Biblioteca Classense
via Baccarini, 3
Ravenna (RA)
Maioli Luigi
1819/ 1897
statua

gesso
cm. 57 (la) 84 (a) 37 (lu)
sec. XIX (1890 - 1890)
n. 302223
Pietro Loreta è rappresentato frontalmente con il volto caratterizzato da folti baffi e mosca. Lo sguardo fisso rivolto all'osservatore e la fronte alta e luminosa conferiscono al personaggio una certa qual seriosità.

Il busto raffigurante il celebre chirurgo Pietro Loreta è ricordato da S. Bernicoli (1899) quale lavoro del cavaliere Luigi Maioli, artista ravennate del XIX secolo. Lo stesso autore ricorda che l'opera è stata donata al Municipio di Ravenna, senza, però, precisare il nome del donatore. L'artista, che firma il suo lavoro sul retro apponendovi anche la data di esecuzione, potrebbe essersi servito per la sua realizzazione della maschera mortuaria del Loreta, ovvero di fotografie. La scultura in esame mette in campo un'immagine oltreché assai somigliante, anche nobile e decisa. Bernicoli, negli Atti dell'Accademia di Belle Arti in Ravenna, (1894-97), e nel Diario Ravennate del Gironi (1899), (dove precisa che "Scopo del presente ricordo si è quello di annoverare dettagliatamente le opere d'arte uscite dalle mani del Cav. Maioli"), riferisce che Luigi Maioli nacque a Ravenna il 24 maggio 1819 da Placido e dalla contessa Cristina Rasponi. Studiò disegno, sino ad iscriversi nel 1840 all'Accademia di Ravenna allora diretta da Ignazio Sarti, quale allievo di scultura dove rimase fino al 1844. A ventisei anni passò a a Firenze per perfezionare la sua arte sotto la guida del Duprè, il quale lo ebbe in simpatia e lo reputò uno dei suoi allievi migliori. Trasferitosi a Roma nel 1856, si fece stimare da subito ricevendo molte commissioni, senza tuttavia interrompere i forti legami con Ravenna. Filippo Mordani, scrittore forbito e patriota e l'incisore Luigi Rossini lo amarono moltissimo ed anche a Firenze era ben voluto visto che strinse amicizia con Antonio Ciseri, celebre pittore dell'epoca, con lo scultore senese Tito Sarocchi e con molti altri. Infine a Roma, fra i tanti legò particolarmente con Tullo Dandolo, "letterato, cuore d'artista e patriotta". A lui modellò a Roma nel 1865 il ritratto in gesso, come in precedenza lo aveva modellato, ancora studente, al Mordani in Ravenna. Morì a 73 anni, gravemente malato, nel 1897. Un elenco delle sue opere è stilato sempre dal Bernicoli in entrambi i testi sopra citati. Per i meriti riconosciutigli fu accolto quale socio in varie Accademie. Nel 1882 fu insignito della Croce di Cavaliere della Corona d'Italia.
Pietro Loreta, nato a Ravenna nel 1831, ancor giovane, nel 1848, interruppe gli studi per intraprendere un corso militare nel Collegio della Speranza che finì per dirigere e comandare. Dopo la laurea conseguita brillantemente a Bologna nel 1859 fu chiamato dall'amico Luigi Calori a svolgere l'attività di medico di campagna nelle Marche. A Bologna in seguito fu pro-dissettore del laboratorio di anatomia topografica, sostituendo più tardi il celebre Rizzoli nell'insegnamento della chirurgia clinica. Seguì Garibaldi nel 1866 per combattere in Tirolo ed abbandonò la carriera universitaria. Finita la campagna, fu nominato chirurgo primario a Fermo e dal 1868, passò definitivamente all'Università di Bologna. dove "col suo alto valore di insegnante, con la continua, felice, geniale pratica delle sue operazioni, con le molte pubblicazioni scientifiche importantissime, divulgò quella fama di sé che raggiunse in breve altissimo grado" ("Comune di Bologna" 1929, p. 49). Loreta fu un grande chirurgo, il primo a tentare nuove e complicatissime operazioni, contribuendo in tal modo a rendere la clinica di Bologna fra le migliori d'Italia. Fu eletto deputato a Montecitorio pur partecipando a poche sedute, non fece mancare il suo voto sulle questioni importanti. Purtroppo vittima di sindromi persecutorie e depressive si tolse la vita nel luglio 1889. Fu sepolto a Bologna nel Cimitero della Certosa fra coloro che resero grande l'Alma mater studiorum. Tutti i documenti e le memorie di carattere patriottico di Loreta sono conservati presso il Museo del Risorgimento, sempre a Bologna. Si registrano, oltre al busto della Classense, altri ricordi alla memoria fra cui spicca un bassorilievo marmoreo, dello scultore Carlo Parmeggiani, apposto nell'anfiteatro della clinica chirurgica del Sant'Orsola: Loreta è nell'atto di intraprendere, primo fra tutti, la divulsione digitale del piloro, che resta suo argomento di gloria. Fra le note biografiche, apologetiche e commemorative che gli furono dedicate, conviene segnalarne alcune che ci paiono significative (le citiamo nella forma abbreviata, rimandando al regesto bibliografico finale per più puntuali specificazioni): "Don Chisciotte" 1883; "Corriere della Sera" 1889; "Ateneo Veneto" 1889; Commemorazione Loreta 1892; Bernicoli 1899a; Bernicoli 1899b; Peri 1908; Comune di Bologna 1929; "Corriere Padano" 1932; "Corriere Padano" 1933; Maioli 1933. Nelle Carte Romagna della Raccolta Piancastelli nella Biblioteca comunale di Forlì si conservano ventotto lettere di Loreta a vari, tre lettere a lui indirizzate, trentuno relative alla sua persona, una foto-ritratto e diversi scritti che lo riguardano.