Saviotti Pasquale
1792/ 1855
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 56.5 (la) 56.5 (a)
sec. XIX (1800 - 1824)
n. 11
Porzione di tela dipinta, inquadrata da cornice lignea dorata.
Sullo sfondo di un paesaggio a cielo aperto, la scena è ambientata entro il perimetro segnato da un tempio colonnato su tre lati, capitelli corinzi, trabeazione sormontata da statue a tutto tondo, così come il frontone centrale sormontato all'apice da un gruppo scultoreo raffigurante cavalli in corsa.
In primo piano, disposti a semicerchio e su piani digradanti, stanno in piedi figure abbigliate all'antica, mentre si compie un rito pagano di fronte al braciere acceso da cui fuoriescono lingue di fuoco. Colori: bianco, azzurro, rosa, rosso, verde, blu, marrone, nero.

L'inventario del 1987 attribuisce al pittore faentino Pasquale Saviotti (1791-1855) l'opera in esame, verosimilmente un bozzetto preparatorio per una scena teatrale raffigurante il tempio di Apollo. Succeduto allo Zauli, di cui era stato allievo, nella direzione della Scuola faentina di disegno nel 1822, Pasquale Saviotti fu un eccellente disegnatore e dedicò la sua carriera alla decorazione parietale, tanto da poter essere ricordato come il vero fondatore della tradizione faentina di decorazione su muro. Secondo Golfieri, la sua personalità si rivelò meglio nelle opere faentine del decennio 1820-30 in particolare negli ambienti di Villa Abbondanzi e nella casa dei nipoti del filosofo Bucci, rispetto a quanto egli eseguì intorno agli anni '30 fuori dalla sua città d'origine (E. Golfieri, parte I, 1975, p. 58). Tentò fortuna infatti prima a Roma e poi a Firenze, dove è noto per aver decorato a tempera le pareti di Palazzo Ginori. Poco dedito al lavoro da cavalletto, si cimentò anche con l'incisione e la plastica. Il bozzetto qui esaminato mette in luce un aspetto meno noto della sua attività, quella di decoratore scenografo: è verosimile infatti ritenere che la sua esperienza di decoratore confluisse anche in ambito teatrale, dove la quadratura e la decorazione tromp- l'oeil erano necessarie alla finzione scenografica. La mano esperta emerge qui nella complessa composizione architettonica, aperta sullo sfondo e abitata da numerose figure classicamente orchestrate. Errata risulta a parer nostro l'informazione, desunta da un cartellino apposto sul retro della tela, che riporta la data 1797. Se infatti, come si crede, il bozzetto è attribuibile alla mano di Saviotti, la probabile epoca di realizzazione potrebbe aggirarsi intorno agli anni 20-30 dell'Ottocento, quando Saviotti fu a capo della Scuola di Disegno.
L'opera si conserva in discreto stato. Per la cornice che la inquadra, vedere la scheda con numero di inventario 011.