Biblioteca Classense
via Baccarini, 3
Ravenna (RA)
ambito ravennate
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 82 (la) 110 (a)
sec. XVIII (1700 - 1799)
n. 302059
Giovanni Pietro Ferretti seduto su una poltrona tiene fra le mani un libro aperto; indossa sopra l'abito talare nero un manto scuro foderato di rosso.

Il dipinto fa parte di una piccola raccolta dedicata a scrittori ed eruditi di Ravenna, in pratica dei medaglioni sostanzialmente simili per la seriosità dei personaggi e per analogia di atteggiamenti. E' ragionevole supporre che tali opere fossero sin dalle origini collocate presso il monastero Classense, notoriamente luogo di alta erudizione e sede di accademie altamente qualificate. Tuttavia l'assenza di fonti non ci permette di poterlo asserire con certezza. La consistenza numerica dei dipinti, che oggi si e ridotta ad un decina di pezzi, cominciò a diminuire dai primi anni dell'Ottocento, come si evince da alcuni documenti datati 1808 (Archivio Storico comunale, Atti Comunali, titolo XL. 8) dai quali risultano essere 19 i quadri. La serie, che assume toni blandamente celebrativi, ha soprattutto un valore documentario in quanto registra le valenze culturali e letterarie degli effigiati, inoltre ogni tela riporta, nei ristretti spazi disponibili, piccole citazioni relative alla bibliografia prodotta dai singoli eruditi. Nessuna opera reca firme e difficilmente si riesce a ricondurre ad un'unico artista la paternità, anche laddove siano presenti rilevanti analogie stilistiche. Da notare che per l'effige degli autori più antichi, in assenza di "eicones cephalicae" (Viroli, 1993), gli artisti sono ricorsi solo ad elementi di immaginazione, seppur legati all'età ed alle caratteristiche di ciascun personaggio. Nel ritratto è rappresentato il poeta e storico ravennate Giovanni Pietro Ferretti seduto su una poltrona, della quale si intravede un bracciolo, con un libro aperto recante un'iscrizione; sopra l'abito talare nero che presenta una fitta bottonatura rossa indossa un manto scuro foderato di rosso; dal collo pende una croce pettorale. L'incarnato del viso barbuto è tendente al rosso. In alto a sinistra sopra l'iscrizione biografica è lo stemma di famiglia. Nato nel 1482 Giovanni Pietro Ferretti che fu edotto dal padre e da altri eruditi alle lettere e da Demetrio Mosco alla lingua greca (Mordani 1879), si laureò in giurisprudenza a Siena nel 1510. In quell'occasione recitò un poema latino dedicato alla città ed ai suoi illustri abitanti da lui composto che intitolò "Sena Vetus civitas Virginis" (Ginanni 1769, p. 228). A Roma, dove si recò successivamente, diede inizio agli scritti di storia patria e tornato a Ravenna, fu nominato Canonico della Metropolitana e servi alcuni arcivescovi come Vicario Generale. La pietà che lo contraddistingueva, unita alla grande erudizione favorirono la sua elezione, nel 1541, a Vescovo di Milo da parte di Paolo III che prima però lo volle al suo fianco. Con la dignità di "eccellenza" partecipò al Concilio di Trento e nel 1549 o 1550 lo stesso pontefice lo trasferì in Puglia presso il Vescovado di Lavello che resse fino al 1554 allorché si dimise, ormai vecchio e stanco, per tornarsene nella sua Ravenna. Qui completò le sue opere di storia e letteratura tutte redatte in greco e latino: poco rimane purtroppo della sua "Storia di Ravenna divisa in tre decadi, dalle origini di Ravenna ai tempi suoi". I sette libri dell'Esarcato sono collocati presso la Biblioteca Vaticana e oltre ad aver scritto la genealogia della casa Traversari e la vita di Galla Placidia, dedicò un libro agli uomini illustri di Ravenna e Forlì. Per l'elenco completo delle sue opere cfr. Ginanni, 1769, pp. 228-240. Morì nel 1557 a settantacinque anni e fu sepolto in San Giovanni Evangelista. Per altre notizie si rimanda a Fabri 1664, pp. 210-211; Marchesi 1727, pp 93-94; Tiraboschi 1833, IV, p. 237; Uccellini 1855, p. 167; Mordani 1879, pp. 81-85.
La tela è stata appena restaurata da Mariella Dell'Amore (2006).