Torso marmoreo, copia romana dell'Eros di Tespie, opera di Prassitele, già nella collezione Farnese di Colorno
Palazzo della Pilotta
Sala della collezione egizia
Rilievo funerario di Amenemone (epoca di Amenotep III)
Statue di personaggi della famiglia imperiale giulio-claudia, prima metà del I sec. d.C. (nelle sale dei reperti di Veleia)
Il bronzetto della Vittoria Alata, I secolo (nelle sale dei reperti di Veleia)
Parma

Museo Archeologico Nazionale

Orari e Tariffe
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Accessibile
Servizi
Tipologia Collezioni
Storia dell'edificio
Pubblicazioni e Cataloghi

Cavalieri M., Le urne cinerarie etrusche del Museo Archeologico Nazionale di Parma, Parma, 2001.


Bolondi C., Laurencich Minelli L., La collezione etnografica del Museo di Parma, in B. Brea, A. Mutti (a cura di), ....Le terramare si scavano per concimare i campi..., Parma 1994, pp. 199-207.


Buffi E., Lanzoni G., Le monete puniche del Museo Archeologico Nazionale di Parma, "Rivista di Studi Fenici" 9, 1981, pp. 99-120.

Orsini B. (a cura di), Le lacrime delle ninfe: tesori d'ambra nei musei dell'Emilia-Romagna, Bologna, Compositori, 2010, p. 287.

Marini Calvani M., Museo archeologico nazionale di Parma, Ravenna, 2001.

Pagliani M.L., Museo Archeologico Nazionale, in Musei in Emilia Romagna, Bologna, Compositori, 2000, p. 33, n. 15.

Marini Calvani M., Il ruolo del Museo d'Antichità di Parma dagli scavi borbonici a Veleia alle ricerche della nascente paletnologia italiana, in Morigi Govi C., Sassatelli G. (a cura di), Dalla Stanza delle Antichità al Museo Civico. Storia della formazione del Museo Civico Archeologico di Bologna, Bologna 1984, pp. 483-492.

Frova A., Scarani R., Parma. Museo Nazionale di Antichità, Parma, 1965.
Palazzo della Pilotta
Piazzale della Pilotta, 15
Parma (PR)
Tel: 0521 233 617
Archeologia
Archeologia classica
Archeologia preistorica/paletnologia
Egittologia
Medaglistica
Numismatica
Archeologia medievale
Archeologia protostorica
Allestito nel Palazzo della Pilotta, venne costituito nel 1761 come Museo ducale d'Antichità da don Filippo di Borbone il quale, emulo del fratello, promotore delle campagne archeologiche di Ercolano e Pompei, volle dare sistemazione ai reperti rinvenuti nel corso degli scavi avviati dal 1760 a Macinesso, in prossimità della città romana di Veleia, dove nel 1747 era stata ritrovata la "Tabula Alimentaria", la più grande iscrizione in bronzo conosciuta di età romana. In Italia settentrionale il museo si configura quindi come uno dei primi esempi di organismo culturale destinato a fini conservativi in funzione di specifici rinvenimenti nel territorio. Nell'Ottocento, poi, le collezioni vennero incrementate dalle acquisizioni operate da Maria Luigia, duchessa di Parma, e dall’l'istituzione di una sezione preistorico-etnografica a cura di Luigi Pigorini.

