Biblioteca Classense
via Baccarini, 3
Ravenna (RA)
ambito ravennate
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 84 (la) 109 (a)
sec. XVIII (1700 - 1799)
n. 302060
Francesco Ginanni, in piedi, reca nella mano sinistra leggermente sollevata e piegata un libro mentre si appoggia col palmo della destra ad un tavolo con sopra un altro libro. Fra le dita della stessa mano tiene una penna.

Il dipinto fa parte di una piccola raccolta dedicata a scrittori ed eruditi di Ravenna, in pratica dei medaglioni sostanzialmente simili per la seriosità dei personaggi e per analogia di atteggiamenti. E' ragionevole supporre che tali opere fossero sin dalle origini collocate presso il monastero Classense, notoriamente luogo di alta erudizione e sede di accademie altamente qualificate. Tuttavia l'assenza di fonti non ci permette di poterlo asserire con certezza. La consistenza numerica dei dipinti, che oggi si e ridotta ad un decina di pezzi, cominciò a diminuire dai primi anni dell'Ottocento, come si evince da alcuni documenti datati 1808 (Archivio Storico comunale, Atti Comunali, titolo XL. 8) dai quali risultano essere 19 i quadri. La serie, che assume toni blandamente celebrativi, ha soprattutto un valore documentario in quanto registra le valenze culturali e letterarie degli effigiati, inoltre ogni tela riporta, nei ristretti spazi disponibili, piccole citazioni relative alla bibliografia prodotta dai singoli eruditi. Nessuna opera reca firme e difficilmente si riesce a ricondurre ad un'unico artista la paternità, anche laddove siano presenti rilevanti analogie stilistiche. Da notare che per l'effige degli autori più antichi, in assenza di "eicones cephalicae" (Viroli, 1993), gli artisti sono ricorsi solo ad elementi di immaginazione, seppur legati all'età ed alle caratteristiche di ciascun personaggio. L'opera in esame dedicata a Francesco Ginanni è una delle migliori della serie per la qualità della pittura e per l'autorevolezza dell'effigiato. L'autore del dipinto probabilmente si basò per la sua realizzazione su altre rappresentazioni del personaggio; Attilio Runcaldier ne trasse un'acquaforte incisa poi da Gaetano Guadagnini e pubblicata a corredo della vita di Ginanni nel libro "Biografie e ritratti di XXIV uomini illustri romagnoli" di Antonio Hercolani, pubblicato nel 1834 a Forlì. Come si evince da questo saggio, dal ritratto incisorio fu desunta l'immagine di Ginanni riprodotta su una medaglia bronzea coniata per onorarlo dopo la sua morte; va precisato che Hercolani riteneva che la tela fosse stata realizzata col Ginanni in vita. Francesco Ginanni, che nacque a Ravenna nel 1716 dal conte Marco Antonio e dalla nobildonna romana Alessandra Gottifredi, fu forse il rappresentante più illustre della famiglia, tanto si distinse per la valenza dei suoi scritti: fin da bambino fu iniziato dagli scrupolosi genitori allo studio al punto che veniva spesso invitato ad essere presente alle varie riunioni accademiche che sui tenevano nella loro dimora ovvero presso i Classensi. In virtù di un'istanza del marchese Vincenzo Piazza, a quattordici anni fu paggio presso il duca di Parma Antonio Farnese, dove manifestò tutta la sua passione per la letteratura italiana, al punto che anche dopo la morte del duca, il successore, la contessa Enrichetta d'Este (moglie del Farnese) gli consentì di ultimare gli studi. Tornò in patria nel 1739 richiamato dai genitori e qui proseguì gli studi, dedicandosi anche a realizzazioni pratiche quali cannochiali, lenti, telescopi. mappamondi, barometri, termometri ecc. Appassionato anche di trigonometria, realizzò carte topografiche delle province di Pesaro e Ravenna che poi utilizzò per illustrare la sua opera intitolata "De literaria expeditione per Pontificiam ditionem ad dimettendos duos meridiani gradus a p. p. Maire et Boscovich. Romae 1755". Nel 1752 Ginanni istituì a Ravenna un'accademia denominata società letteraria del tutto originale in quanto si distingueva da tutte le altre perché, invece di essere preposta alla lettura di poesie, era orientata a considerazioni e ricerche sulle storie sacre, profane e naturali. Costituita da dodici valenti letterati cittadini l'accademia era rigorosamente divisa secondo le tre classi citate e doveva specificatamente trattare delle storie patrie, al fine di permettere alla società ravennate di trarne utilità e decoro. Nel 1765 l'accademia pubblicò tutta una serie di saggi curati da Ginanni che a questa istituzione aveva dedicato tutto se stesso e per la quale aveva proposto premi e quant'altro affinché prosperasse. Pubblicò numerose opere fra le quali ricordiamo la vita del conte Giuseppe suo zio, illustre naturalista, (Venezia 1753); l'elenco completo dei suoi lavori che include anche opere inedite è nelle "Memorie storico-critiche" di Pietro Paolo Ginanni (Faenza 1769, tomo I, pp. 321-335) e nel lavoro di Filippo Mordani dedicato alla vita di Ginanni edito prima nella "Biografia degli Italiani Illustri" curata da Emilio de Tipaldi (vol. III, Venezia 1836, pp. 240-243), poi nel volume "Degli Uomini illustri della città di Ravenna (Torino 1879, pp. 193-199). Francesco morì solo quarantanovenne nel 1766 e fu sepolto nella chiesa di Braccioforte, presso il sepolcro di Dante, nell'avello di famiglia.
La tela è stata appena restaurata da Mariella Dell'Amore (2006).