Interno del Museo
Crevalcore

Museo della Pace "Guido Mattioli"

Orari e Tariffe
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Barriere architettoniche
Tipologia Collezioni
Pubblicazioni e Cataloghi
Museo della Pace G. Mattioli, in Franzoni G., Baldi F. (a cura di), Bologna: una provincia, cento musei: l'archeologia, le arti, la storia, le scienze, l'identità: guida, Bologna, Provincia Settore cultura, Pendragon, 2005, p. 143.
Via Candia, 385/a - c/o centro Musicale Melò
Crevalcore (BO)
Tel: 051 988 557
Storia
Storico monografico
Ospita una raccolta di reperti della Prima Guerra Mondiale, donata al Comune dal collezionista Guido Mattioli, che li recuperò nella zona del Carso con grande passione. Si tratta infatti del risultato di una ricerca durata dieci anni, dal 1959 al 1969, condotta su uno dei teatri dei più cruenti scontri della Grande Guerra, al fine di recuperare i resti dei combattenti e di dare loro sepoltura. Da qui si è formato un patrimonio di reperti bellici e di oggetti di vita quotidiana, come foto di caduti, lettere e tanto altro.

Attraverso la sequenza di vetrine tematiche, il museo ha l'obiettivo di mostrare la tragedia del vivere e del morire quotidiano dei combattenti di quella terribile guerra e di evidenziare la crudeltà degli strumenti di morte. Ogni vetrina è dedicata ad un tema particolare illustrato attraverso una serie di oggetti: i segni della distruzione, le armi intese come inerti testimoni e portatrici di morte, gli oggetti personali dei soldati, le lettere, la terribile vita della trincea; un’ultima vetrina rimanda agli affetti di coloro che sono rimasti, attraverso le foto dei caduti.

The museum houses a collection of artefacts from the First World War, donated to the municipal government by the passionate collector Guido Mattioli, who retrieved them from the karst area. The collection is the outcome of ten years of research, conducted between 1959 and 1969, on one of the bloodiest battlegrounds of the Great War, in order to recover the soldiers’ remains and allow them to be buried. This work led to the creation of a collection of war materials and objects from everyday life, such as photographs of the fallen soldiers, letters and more.

Through the sequence of display cases on different subjects, the museum’s aim is to illustrate the tragedy of daily living and dying faced by the fighters in that terrible war and to underscore the cruelty of its instruments of death. Each display case is devoted to a specific subject illustrated through a series of objects: signs of destruction, weapons as motionless witness and the bearers of death, the soldiers’ personal items, the terrible life in the trenches; the last display, with photographs of the fallen, evokes the emotions of those left behind.

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