Longiano

Castello Malatestiano
Longiano

Longiano, veduta aerea del castello. Foto di Nazario Spadoni. Fototeca IBC, 1993
piazza Malatestiana, 1
Longiano (FC)
tel 0547 665850, 0547 665 420
Nella Romagna sud-orientale, Longiano è situata a poca distanza della via Emilia su un rilievo ai margini della valle del Rubicone che domina la pianura fra Cesena e Rimini, a metà strada tra l’Adriatico e l’appennino.

Già insediato in epoca protostorica da genti di cultura villanoviana provenienti da Verucchio, secondo la tradizione il sito sarebbe stato fortificato durante le guerre tra bizantini e longobardi, quando venne occupato come la vicina Montiano dagli abitanti fuggiti dalle pianure.

Dalla Chiesa al comune riminese
Parte della ‘romanìola’ ex-bizantina donata al papa nel secolo VIII dai re franchi, Longiano fece a lungo riferimento all’orbita di Rimini. Nel 1059 il castrum Lonzano - così citato per la prima volta in occasione della concessione di suoi fondi a un conte Everardo - apparteneva come altri della zona alla diocesi riminese, autonoma a differenza di quelle vicine dalla potente Chiesa di Ravenna, che controllava diverse località anche in questa area.
Dalla fine del XII secolo e per tutto il successivo Longiano fu poi costantemente legato al comune di Rimini, che stava allora consolidando i legami con il territorio anche ponendosi in contrasto con la Chiesa cittadina e la diocesi ravennate.
La fedeltà a Rimini venne rafforzata dai ripetuti tentativi dei Cesenati di impadronirsi del castello: un patto di fedeltà alla città adriatica venne siglato dagli abitanti nel 1199, quando il castello, distrutto l’anno prima dai Cesenati, fu ricostruito e fortificato da Rimini; un altro attacco sferrato da Cesena nel 1216 fu seguito nel 1233 da un nuovo atto di devozione a Rimini siglato da Longiano con Verucchio e altri castelli vicini in funzione antiurbinate.

Longiano malatestiana
Nel 1278 il papa ottenne il riconoscimento imperiale dei suoi diritti della Romagna, a conclusione di una lunghissima disputa che aveva infiammato l’intera Romagna, e che avrebbe suscitato anche il seguito la ribellione dei signori ghibellini. Un ennesimo tentativo di Cesena di impadronirsi di Longiano ebbe luogo nel 1297, quando ormai da due anni si era imposta a Rimini la signoria di fatto dei guelfi Malatesta. Con Rimini, anche Longiano era passato ai nuovi signori; ma già nel 1301, nell’intento di contenere le loro ambizioni, Bonifacio VIII assegnò il castello a Gherardo Mazzolini, già podestà di Cesena e ora vicario di Santarcangelo, membro di un’importante famiglia guelfa che ambiva alla signoria cesenate, in passato alleata ai Malatesta.
La morte del papa segnò il tramonto delle ambizioni dei Mazzolini e riportò ben presto a Longiano i Malatesta. Questi avrebbero tenuto il castello quasi senza interruzione per oltre un secolo e mezzo, ampliandolo e fortificandolo a più riprese, come già avvenuto dopo l'attacco cesenate del 1297, con la dotazione di bastioni e di più cinte murarie, e migliorandone con il tempo anche le funzioni residenziali.
Nel corso del Trecento l'aggressivo espansionismo malatestiano in Romagna e nelle Marche, concluso con la concessione del vicariato apostolico di Rimini, Pesaro, Fano e Fossombrone, indusse il papa a creare un cordone sanitario attorno a Rimini ricostituendo il vicariato di Santarcangelo, presto controllato come il Cesenate dai potenti signori, che comprese diversi castelli vicini ma non Longiano, prediletta dai Malatesta. Qui si ritirò per morirvi nel 1429 Carlo, esperto condottiero e massimo moderatore della politica italiana fra Tre e Quattrocento. Nuovi contrasti con la Chiesa avrebbero portato i Malatesta a perdere nel 1463, con l’esclusione della sola capitale, tutti i loro dominii riminesi, che passarono sotto il controllo diretto del papa, seguiti due anni dopo dalle terre cesenati.

