Pinacoteca Nazionale di Bologna
Book-shop
Fototeca
Sala proiezione-conferenze
Arredi e mobilia
Disegni
Stampe
Bernardini C. [et al.] (a cura di), La Pinacoteca nazionale di Bologna: catalogo generale delle opere esposte, Bologna, Nuova Alfa, 1987.
Emiliani A., La Pinacoteca nazionale di Bologna: restauri architettonici e allestimento 1953-1973, Bologna, Bononia university press, 2006.Pinacoteca Nazionale, in Franzoni G., Baldi F. (a cura di), Bologna: una provincia, cento musei: l'archeologia, le arti, la storia, le scienze, l'identità: guida, Bologna, Provincia Settore cultura, Pendragon, 2005, p. 15.
D'Amico R., La Pinacoteca nazionale di Bologna, Venezia, Marsilio, 2001.
Pagliani M.L., Landi E., Pinacoteca Nazionale, in Musei in Emilia Romagna, Bologna, Compositori, 2000, pp. 81-83, n. 4.
Cammarota G.P., Le origini della Pinacoteca Nazionale di Bologna, Bologna, 1998.
Fiori E. (a cura di), La Pinacoteca Nazionale di Bologna, Firenze, 1997.
Emiliani A. (a cura di), La Pinacoteca Nazionale di Bologna, Milano, 1997.
Emiliani A., Il Politecnico delle Arti. Un libro bianco per la Pinacoteca nazionale e l'Accademia di Belle Arti di Bologna, Bologna, 1989.
Emiliani A., La Pinacoteca Nazionale, in I luoghi del conoscere. I laboratori storici e i Musei dell’Università di Bologna, Banca del Monte di Bologna e Ravenna, 1988, pp. 137-143.
Bernardini C., D'Amico R., Degli Esposti G., Mazza A., Medica M., Pirani C. (a cura di), La Pinacoteca Nazionale di Bologna, Bologna, 1987.
Bologna (BO)
Arte medievale (XI-XV secolo)
Arte moderna (XVI-XIX secolo)
Nella sezione rinascimentale, oltre al polittico di Antonio e Bartolomeo Vivarini (1450), figurano tavole di Cima da Conegliano e Marco Zoppo. Francesco del Cossa (Pala dei Mercanti, 1474), Costa, Francia, de Roberti, Aspertini rappresentano il proto classicismo bolognese, interrotto dall'Estasi di S. Cecilia (1513) di Raffaello, esposta con la pala del Perugino (1495 ca.). Opere di Ortolano, Garofalo, Innocenzo da Imola, Bagnacavallo svolgono la lezione del raffaellismo; è poi la volta di Parmigianino, Niccolò dell'Abate, Tibaldi. Importanti pale di Ludovico (Madonna Bargellini), Annibale e Agostino Carracci sono esposte nella sezione monotematica collegata al corridoio tramite la grande sala dedicata a Guido Reni. Da qui si diparte il corridoio che porta all'aula didattica Cesare Gnudi, dove si allineano opere di Ludovico Carracci, Albani, Domenichino, Guercino, protagonista della seconda sala sul corridoio con tele di Pasinelli, Burrini, Giuseppe Maria Crespi, Cignani, Franceschini, dal Sole, Sebastiano Ricci. L'ultima sezione è dedicata alla fase più avanzata della pittura bolognese, rappresentata da Luigi Crespi, dai tre Gandolfi, Ubaldo, Gaetano, Mauro, fino a Felice Giani.
La collezione del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, il cui primo nucleo di incisioni fu il fondo grafico formato alla fine del Seicento dal pittore Pier Francesco Cavazza, direttore dell'Accademia Clementina, fu incrementata tra 1755 e il 1756 da Benedetto XIV, che lasciò la sua raccolta all'Istituto delle Scienze. Nel 1789 l'Istituto acquistò gran parte del fondo Savioli, cui si aggiunsero la donazione napoleonica, i 240 fogli Rosaspina e i 12.000 esemplari della Calcografia Pontificia donati da Pio IX. Nel 1884 venne formalmente acquisita la serie delle stampe Lambertini. Vi sono conservate circa trentamila incisioni, tra le quali importanti opere tedesche e fiamminghe. La produzione italiana è rappresentata, tra gli altri, da Mantegna, Jacopo de Barbari, Stefano Della Bella, Castiglione, Salvator Rosa, Grechetto, Tiepolo. Nell'ambito della scuola bolognese ed emiliana figurano stampe di Marcantonio Raimondi, l'opera quasi completa dei Carracci, numerosi fogli di Cantarini, Reni, Guercino. La sezione dei disegni conserva circa dodicimila studi di varie epoche e scuole: al nucleo originario di provenienza soppressiva si aggiunsero le raccolte Piancastelli (1916), Sampietro (1917), Faccioli (1918), Muzzi (1927), Marchesini (1932), Bloch (1959) e le consistenti cartelle Serra (1922). La sezione locale è rappresentata dal XVI al XIX secolo da opere di Aspertini, Carracci, Domenichino, Reni, Guercino, Gennari, Cantarini, Pasinelli, Franceschini, Crespi, Bigari, Gandolfi, Giani, Muzzi, Serra e molti altri.
