Biblioteca Classense
via Baccarini, 3
Ravenna (RA)
ambito ravennate
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 84 (la) 110 (a)
sec. XVIII (1700 - 1799)
n. 302061
Antonio Zirardini tiene la mano destra su un libro, che tratta degli edifici antichi di Ravenna. Fra le dita della mano destra regge una penna. Sullo sfondo a sinistra una scaffalatura con altri libri e l'iscrizione biografica e lo stemma familiare.

Il dipinto fa parte di una piccola raccolta dedicata a scrittori ed eruditi di Ravenna, in pratica dei medaglioni sostanzialmente simili per la seriosità dei personaggi e per analogia di atteggiamenti. E' ragionevole supporre che tali opere fossero sin dalle origini collocate presso il monastero Classense, notoriamente luogo di alta erudizione e sede di accademie altamente qualificate. Tuttavia l'assenza di fonti non ci permette di poterlo asserire con certezza. La consistenza numerica dei dipinti, che oggi si e ridotta ad un decina di pezzi, cominciò a diminuire dai primi anni dell'Ottocento, come si evince da alcuni documenti datati 1808 (Archivio Storico comunale, Atti Comunali, titolo XL. 8) dai quali risultano essere 19 i quadri. La serie, che assume toni blandamente celebrativi, ha soprattutto un valore documentario in quanto registra le valenze culturali e letterarie degli effigiati, inoltre ogni tela riporta, nei ristretti spazi disponibili, piccole citazioni relative alla bibliografia prodotta dai singoli eruditi. Nessuna opera reca firme e difficilmente si riesce a ricondurre ad un'unico artista la paternità, anche laddove siano presenti rilevanti analogie stilistiche. Da notare che per l'effige degli autori più antichi, in assenza di "eicones cephalicae" (Viroli, 1993), gli artisti sono ricorsi solo ad elementi di immaginazione, seppur legati all'età ed alle caratteristiche di ciascun personaggio. Il dipinto in esame testimonia, come ricorda Viroli (1993), alcuni aspetti decisamente moderni, in senso illuministico, della cultura figurativa romagnola". L'anonimo artista raffigura il personaggio senza alcuna compiacenza evidenziando le imperfezioni del viso, le rughe e l'attaccatura della parrucca; nondimeno esprime tutta la levatura morale dello studioso unita lla profondità del pensiero. Antonio Zirardini è ritratto anche in una incisione disegnata da R. Sarti e incisa da A. Hercolani a corredo della sua Vita redatta da Pietro Paolo Ginanni e pubblicata a cura di A. Hercolani (Forlì, 1834); in questo saggio il dipinto in esame viene attribuito ad Andrea Barbiani, Viroli (1993) tuttavia non ritiene convincente l'attribuzione. Zirardini nacque a Ravenna nel 1725 dal padre dottore in legge Giovanni Claudio e dalla madre Bartolommea Mazzolini, studiò presso il seminario ravennate le lettere umane ed in seguito si laureò in giurisprudenza nel 1749. Dopo una permanenza di tre anni a Roma, dove si occupò di erudizione generale, tornò a Ravenna per diventare pretore della città. Fu in seguito convocato dai monaci Classensi per interpretare alcune particolari sigle presenti in antiche iscrizioni in marmo ritrovate nei pressi della loro Basilica. Vista la stima per l'erudizione del personaggio i monaci così ne scrissero: "Inscriptionem cum Antonio Zirardino Jureconsulto peritioris eruditionis viro, & Amico optimo communicavimus, qui extemplo siglas omnes interpretatus fuit eadem plane ratione, ac nos antea suspicati fuimus". Lo studioso pubblicò due libri "Degli antichi edifizj profani di Ravenna" nel 1762 e ne 1766 i Commentari latini sulle Novelle leggi del giovane Teodosio e di Valentiniano III. Morì improvvisamente nell'aprile del 1785 si ritiene per gli eccessivi sforzi dedicati alla sua attività di studioso. Fu sepolto in San Francesco a Ravenna. Per tutte le altre notizie biografiche di Zirardini e per l'elenco delle sue opere, notevoli anche per la qualità letteraria, si rimanda alla Vita scritta nel 1769 da Pietro Paolo Ginanni, alle note presenti nella Biografia degli Italiani Illustri, redatte da Filippo Mordani (a cura di De Tipaldo, vol. II, Venezia, 1835, pp. 15-21) e, sempre di quest'autore, alle informazioni presenti nel volume Degli Uomini Illustri della città di Ravenna, Torino, 1879, pp. 203-211. Altre notizie sono presenti nella Storia della letteratura Italiana di Tiraboschi (vol. I, Milano, 1863, p. 363) e nel Dizionario storico di Ravenna di Primo Uccellini (1855, pp. 512-513).
La tela è stata appena restaurata da Mariella Dell'Amore (2006).