Biblioteca Malatestiana
Sul timpano del portale campeggia l’elefante, emblema dei Malatesti, con il motto Elephas Indus culices non timet (“L’elefante indiano non teme le zanzare”), mentre ai lati dell’architrave e sui capitelli delle lesene, sono raffigurati i simboli araldici della grata, delle tre teste e della scacchiera. La porta in legno di noce scuro è opera di Cristoforo da San Giovanni in Persiceto e reca la data 15 agosto 1454. L’araldica dei Malatesti è riprodotta anche all’interno, sui capitelli delle colonne della sala e sui 58 plutei (29 per parte), gli imponenti banchi di legno di pino ravennate in cui si conservano i codici incatenati come da tradizione quattrocentesca.
loc. Cesena
Cesena (FC)
Arte medievale (XI-XV secolo)
Storia medievale
Varcato il maestoso portale, l’impressione è quella di trovarsi in una “chiesa laica”: la biblioteca ha una pianta basilicale a tre navate, tutte e tre con copertura a volte, a botte quella centrale, a crociera quelle laterali, un poco più larghe e basse. La luce, distribuendosi dalle finestrelle archiacute, si ripartisce nelle navate laterali, mentre la navata centrale è illuminata dal grande rosone posto sul fondo. Da qui un suggestivo fascio di luce cade sulle epigrafi del pavimento, che rinnovano la memoria del donatore: “Mal(atesta) Nov(ellus) Pan(dulphi) fil(ius) Mal(atestae) nep(os) dedit” (“Malatesta Novello figlio di Pandolfo nipote di Malatesta diede”).
L’accuratezza della biblioteca Malatestiana insieme a una pressoché perfetta conservazione determina un ambiente talmente suggestivo da permettere all’odierno (e futuro) visitatore di eliminare virtualmente le incolmabili distanze spazio-temporali che lo separano dall’effettivo momento in cui essa fu creata.
Il percorso museale all’interno della Biblioteca comprende l’ampio e luminoso Corridoio Lapidario che conserva epigrafi del XVII-XVIII sec., vestigia bizantine e romaniche, terrecotte gotiche, elementi lapidei del Trecento e del Quattrocento ed elementi architettonici di varie epoche.
Segue il corridoio delle immagini con le riproduzioni sia del patrimonio librario che dell’evoluzione architettonica dell’edificio, oltre a una raccolta di carte geografiche di grande formato dei sec. XVI-XVIII. A chiusura, la Biblioteca “Piana”, la collezione di papa Pio VII Chiaramonti ricca di circa 5500 volumi a stampa dei secoli XV-XIX, un sessantina di codici e vari manoscritti, che manifestano gli interessi del pontefice per le belle arti, l'antiquaria, la numismatica.