Regio VIII. Luoghi, uomini, percorsi dell'età romana in Emilia-Romagna
San Giovanni in Persiceto
Aspasia
2006
pp. 318-319
Archeologia in Valle del Samoggia: studi e ricerche sul popolamento antico
Bazzano
2002
Il Tesoro nel pozzo. Pozzi-deposito e tesaurizzazioni nell'antica Emilia
Modena
Panini
1994
Un secolo di archeologia: dall'album all'informatica
Bologna
AGE
1992
Un secolo di archeologia: dall'album all'informatica
Bologna
AGE
1992
Modena
Panini
1988
Modena
1988
Modena
Panini
1988
Miscellanea di studi archeologici e di antichità
Modena
Aedes Muratoriana
1986
La Rocca ed il Museo Civico di Bazzano
Bologna
University Press
1986
Modena
Panini
1983
insediamento sparso
secc. II a.C./ V d.C.
In seguito al processo di penetrazione romana, il territorio viene a trovarsi al confine tra la giurisdizione amministrativa delle colonie di Mutina e di Bononia e condivide, sia pure in tono minore, le stesse modalità insediative della contigua e più importante valle del Panaro.
Insediamenti sparsi a carattere rurale in sintonia con le caratteristiche geomorfologiche del territorio e della rete itineraria punteggiano soprattutto i pianori e i rilievi, mostrando generalmente una certa modestia edilizia. Più di rado gli impianti si distinguono per una maggiore qualità e ricchezza degli arredi, come evidenzia la testa in marmo greco (II sec. d.C.) di divinità femminile proveniente dal greto del Samoggia presso Stiore di Monteveglio e attribuibile alla decorazione di una villa o a un piccolo luogo di culto.
Il concentrarsi di emergenze romane intorno al vicino centro di Savignano, nella contigua provincia di Modena, unitamente all'esistenza di un grosso impianto produttivo per la realizzazione di laterizi e ceramiche, fa invece qui ipotizzare l'esistenza di un nucleo insediativo di maggiore spessore e rilevanza, che potrebbe anche corrispondere ad un vicus, da porsi in relazione con la cosiddetta “via Claudia”, la strada romana lungo la valle del Panaro che doveva collegare Mutina con Bononia servendo l’ampia fascia pedemontana a sud della via Aemilia.
Singolari, anche per lo sguardo che permettono di gettare sulla quotidianità tardo-antica, sono i pozzi-deposito di Castello di Serravalle (pozzo Sgolfo) e Bazzano (pozzo Casini), in origine presumibilmente pertinenti ad edifici romani, poi adibiti a nascondiglio in un momento di profondo sconvolgimento, certamente connesso con episodi bellici della conquista longobarda, che si verificò in un’ampia area dell’Emilia concentrandosi soprattutto nell'ambito della valle del Panaro.
Un'interessante campionatura di materiali, esemplificativi degli usi e dei modi di vita delle comunità locali tra Tardoantico e alto Medioevo (attrezzi da carpenteria, pesi in piombo da stadera, un utensile per misurazioni lineari, contenitori di legno, oggetti per la cura personale, recipienti in ceramica e due eleganti brocche in bronzo) fu attentamente occultata con l'intenzione di un successivo recupero, che non dovette mai più avvenire.