retro della cornice consente di attribuirne la provenienza dai depositi di opere d'arte della Congregazione di Carità. Le opere furono trasferite in pinacoteca, a più riprese, fra il 1878 e il 1902, ma è indubbio che questo dipinto sia uno dei saggi inviati dal Minardi a Faenza da Roma, negli anni che vanno dal 1803 al 1810, a dimostrazione dei progressi compiuti nello studio della pittura grazie al sussidio della Congregazione. Solo l'intervento di restauro di Valerio Contoli ha permesso una buona lettura dell'opera, fino a pochi anni fa pressoché sconosciuta, malgrado la rivalutazione del valore e del ruolo storico del pittore faentino nell'ambito della pittura italiana del primo Ottocento. L'unico cenno a questa tela è una scheda di Antonio Corbara per la Soprintendenza del 1954: l'attribuzione pur dubitativa a Minardi è stata, successivamente, negata e la datazione posta nel secolo XVII. Questa annotazione è di per sè illuminante a proposito dello stile del Minardi, fortemente influenzato dalla figuratività seicentesca, filtrata dalle stampe.