Oltre al nucleo originario costituito dai reperti di Veleia, il patrimonio comprende anche altri materiali di provenienza locale, accorpati prima del 1785 dal direttore Paciaudi e riferibili ai centri antichi di Luceria, Parma e Fornovo. Più tardi si aggiungevano oggetti già appartenuti ai Farnese e ai Gonzaga, mentre le raccolte numismatiche andavano aumentando in seguito alle acquisizioni di esemplari provenienti da collezioni private, da Montechiarugolo, Chiaravalle e Lodi. Le raccolte preistoriche prendono corpo tra il 1867 e il 1875 sotto la direzione dell'archeologo di Fontanellato Luigi Pigorini, annoverato insieme al Chierici e allo Strobel tra i fondatori della paletnologia italiana, attraverso i resti della palafitta terramaricola di Parma e dell'insediamento palafitticolo di Castione Marchesi, unitamente a ceramiche, bronzi e manufatti in osso provenienti da Castellazzo di Fontanellato.
Sculture, suppellettili, vetri e monete di arte greca, romana, italiota ed etrusca di provenienza non locale, insieme alla raccolta egizia, nella quale si segnala il frammento della tomba del XV secolo a.C. proveniente da Menphi, compongono il quadro complesso e articolato di un patrimonio museale che è venuto stratificandosi e diversificandosi nel tempo sia sotto l’influsso di diverse motivazioni collezionistiche, sia nel naturale assolvimento della funzione di riferimento territoriale per gli scavi e le scoperte che si sono succedute nel tempo dalle fondazione dell’istituto sino al presente.
Un pezzo forte del museo è certamente costituito dal magnifico insieme dei bronzi di Veleia e dal ciclo statuario di dodici sculture rinvenute nella basilica della città romana, impareggiabile per importanza storica e archeologica. Oltre alla "Tabula Alimentaria" del II secolo, tra i reperti più rilevanti della raccolta debbono essere ricordati la tavola bronzea con frammenti della "lex de Gallia Cisalpina", il presunto ritratto di Antonino Pio, un ritratto di giovinetta della fine del I secolo d.C. e l'Ercole ebbro del II secolo d.C.
Una specifica sezione del percorso museale è dedicata ai resti di Parma romana e tardoantica, documentata da stele funerarie, iscrizioni, pavimentazioni musive e da oreficerie di età longobarda.

Housed in Palazzo della Pilotta, it was founded in 1761 as the Ducal Museum of Antiquities by Don Filippo of Bourbon who, like his brother who promoted the archaeological campaigns at Herculaneum and Pompeii, wanted a place to arrange the artefacts found during excavations started in 1760 at Macinesso, near the Roman town of Veleia, where the “Tabula Alimentaria”, the largest known bronze inscription of Roman times, was discovered in 1747. In northern Italy the museum is therefore one of the first examples of a cultural body created to keep specific items found in the territory. In the 19th century, the collections were increased thanks to purchases made by Marie Louise, Duchess of Parma, and by the creation of a prehistoric and ethnographic section by Luigi Pigorini.

Besides the original collection, represented by the finds from Veleia, there are other materials found locally, added before 1785 by the director Paciaudi and referring to the old centres of Luceria, Parma and Fornovo. Later, items that once belonged to the Farnese and Gonzaga families were added, while the numismatic collections increased following the acquisition of items from private collections, from Montechiarugolo, Chiaravalle and Lodi, The prehistoric collections were formed between 1867 and 1875 under the direction of the archaeologist from Fonatellato, Luigi Pigorini, who with Chierici and Strobel is considered one of the founders of Italian palaeo-ethnology, from the remains of the Terramare pile-dwelling in Parma and of the pile-dwelling settlement at Castione Marchesi, along with ceramics, bronzes and bone artefacts from Castellazzo di Fontanellato.
Sculptures, ornaments, glass and coins of Greek, Roman, Italiote and Etruscan art from non local sources, along with the Egyptian collection, which includes the fragment of the tomb of the 15th century BC from Memphis, make up the complex and varied heritage of the museum which has accumulated and diversified over time, both under the influence of different collection purposes and in the natural performance of its role as a point of reference in the territory for the excavations and discoveries that have taken place from its foundation until the present day.
A strong point of the museum is certainly the magnificent set of bronzes from Veleia and the cycle of twelve sculpted statues found in the basilica of the Roman town, of unparalleled historical and archaeological importance. Besides the second-century “Tabula Alimentaria”, among the most important exhibits we must mention the bronze tablet with fragments of the “lex de Gallia Cisalpina”, the presumed portrait of Antoninus Pius, a portrait of a young woman from the end of the first century AD and the Drunken Hercules of the second century AD.
A specific section of the exhibition is devoted to the remains of Roman and late-antique Parma, documented by funerary steles, inscriptions, mosaic floors and gold items from the Longobard period.

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