La digitalizzazione di questa porzione della collezione di Pelagio Palagi è stata realizzata grazie al Progetto Restart, promosso dal Comune di Bologna, Settore Biblioteche e Welfare Culturale e Settore Musei Civici Bologna, e sostenuto dal Ministero della Cultura nell'ambito del Fondo Cultura 2021.

Collezione Palagi donata al Comune nel 1860, ci sono notizie dagli archivi del Museo dell'arrivo di oggetti di proprietà del pittore da Torino e Milano nel 1861.
Pelagio Palagi nacque a Bologna nel 1775. Venne "adottato" giovanissimo dal Conte Carlo Filippo Aldrovandi e studiò pittura a Bologna, poi a Roma, dove conobbe i più significativi artisti del tempo (Ingres, Thorvaldsen). Con la restaurazione del governo pontificio nel 1815, ritornò a Bologna, poi si trasferì a Milano. Nel 1832 raggiunse la corte di Carlo Alberto a Torino, dove divenne presto pittore ufficiale.
Attraverso una rete di fiduciari e consiglieri, il Palagi allestì una collezione eterogenea, di cui solo pochissimi pezzi si sono poi rivelati dei falsi. Sede della collezione era una sua abitazione a Milano, cui aveva assegnato anche un curatore e un custode.
Nel 1860, morendo, lasciò la sua collezione alla città natale, chiedendo al Comune di monetizzarne un terzo per gli eredi. Il 20 dicembre 1860 la seduta del Consiglio Comunale accettava le condizioni della "donazione". Il Palagi aveva preferito la cittadinanza a offerte private (del duca del Devonshire) o di istituzioni pubbliche straniere (il British Museum).
Già i contemporanei si resero conto che il lascito Palagi aveva innescato la formazione di quelle che sarebbero diventate le Civiche Raccolte Archeologiche.
La donazione comprendeva le sezioni greca, etrusco-italica, romana, egizia, medievale e moderna, entomologica, per un totale di 6000 pezzi, 3000 fra stampe disegni e mobili, 40000 monete e medaglie. La formazione settecentesca, di carattere enciclopedico ed universale, incise sui gusti collezionistici del Palagi, che puntò ad avere anche pezzi extra-europei. Purtroppo non sono chiare le circostanze delle acquisizioni.
La collezione Palagi comprende anche:
- 3 Rotoli di pittura orientale (1 cinese, 2 giapponesi)
- 4 mobili di fattura giapponese
- 5 statuine di giada, cinesi.


PELAGIO PALAGI
Pittore collezionista di antichità artistiche
Pelagio Palagi (1775-1860), negli anni giovanili di apprendistato artistico ebbe come protettore e mecenate il conte Carlo Aldrovandi, nobile bolognese discendente della famiglia di Ulisse. Maestro dell'arte del decoro artistico nelle stanze dei palazzi patrizi, il pittore fu impegnato nell'abbellire alcune case di nobili famiglie bolognesi, anche quella che aveva ospitato le raccolte di oggetti americani del marchese Ferdinando Cospi. Negli stessi anni frequentò senza dubbio l'Istituto delle Scienze, in cui erano appunto ospitate le collezioni di Ulisse Aldrovandi, di Ferdinando Cospi e di Luigi Ferdinando Marsili. A Bologna formò quindi il suo gusto artistico, in cui si fondono elementi di neoclassico, neogotico e neoegizio. In effetti fu proprio l'esigenza di riprodurre architetture e stili dell'antichità che instillò nel pittore la passione per il collezionismo.
Nel 1806 si trasferì a Roma, dove maturò artisticamente e approfondì l'interesse per la raccolta di oggetti antichi, che avrebbe poi coltivato nel corso della sua vita. La collezione di materiali egiziani del padre gesuita Atanasio Kircher - che fu poi inglobata nelle raccolte del Museo Nazionale Preistorico Etnografico diretto da Luigi Pigorini - animò gli artisti e gli studiosi dell'epoca e non fu certo da meno il Palagi, al cui stile è effettivamente riconosciuto una tendenza verso la rappresentazione del canone neoegizio soprattutto nelle sue opere decorative.
Passato a Milano nel 1815, il pittore organizzò il suo atelier: "...locale che gli serviva di studio, nel quale ha una amplissima raccolta di antichità, sia in marmi e bronzi, scarabei in pietre dure figurati e paste Egizi, Vasi etruschi e Greci in gran copia, bronzi marmi e terre cotte Romane lavo[ri] d'oro, d'argento antichi per un valsente considerevole, e negli stessi locali conserva ancora varie sue opere di pittura e disegni." Le parole sono tratte dall'Autobiografia di Pelagio Palagi. Per arricchire le sue raccolte si impegnò sempre ad acquistare manufatti da antiquari italiani e a scambiare oggetti con altri collezionisti. Nel novero dei manufatti sono compresi i trentotto vasi cerimoniali precolombiani di origine peruviana, che costituiscono il nucleo americano della sua collezione, così come i pochi oggetti di origine egiziana, appartenenti al periodo tardo mamelucco (XV-XVI secolo). Nonostante nel corso della sua vita rimase pressoché sempre in Italia - passò gli ultimi trent'anni della sua vita a Torino alla corte di Carlo Alberto - il pittore bolognese riuscì ad allestire una collezione in cui erano rappresentate culture di quattro continenti, che nel 1861 entrò a far parte delle raccolte del Museo Civico di Bologna.
Cfr. AA.VV., Pelagio Palagi, artista e collezionista; P. Palagi, Autobiografia.
(Note biografiche a cura di Luca Villa)