Antico Cimitero Ebraico



Bologna (BO)
di terra ortiva e alberata, presso il Monastero di San Pietro Martire, dove verrà impiantata l’area funeraria. Dopo un lungo periodo di prosperità economica e di grande vivacità culturale, nel corso del XVI secolo la componente ebraica della città subisce gli effetti di un netto inasprimento delle politiche papali e delle restrizioni imposte agli ebrei.
Nel 1569 papa Pio V emana la Bolla "Hebraeorum gens" e impone la cacciata
degli ebrei dallo Stato Pontificio, con eccezione degli abitanti delle città di Roma, Ancona e Avignone. Nello stesso anno, il 29 novembre, il Pontefice promulga un Breve con cui interviene direttamente sulla situazione bolognese, imponendo il passaggio della proprietà del terreno
del cimitero ebraico alle monache del Monastero di San Pietro Martire.
Il documento pontificio, inoltre, autorizza a “disseppellire e far trasportare, dove loro piaccia,
i cadaveri, le ossa e gli avanzi dei morti; di demolire o trasmutare in altra forma i sepolcri
costruiti dagli ebrei, anche per persone viventi; di togliere affatto, oppure raschiare e cancellare le iscrizioni ed altre memorie, anche
scolpite nel marmo”. Papa Pio V dispone la profanazione delle sepolture e la distruzione del cimitero ebraico di via Orfeo, con l’obiettivo di cancellare
ogni traccia della presenza degli ebrei a Bologna. Il ricordo dell’esistenza del cimitero ebraico rimane nelle fonti d’archivio nella dicitura “Orto degli Ebrei”, che si conserva fino al XVIII secolo inoltrato nei Bilanci del Monastero di San Pietro Martire, in cui vengono registrate regolarmente le cifre ricavate dall’affitto del terreno come orto.
Le uniche quattro lapidi molto probabilmente superstiti del cimitero ebraico di via Orfeo sono conservate al Museo Civico Medievale di Bologna: lapide di Yoav da Rieti (XVI sec.), lapide di Avraham Yaghel da Fano (1508 ), lapide di Shabbathai Elchanan (1546), lapide di Menachem Ventura (1555).