Sezione distaccata della Pinacoteca è il Museo di Palazzo Pepoli Campogrande, tra le più insigni dimore senatorie bolognesi. Venne costruito nella seconda metà del XVII secolo su commissione del conte Odoardo Pepoli. Giovanni Battista Albertoni progettò la facciata, Gian Giacomo Monti l'atrio e Francesco Angelini la galleria al piano nobile. L'interno dell'edificio contiene importanti cicli decorativi. Nel 1665 Domenico Maria Canuti affrescò sulla volta dello scalone i Trionfi di Taddeo Pepoli, dipingendo dopo pochi anni sul soffitto del salone d'onore, insieme al quadraturista Domenico Santi detto il Mengazzino, L'Apoteosi di Ercole, generalmente ritenuto il soffitto più rappresentativo della civiltà barocca bolognese. Gli affreschi di soggetto mitologico eseguiti nel 1702 da Giuseppe Maria Crespi nelle sale contigue (Il Trionfo di Ercole, L'Allegoria delle Stagioni, l'Olimpo), caratterizzati da toni trasgressivi e popolareschi, sono considerati tra i capolavori giovanili dell'artista. Nel 1708 Donato Creti e Marcantonio Chiarini dipinsero la volta di una sala con l'episodio di Alessandro che taglia il nodo di Gordio e i soffitti di alcune stanze minori. Il Museo ospita al suo interno una delle più importanti collezioni bolognesi, la quadreria Zambeccari.
In the Renaissance section, in addition to the polyptych by Antonio and Bartolomeo Vivarini (1450) there are also works by Cima da Conegliano and Marco Zoppo. Francesco del Cossa (Mercanti Altarpiece, 1474), Costa, Francia, De’ Roberti and Aspertini represent early Bolognese classicism, punctuated by Raphael’s Ecstasy of Santa Cecilia (1513), displayed with Perugino’s altarpiece (c. 1495). Works by Ortolano, Garofalo, Innocenzo da Imola and Bagnacavallo take up the lesson of Raphaelism, and it is then the turn of Parmigianino, Niccolò dell’Abate and Tibaldi. Important altarpieces by Ludovico (Bargellini Madonna), Annibale and Agostino Carracci are displayed in the monothematic section connected with the corridor via the large room dedicated to Guido Reni. Extending from here is the hallway leading to the Cesare Gnudi lecture room, with works by Ludovico Carracci, Albani, Domenichino and Guercino, the leading figure of the second room along the hallway with canvases by Pasinelli, Burrini, Giuseppe Maria Crespi, Cignani, Franceschini, Dal Sole and Sebastiano Ricci. The last section is devoted to the most advanced phase of Bolognese painting, represented by Luigi Crespi, the three Gandolfi – Ubaldo, Gaetano and Mauro – and Felice Giani.
In the Cabinet of Drawings and Prints, the first group of engravings was the graphic collection assembled in the late 17th century by the painter Pier Francesco Cavazza, director of the Accademia Clementina; other works entered it between 1755 and 1756 when Pope Benedict XIV left his collection to the Institute of Science. In 1789 the institute acquired most of the Savioli Collection, which was supplemented by the Napoleonic Donation, 240 folios by Rosaspina and 12,000 pieces from the pontifical collection of copperplate engravings, donated by Pius IX. In 1884 the series of Lambertini prints was formally acquired. It contains approximately 3000 engravings, including important German and Flemish works. Italian production is represented by artists of the calibre of Mantegna, Jacopo de’ Barbari, Stefano Della Bella, Castiglione, Salvator Rosa, Grechetto and Tiepolo. From the Bolognese and Emilian schools there are prints by Marcantonio Raimondi, the nearly complete oeuvre of the Carracci, and numerous folios by Cantarini, Reni and Guercino. The drawing section holds approximately 12,000 studies from various eras and schools: the original nucleus, formed when religious institutions were suppressed, was supplemented by the Piancastelli (1916), Sampietro (1917), Faccioli (1918), Muzzi (1927), Marchesini (1932) and Bloch (1959) collections, as well as the large Serra series (1922). The local section, extending from the 16th to the 19th century, is represented by the works of Aspertini, Carracci, Domenichino, Reni, Guercino, Gennari, Cantarini, Pasinelli, Franceschini, Crespi, Bigari, Gandolfi, Giani, Muzzi, Serra and many others.
The Museum of the Palazzo Pepoli Campogrande, one of the most distinguished senatorial residences of Bologna, forms a separate part of the art gallery. Built in the second half of the 17th century, it was commissioned by Count Odoardo Pepoli. Giovanni Battista Albertoni designed the façade, Gian Giacomo Monti the atrium and Francesco Angelini the gallery on the piano nobile. The interior boasts important decorative cycles. In 1665 Domenico Maria Canuti frescoed the vault of the monumental staircase with the Triumphs of Taddeo Pepoli. A few years later, together with the trompe-l’oeil painter Domenico Santi, called Mengazzino, he painted the Apotheosis of Hercules on the ceiling of the hall of honour, a work widely considered to be the emblem of the Bolognese Baroque. The frescoes depicting mythological subjects, painted in 1702 by Giuseppe Maria Crespi in the adjacent rooms (The Triumph of Hercules, Allegory of the Seasons, Mount Olympus), distinguished by their unconventional palette and genre-painting style, are considered among the artist’s youthful masterpieces. In 1708 Donato Creti and Marcantonio Chiarini painted the vault of one of the rooms with the episode of Alexander cutting the Gordian knot, as well as the ceilings of several smaller rooms. The museum houses the Zambeccari picture gallery, one of the city’s most important collections.