Nello stato della Chiesa: il feudo Rangoni
A inizio Cinquecento Longiano entrò così a far parte – nonostante la resistenza opposta dagli abitanti - dell’effimero Ducato di Romagna con capitale Cesena creato da papa Alessandro VI per il figlio Cesare Borgia, dominio che venne presto sostituito da una breve occupazione veneziana, favorita dalla cessione di Rimini alla Serenissima da parte dell'indebitato ultimo signore del casato malatestiano.
Recuperati definitivamente tutti i territori romagnoli dopo la sconfitta della Serenissima a Agnadello, il nuovo papa Giulio II li annesse direttamente nella compagine statale, cancellando il sistema dei vicariati signorili, mentre singoli feudi venivano concessi a famiglie di provata fedeltà o come riconoscimento per meriti acquisiti sul campo.
Nel 1519 Longiano veniva così dato al conte modenese Guido Rangoni – rientrato nei ranghi papali dopo aver tentato di recuperare Bologna ai parenti Bentivoglio, perdendo per questo il feudo di Spilamberto, e combattuto per i Veneziani - a compenso della campagna militare da lui condotta due anni prima per conto della Chiesa contro Francesco Maria della Rovere per dare ai Medici il Ducato di Urbino. Rangoni promosse una serie di interventi tesi a valorizzare le funzioni residenziali del castello, eliminando parte delle fortificazioni malatestiane e realizzando la loggetta e le decorazioni di cui rimane testimonianza negli affreschi dello studiolo. Il figlio di Guido, Baldassarre, perseguitato dall’Inquisizione per sospetta eresia, nel 1559 perse il feudo di Longiano, riottenendolo tre anni dopo per aver combattuto gli ugonotti al servizio del re di Francia; alla sua morte nel 1581 Longiano tornò allo stato pontificio, che lo avrebbe conservato fino alla conquista francese, e ripreso dopo la Restaurazione.

Una nuova funzione per il castello
Nei quattrocento anni di dominio pontificio le obsolete fortificazioni romagnole persero progressivamente le loro funzioni militari, venendo - quando non lasciate in rovina - riconvertite a nuovi usi. Subito dopo l’Unità d’Italia il castello di Longiano, divenuto sede del municipio, venne ristrutturato e decorato con le immagini di personaggi illustri della storia cittadina dai pittori Giovanni Canepa e Girolamo Bellani, autori anche degli affreschi del teatro Petrella costruito a Longiano in quegli stessi anni, dei teatri di Cesenatico e Imola e della bolognese villa Baruzziana. Il mantenimento nel tempo della funzione istituzionale contribuì alla conservazione dell’edificio, pur modificato nelle strutture per rispondere ai suoi nuovi compiti.
Verso la fine della seconda guerra mondiale il sottosuolo tufaceo della collina su cui sorge il castello venne attrezzato, a venti metri di profondità dalla piazza sovrastante, a rifugio per la popolazione, in grado di ospitare fino a duemila persone, durante i violentissimi bombardamenti ai quali fu sottoposto il paese. Rimasto sede della residenza comunale fino al 1989, il castello è oggi sede della Collezione permanente della Fondazione Tito Balestra che conserva importanti opere artistiche soprattutto del Novecento.

VISITA
Il borgo cinto dalle mura malatestiane, con tre porte di accesso, si inerpica sui fianchi del colle sovrastato dal castello a pianta trapezoidale, affiancato dalla slanciata torre civica; il fronte orientale, alto sulla pianura, è caratterizzato da due massici torrioni quadrangolari raccordati da una cortina con una sopraelevazione recente.
All’interno del castello, una piazzetta con un balcone panoramico ospita la vera da pozzo veneziana; una lastra secentesca d’arenaria affissa sulla facciata riporta le misure lineari. Le sale interne che un tempo ospitavano il consiglio e la giunta comunale sono decorate dagli affreschi ottocenteschi di Giovanni Canepa e Girolamo Bellani con i ritratti di illustri cittadini di Longiano: il latinista Sebastiano Fausto, Girolamo Ferri maestro di Vincenzo Monti, il musicista Giulio Belli, il teologo e giurista Giovan Battista Paroletti. Nel maschio con rifacimenti di epoca rinascimentale ha sede la fondazione Balestra, mentre la cappella sconsacrata è sede di mostre temporanee. Nel sottosuolo, il rifugio ospita alcuni reperti bellici ritrovati nel territorio.



Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Rubicone
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Comune di Rimini,
Malatesta,
Rangoni
Arte e Architettura

Stili architettonici e decorativi nel castello:

Storicismo Eclettismo Liberty
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

Fascismo Guerra Resistenza
Bibliografia
piazza Malatestiana, 1
Longiano (FC)
tel 0547 665850, 0547 665 420
Nella Romagna sud-orientale, Longiano è situata a poca distanza della via Emilia su un rilievo ai margini della valle del Rubicone che domina la pianura fra Cesena e Rimini, a metà strada tra l’Adriatico e l’appennino.

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Già insediato in epoca protostorica da genti di cultura villanoviana provenienti da Verucchio, secondo la tradizione il sito sarebbe stato fortificato durante le guerre tra bizantini e longobardi, quando venne occupato come la vicina Montiano dagli abitanti fuggiti dalle pianure.

Dalla Chiesa al comune riminese
Parte della ‘romanìola’ ex-bizantina donata al papa nel secolo VIII dai re franchi, Longiano fece a lungo riferimento all’orbita di Rimini. Nel 1059 il castrum Lonzano - così citato per la prima volta in occasione della concessione di suoi fondi a un conte Everardo - apparteneva come altri della zona alla diocesi riminese, autonoma a differenza di quelle vicine dalla potente Chiesa di Ravenna, che controllava diverse località anche in questa area.
Dalla fine del XII secolo e per tutto il successivo Longiano fu poi costantemente legato al comune di Rimini, che stava allora consolidando i legami con il territorio anche ponendosi in contrasto con la Chiesa cittadina e la diocesi ravennate.
La fedeltà a Rimini venne rafforzata dai ripetuti tentativi dei Cesenati di impadronirsi del castello: un patto di fedeltà alla città adriatica venne siglato dagli abitanti nel 1199, quando il castello, distrutto l’anno prima dai Cesenati, fu ricostruito e fortificato da Rimini; un altro attacco sferrato da Cesena nel 1216 fu seguito nel 1233 da un nuovo atto di devozione a Rimini siglato da Longiano con Verucchio e altri castelli vicini in funzione antiurbinate.

Longiano malatestiana
Nel 1278 il papa ottenne il riconoscimento imperiale dei suoi diritti della Romagna, a conclusione di una lunghissima disputa che aveva infiammato l’intera Romagna, e che avrebbe suscitato anche il seguito la ribellione dei signori ghibellini. Un ennesimo tentativo di Cesena di impadronirsi di Longiano ebbe luogo nel 1297, quando ormai da due anni si era imposta a Rimini la signoria di fatto dei guelfi Malatesta. Con Rimini, anche Longiano era passato ai nuovi signori; ma già nel 1301, nell’intento di contenere le loro ambizioni, Bonifacio VIII assegnò il castello a Gherardo Mazzolini, già podestà di Cesena e ora vicario di Santarcangelo, membro di un’importante famiglia guelfa che ambiva alla signoria cesenate, in passato alleata ai Malatesta.
La morte del papa segnò il tramonto delle ambizioni dei Mazzolini e riportò ben presto a Longiano i Malatesta. Questi avrebbero tenuto il castello quasi senza interruzione per oltre un secolo e mezzo, ampliandolo e fortificandolo a più riprese, come già avvenuto dopo l'attacco cesenate del 1297, con la dotazione di bastioni e di più cinte murarie, e migliorandone con il tempo anche le funzioni residenziali.
Nel corso del Trecento l'aggressivo espansionismo malatestiano in Romagna e nelle Marche, concluso con la concessione del vicariato apostolico di Rimini, Pesaro, Fano e Fossombrone, indusse il papa a creare un cordone sanitario attorno a Rimini ricostituendo il vicariato di Santarcangelo, presto controllato come il Cesenate dai potenti signori, che comprese diversi castelli vicini ma non Longiano, prediletta dai Malatesta. Qui si ritirò per morirvi nel 1429 Carlo, esperto condottiero e massimo moderatore della politica italiana fra Tre e Quattrocento. Nuovi contrasti con la Chiesa avrebbero portato i Malatesta a perdere nel 1463, con l’esclusione della sola capitale, tutti i loro dominii riminesi, che passarono sotto il controllo diretto del papa, seguiti due anni dopo dalle terre cesenati.

