litografia
litografia

sec. XXI
n. 49/300
L’opera racchiude la ricerca che Pozzati opera sulla pera (come figura specchio o frutto-viscera) che qui, a guisa di colonna, chiude un lato dell’opera e a cui fa da contraltare, sul lato opposto, un paio di occhi, a loro volta simbolo-emblema del Surrealismo.


Il linguaggio della cartellonistica, sviluppato da Pozzati negli anni giovanili a Parigi presso l’atelier dello zio Sepo, si ibrida, in questa litografia, con il linguaggio Pop, dando vita a nuove forme. Seppur fredde, le immagini aprono a soluzioni magiche, grazie all’accostamento con il Surrealismo.
Negli anni Sessanta Pozzati intuisce, come afferma Guido Ballo, che occorre portare gli stimoli della pubblicità e le materie più nuove offerte dalle industrie (si veda quella cinematografica con la figura che scimmiotta James Bond) in nuove immagini; non più, come nel Novecento, per renderne la corposità oggettiva, ma quale simbolo-emblema dell'alienazione dell'individuo nella metropoli. Ciò avviene senza rinunciare alla vena ironica e dissacratoria che si manifesta nell’accostamento di figure tra loro incoerenti, tra tecniche di raffigurazione diverse, tra l’uso del colore e il segno nero.