Biblioteca Classense
via Baccarini, 3
Ravenna (RA)
ambito ravennate
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 84 (la) 109 (a)
sec. XVIII (1700 - 1799)
n. 302057
Pietro Paolo Ginanni, è ritratto seduto, con crocifisso al collo e libro poggiato sulle gambe e tenuto dalla mano destra. Sul fondo sono altri libri e, in alto a sinistra, sopra l'iscrizione identificativa, è lo stemma di famiglia.

Il dipinto fa parte di una piccola raccolta dedicata a scrittori ed eruditi di Ravenna, in pratica dei medaglioni sostanzialmente simili per la seriosità dei personaggi e per analogia di atteggiamenti. E' ragionevole supporre che tali opere fossero sin dalle origini collocate presso il monastero Classense, notoriamente luogo di alta erudizione e sede di accademie altamente qualificate. Tuttavia l'assenza di fonti non ci permette di poterlo asserire con certezza. La consistenza numerica dei dipinti, che oggi si e ridotta ad un decina di pezzi, cominciò a diminuire dai primi anni dell'Ottocento, come si evince da alcuni documenti datati 1808 (Archivio Storico comunale, Atti Comunali, titolo XL. 8) dai quali risultano essere 19 i quadri. La serie, che assume toni blandamente celebrativi, ha soprattutto un valore documentario in quanto registra le valenze culturali e letterarie degli effigiati, inoltre ogni tela riporta, nei ristretti spazi disponibili, piccole citazioni relative alla bibliografia prodotta dai singoli eruditi. Nessuna opera reca firme e difficilmente si riesce a ricondurre ad un'unico artista la paternità, anche laddove siano presenti rilevanti analogie stilistiche. Da notare che per l'effige degli autori più antichi, in assenza di "eicones cephalicae" (Viroli, 1993), gli artisti sono ricorsi solo ad elementi di immaginazione, seppur legati all'età ed alle caratteristiche di ciascun personaggio.
Viroli (1993) riconosce nell'esecuzione del ritratto in esame la stessa mano dell'autore del ritratto di Antonio Zirardini (cfr. scheda nctn: 00000051) per il tratto capace di far emergere lo spessore psicologico del personaggio. Il modo di modellare i tratti somatici è prossimo a quello che ritroviamo nella pala di San Francesco di Paola genuflesso di fronte a un Santo vescovo (Severo?) in San Severo in Savio e riferita dallo studioso forlivese ad un generico pittore locale, operante nel corso del Settecento (Viroli nel 1991a, p. 398), dai modi contigui a quelli di Andrea Barbiani, tuttavia il livello inferiore dell'anonimo artista induce a pensare al fratello Domenico, che spesso collaborò col fratello e redasse molte opere in copia, come ci ricorda Luisa Faenzi (1964, p. 195). Pietro Paolo Ginanni, nato da famiglia patrizia ed educato alle lettere, divenne un'importante studioso di storia antica. Si fece monaco cassinense e, dopo aver soggiornato a Ravenna presso il monastero di San Vitale, si recò a Roma dove insegnò teologia al collegio di Sant'Anselmo e fu amico del conte Avolio Trotti per il quale scrisse le Memorie storiche dell'antica casa degli Alidosi. Nel 1937, dopo essere tornato a Ravenna, redasse un volume nel quale erano raccolte le opere dei poeti locali dal 1290 al 1738. Fu inoltre abate del monastero si San Pietro ad Assisi dove polemizzò, tramite una pubblica lettera, con Pier Damiani (Mordani, 1879, p. 188). Dopo un nuovo soggiorno a Roma, tornò in Romagna e licenziò la sua opera principale in duel volumi: Memorie storico-critiche de nostri scrittori). Uomo di grande erudizione fu anche appasionato bibliofilo (implementò la biblioteca di San Vitale con molti testi antichi), inoltre raccolse numerose iscrizioni che inviava anche ad altri grandi studiosi coevi quali Muratori e Gori. Ricordato come uomo modesto, prudente e circospetto, oltreché di gran fede, sul finire della sua esistenza perse la vista e si spense nel 1776. Molti furono i suoi biografi: Marchesi Buonaccorsi 1741, pp. 324-325; Mordani 1836b, pp. 233-35 (che riporta tutti i suoi lavori); Tarlazzi, 1852, p.447; Uccellini 1855, pp. 200-204; Mordani, 1879, pp. 186-190.
La tela è stata appena restaurata da Mariella Dell'Amore (2006).