Armeria Albicini
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Lo scalone monumentale, realizzato dall’architetto bolognese Raimondo Compagnini nel 1778, è ornato nelle pareti laterali da due statue di Francesco Andreoli raffiguranti la “Munificenza” e la “Carità” (1815). Altre parti architettoniche furono aggiunte in seguito, come l’oratorio, progettato da Luigi Mirri in forme neoclassiche, consacrato nel 1797.
La facciata venne realizzata nel 1827, su disegno di Giuseppe Pani; nella parete esterna che taglia lo spigolo d’angolo fra la facciata e il prospetto laterale, in una nicchia, è collocato il gruppo statuario raffigurante la Carità, opera del plasticatore faentino Eugenio Saviotti.
Il palazzo dal 1922 è sede della Biblioteca, della Pinacoteca e dei Musei Civici.
Attualmente (2008) è in corso il progressivo trasferimento nel Complesso del San Domenico della Pinacoteca e dei Musei Civici, qui ancora parzialmente ospitati.
Prati L. (a cura di), Armeria Albicini, Forli: Piano museale 2003, Regione Emilia-Romagna, Istituto per i beni artistici, culturali e naturali, Bologna, Centro regionale per il catalogo e la documentazione, 2003.
Armeria Albicini, in I musei di qualità della regione Emilia-Romagna 2010-20112, Bologna, Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna, 2010, p. 45.Piraccini O., Armeria Albicini, in Musei in Emilia Romagna, Bologna, Compositori, 2000, p. 174, n. 17.
Pinti P., Armi e Arte. Un viaggio per musei, chiese e castelli alla ricerca di armi antiche, alla scoperta di cose belle, Ascoli Piceno, 1997.
Bolzani R., Masini S., Rotazzo G., L'antico valore. Genti e terre di Romagna dalle Compagnie di Ventura al Risorgimento, Milano, 1993.
Corso della Repubblica, 72
Forlì (FC)
Tematico
Etnologia/Etnografia
La raccolta è quasi interamente costituita dalle armi collezionate dal marchese Raffaello Albicini e donate alla città dal figlio Livio all'inizio del '900. Inizialmente collocata nel Palazzo della Missione, l'Armeria è stata trasferita nel 1922 all'interno di Palazzo Merenda dove tuttora conserva pressoché intatto l'originale ordinamento. L'allestimento, in tre grandi ambienti del piano nobile decorati con gli emblemi araldici delle principali famiglie forlivesi, con la disposizione delle armi 'a trofeo' e la parata di armi in asta restituisce il gusto vagamente neogotico del collezionista. Sono in mostra oltre settecento esemplari di armi dal sec. XV al secondo Ottocento. Si va dalle armi in asta (falcioni, partigiane, roncole, corseche, alabarde, quadrelloni da breccia, lance, oltre ad un brandistocco a lame retrattili) alle armature (alcune delle quali di altissimo valore storico, come nel caso dell'armatura da torneo appartenuta a Bruno Zampeschi, signore di Forlì nel secondo '500). Particolarmente nutrita la raccolta di spade e spadini. Tra i diciassette archibugi figura il cinquecentesco Sforza Pallavicino, con la cassa ornata da una lamina in ferro finemente lavorata a traforo, con motivi a girali e figurette di satiro. Tra le armi da fuoco corte, una pistola del "Maestro dei tralci a testa di animale" (1620 c.) ed una pistola "Acquafresca" (1695 c.). All'Armeria Albicini è stata annessa una raccolta di armi varie provenienti dal Congo, donata da Virginia Pedriali alla città di Forlì.