Villa Lanfranchi
foto Luca Gilli
foto Luca Gilli
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CSI
CSID Cineasti
Lesignano de' Bagni

Casa museo Villa Lanfranchi

Orari e Tariffe
Per orari di visita e costi del biglietto consultare il sito web o contattare telefonicamente.
Via Martiri della Libertà 72
loc. Santa Maria del Piano
Lesignano de' Bagni (PR)
Tel: 339 1667852
villa con parco
Mario Lanfranchi (1927-2021)
Mario Lanfranchi, vulcanico regista di spettacoli di lirica, caroselli e film di genere, ha trascorso gran parte della sua vita in questa villa secentesca nei pressi di Lesignano de’ Bagni. La casa è eredità della madre Margherita, discendente della famiglia Balestra, nobili patrizi di Parma; e il simbolo araldico della balestra è ricorrente sia negli interni che negli esterni della villa.
Il maestoso cancello d’ingresso introduce su un giardino all’italiana popolato di sinuose sculture femminili. Subito accanto, il teatrino di corte ricavato da un vecchio oratorio ospita quaranta poltrone rivestite di velluto rosso e un formidabile palcoscenico, ricavato dall’altare, che negli anni ’60 fu utilizzato per concerti da camera, spettacoli e feste in Villa. A quei tempi, Lanfranchi, sposato con la celebre Anna Moffo, soprano statunitense conosciuta sul set per la RAI di “Madama Butterfly”, desiderava aprire la sua casa delle meraviglie a concittadini e ospiti curiosi.
L’interno della villa, che si sviluppa su due piani simmetrici, riproduce gli ambienti cinematografici frequentati dal regista e che del set conservano finzione e meraviglia, ironia e bellezza. Il salotto rosso con due manichini femminili eroticamente agghindati e l’iconico sofà Superonda di Archizoom, la sala degli specchi con due bolidi di lamiera in forma di poltrone del designer israeliano Ron Arad. E poi ancora la sala del giardino perenne, con alberi finti, piante e arbusti rigorosamente artificiali che riproducono l’incanto e l’esuberanza della natura in una stanza.
L’ala opposta della casa ospita ambienti giocosi e rappresentativi, come la sala del Biliardo, la sala delle Coppe dedicata ai numerosi trofei vinti alle corse di cani e cavalli, e la collezione di ventimila titoli dedicata al cinema, grande passione del Maestro. Qui è possibile ammirare, tra l’altro, le locandine dei suoi film, da Genova a mano armata, poliziesco del 1976 con Tony Lo Bianco, a Venezia, carnevale, un amore, commedia fiabesca musicata del 1981 con Rudolf Nureyev, Peter Ustinov, Carla Fracci, Charles Aznavour e musiche di Pino Donaggio.
Al piano superiore sono visitabili gli ambienti più privati del regista, ancora in uso fino al 2021, data della sua dipartita: una camera da letto dal gusto dannunziano, un boudoir comunicante per custodire le confidenze e le chiacchiere femminili, una raffinata sala da bagno in cui domina il rosso pompeiano, e infine la biblioteca, scrigno straordinario di studi, libri antichi e moderni, carte e fotografie.
Oggi la Villa, dichiarata di interesse culturale dal Ministero della Cultura, è gestita dalla Fondazione Mario Lanfranchi con lo scopo di promuovere, per volontà del Maestro, la valorizzazione della figura femminile.


Paesaggi culturali

Prima di trasferirsi a Milano, e poi a Roma e all’estero come acclamato regista, Lanfranchi è cresciuto respirando l’atmosfera parmense, da sempre imbevuta di musica e in particolare di lirica. Racconta di aver sentito a Traversetolo, in piena guerra, la più bella voce femminile di ogni tempo: era il 1942, e la voce che usciva dalla finestra del convento delle suore era quella di Renata Tebaldi, della quale si innamorò. Qualche anno dopo, a guerra finita, la Tebaldi fu scritturata per il gran concerto inaugurale della Scala, diretto da Arturo Toscanini. Fu in quell’occasione che Lanfranchi, presentato dalla soprano a Toscanini come un giovane regista di Parma, conobbe e conversò in dialetto con il più illustre concittadino. Entrambi gli artisti sono celebrati da due Musei monografici ad essi dedicati: alle Scuderie di Villa Pallavicino a Busseto è presente il museo dedicato a Renata Tebaldi, mentre nell’Oltretorrente di Parma è visitabile la casa museo di Arturo Toscanini. Un ritratto di Mario Lanfranchi, ‘filosofo superficialista’ (sua auto-definizione), è stato fatto nel 2018 da Michela Benvegnù, che gli ha dedicato un breve docufilm dal titolo “La ragionevole follia”.

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