Biblioteca Classense
via Baccarini, 3
Ravenna (RA)
ambito ravennate
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 83 (la) 110 (a)
sec. XVIII (1700 - 1724)
n. 302054
Andrea Agnello è ritratto con un libro aperto tenuto dalla mano sinistra appoggiata su uno scrittoio, nella destra reca una penna ed un libro chiuso che poggia sul precedente.

Il dipinto fa parte di una piccola raccolta dedicata a scrittori ed eruditi di Ravenna, in pratica dei medaglioni sostanzialmente simili per la seriosità dei personaggi e per analogia di atteggiamenti. E' ragionevole supporre che tali opere fossero sin dalle origini collocate presso il monastero Classense, notoriamente luogo di alta erudizione e sede di accademie altamente qualificate. Tuttavia l'assenza di fonti non ci permette di poterlo asserire con certezza. La consistenza numerica dei dipinti, che oggi si e ridotta ad un decina di pezzi, cominciò a diminuire dai primi anni dell'Ottocento, come si evince da alcuni documenti datati 1808 (Archivio Storico comunale, Atti Comunali, titolo XL. 8) dai quali risultano essere 19 i quadri. La serie, che assume toni blandamente celebrativi, ha soprattutto un valore documentario in quanto registra le valenze culturali e letterarie degli effigiati, inoltre ogni tela riporta, nei ristretti spazi disponibili, piccole citazioni relative alla bibliografia prodotta dai singoli eruditi. Nessuna opera reca firme e difficilmente si riesce a ricondurre ad un'unico artista la paternità, anche laddove siano presenti rilevanti analogie stilistiche. Da notare che per l'effige degli autori più antichi, in assenza di "eicones cephalicae" (Viroli, 1993), gli artisti sono ricorsi solo ad elementi di immaginazione, seppur legati all'età ed alle caratteristiche di ciascun personaggio. La tela, ritrae l'erudito Andrea Agnello, di cui non esistono altre effigi se non quella che lo descrive come piccolo di statura, ma bello in volto e intelligente (Mordani 1879, pp. 21 e 22), ed è di ottima fattura come solo un romano dell'epoca all'apice del suo naturalismo avrebbe saputo realizzare. Il riferimento è di Viroli (1993) che pur riconducendo l'opera ai primi decenni del Settecento non azzarda alcuna attribuzione. Don Serafino Pasolino, nel quarto libro degli Huomini illustri di Ravenna antica (Bologna, 1703), nel tentativo di fornire ai posteri il ricordo di una Ravenna quanto mai virtuosa e piena di decoro, ricorda anche la figura di Andrea Agnello quale insigne e dotto cronista della sua epoca soprattutto per aver pubblicato le Vite dei Vescovi di Ravenna. Altri tre biografi ne esaltano le qualità di uomo dotto ed elegante scrittore, vale a dire l'abate Benedetto Bacchini, Pietro Paolo Ginanni e Muratori, i primi due nelle rispettive biografie dedicategli, l'ultimo nella Raccolta degli scrittori delle cose d'Italia, anche se fra gli studiosi odierni nessuno è sollecito a ricordarne il valore. Va però detto che senza i sui scritti non avremmo avuto le notizie storiche e di costume relative all'anno Mille, agli inizi del quale Agnelli nacque. Fu abate di due monasteri Santa Maria ad Blachernas e San Bartolomeo (dal quale fu però privato dal vescovo Giorgio) ed entrò in contrasto con la Chiesa romana ed in particolare con il papa Stefano IV, forse perché questi fece giustiziare suo zio, congiurato durante una visita del pontefice a Ravenna (Ginanni).
La tela è stata appena restaurata da Mariella Dell'Amore (2006).