Manfredini Giovanni
1963/ vivente
dipinto
legno/ polvere di conchiglia/ vinavil/ nerofumo/ vernice damar
cm 153 (la) 203 (a)
(2001? - 2001?)
L’opera nasce dal contatto del corpo dell’artista su una superficie trattata mediante reagenti, capaci di registrarne il segno, cui segue l'intervento pittorico realizzato con una mistura di resina e polvere di conchiglia per dare alla superficie pittorica l’apparenza della pelle ustionata.


La corporeità è protagonista nella ricerca di Giovanni Manfredini: soggetto centrale e allo stesso tempo pratica diretta, la sagoma del corpo dell’artista viene impressa direttamente sulla superficie dei dipinti. Successivi interventi pittorici accrescono la definizione e la plasticità dell’impronta, fino a trasformarla in una indefinita presenza umana che emerge verso l’esterno. I "Tentativi di esistenza" diventato ritratti dell'artista particolarmente emozionanti, soprattutto in relazione alla vicenda biografica di Manfredini, che all'età di due anni rimase gravemente ustionato e affrontò un lungo e doloroso percorso di guarigione.
"La ricerca reiterata su un unico tema, l’impronta del corpo, del suo corpo, diversificato nello spazio dell’opera, pone il lavoro di Giovanni Manfredini ad essere considerato non solo per l’ormai affermata qualità estetica, ma anche per l’approfondimento di nuovi significati e contenuti trasmessi dalla sua pittura antropocentrica. Attraverso la tecnica del calco corporeo, trattato pittoricamente su velature di nerofumo, Giovanni Manfredini si confronta, con poetica drammatica, sia con l’immanente, sia con il trascendente: le opere compiute nel biennio 2002-2003 lasciano emergere, nella luce di rembrantiana memoria, gli elementi della realtà fisica più vitale, come in Senza Titolo del 2002, oppure approcci materici che trasformano il suo corpo in indefinibili metamorfosi animali o in decomposizioni fisiche rigenerate in parziali ectoplasmi; mentre altri lavori evocano il mistero di ciò che trascende la realtà sensibile, unitamente alla figura umana che si nutre e dialoga con la potente sorgente di luce, ed energia, che proviene da un ipotetico cielo. Si tratta di un ciclo che attesta la maturità dell’artista emiliano che, dagli esordi denominati eloquentemente tentativi d’esistenza, del 1996, svincola il discorso da riferimenti puramente fisici verso significati più escatologici, rendendo più cogente il contenuto del suo interessante lavoro" (C. Collina, 2004). (APL)