Galleria d'Arte Moderna "Ricci Oddi"
Via San Siro 13
Piacenza (PC)
Carena Felice
1879/ 1966
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 100 (la) 122 (a)
sec. XX (1911 - 1911)
n. 60
Con ogni probabilità fu acquistato prima del 1920 presso Torelli (Vedi lettera di Giuseppina Borghi, vedova Torelli, del 12-11-1920).
Felice Carena, nato a Cumiana (TO), fu allievo del Grosso all'Accademia Albertina di Torino. Nel 1906 vince il pensionato nazionale e si reca a studiare a Roma. Nel '12 gli viene allestita una personale alla Biennale di Venezia che lo rivela con opere che entrano nelle più importanti Gallerie d'Arte Moderna. La sua pittura in questo momento si è completamente staccata dal teatrale verismo del primo maestro, è evidente, invece, l'influsso del Carrière. Ma queste tinte - verdi, rosa e azzurri - non sono l'espressione profonda del suo temperamento, sono piuttosto una fase intermedia, un tentativo di trovare una personale intensità espressiva. Carena allora si rivolge alla robusta pittura di un altro maestro francese, Gauguin, che gli è congeniale anche per l'amore del decoro, delle campiture larghe e del colore piatto. Il punto su questa fase della sua attività viene fatto con una personale a Roma nel 1916. Successivamente si interessa della luce en plein air, dove trasferisce le sue robuste figure risolte in una squadrata semplicità che egli trova nella natura attraverso le interpretazioni di Giotto e di Piero della Francesca, che lo avviano verso una visione per volumi, con sacrificio del colore, ridotto a tonalità brune, nere, grigie. Ma la fine della guerra sembra rinnovare il mondo, che viene visto con occhio meno preoccupato del futuro: a Roma, intorno al 1920, è in auge il Neo-classicismo (e un riflesso si avrà nella rivalutazione di quel periodo che si tenterà alla Biennale di Venezia con retrospettive che nessuno si sarebbe atteso, per esempio quella del Landi, nel 1926). Carena si inserisce nella nuova atmosfera, esempio mirabile è La Quiete, che viene esposta a Venezia nel 1922 con enorme successo. Vi è però un contrasto tra gli elementi veristici e quelli classici, tra Veronese e Gauguin: è una crisi che lo convince a ritornare ai bei colori e alla resa di una natura animata dal sentimento, da una vena di profonda, velata malinconia. Questa situazione spirituale si accentua dopo il 1930 ed è rilevabile anche in splendide nature morte che perdono i riflessi rossigni di prima per assumere un po' sfatte vibrazioni di madreperla. Il dopoguerra lo vede aderire a una figurazione dagli accenti espressionisti derivata dalla Scuola Romana. Carena muore a Torino nel 1963.