Nello stato della Chiesa: il feudo Rangoni
A inizio Cinquecento Longiano entrò così a far parte – nonostante la resistenza opposta dagli abitanti - dell’effimero Ducato di Romagna con capitale Cesena creato da papa Alessandro VI per il figlio Cesare Borgia, dominio che venne presto sostituito da una breve occupazione veneziana, favorita dalla cessione di Rimini alla Serenissima da parte dell'indebitato ultimo signore del casato malatestiano.
Recuperati definitivamente tutti i territori romagnoli dopo la sconfitta della Serenissima a Agnadello, il nuovo papa Giulio II li annesse direttamente nella compagine statale, cancellando il sistema dei vicariati signorili, mentre singoli feudi venivano concessi a famiglie di provata fedeltà o come riconoscimento per meriti acquisiti sul campo.
Nel 1519 Longiano veniva così dato al conte modenese Guido Rangoni – rientrato nei ranghi papali dopo aver tentato di recuperare Bologna ai parenti Bentivoglio, perdendo per questo il feudo di Spilamberto, e combattuto per i Veneziani - a compenso della campagna militare da lui condotta due anni prima per conto della Chiesa contro Francesco Maria della Rovere per dare ai Medici il Ducato di Urbino. Rangoni promosse una serie di interventi tesi a valorizzare le funzioni residenziali del castello, eliminando parte delle fortificazioni malatestiane e realizzando la loggetta e le decorazioni di cui rimane testimonianza negli affreschi dello studiolo. Il figlio di Guido, Baldassarre, perseguitato dall’Inquisizione per sospetta eresia, nel 1559 perse il feudo di Longiano, riottenendolo tre anni dopo per aver combattuto gli ugonotti al servizio del re di Francia; alla sua morte nel 1581 Longiano tornò allo stato pontificio, che lo avrebbe conservato fino alla conquista francese, e ripreso dopo la Restaurazione.

Una nuova funzione per il castello
Nei quattrocento anni di dominio pontificio le obsolete fortificazioni romagnole persero progressivamente le loro funzioni militari, venendo - quando non lasciate in rovina - riconvertite a nuovi usi. Subito dopo l’Unità d’Italia il castello di Longiano, divenuto sede del municipio, venne ristrutturato e decorato con le immagini di personaggi illustri della storia cittadina dai pittori Giovanni Canepa e Girolamo Bellani, autori anche degli affreschi del teatro Petrella costruito a Longiano in quegli stessi anni, dei teatri di Cesenatico e Imola e della bolognese villa Baruzziana. Il mantenimento nel tempo della funzione istituzionale contribuì alla conservazione dell’edificio, pur modificato nelle strutture per rispondere ai suoi nuovi compiti.
Verso la fine della seconda guerra mondiale il sottosuolo tufaceo della collina su cui sorge il castello venne attrezzato, a venti metri di profondità dalla piazza sovrastante, a rifugio per la popolazione, in grado di ospitare fino a duemila persone, durante i violentissimi bombardamenti ai quali fu sottoposto il paese. Rimasto sede della residenza comunale fino al 1989, il castello è oggi sede della Collezione permanente della Fondazione Tito Balestra che conserva importanti opere artistiche soprattutto del Novecento.

VISITA
Il borgo cinto dalle mura malatestiane, con tre porte di accesso, si inerpica sui fianchi del colle sovrastato dal castello a pianta trapezoidale, affiancato dalla slanciata torre civica; il fronte orientale, alto sulla pianura, è caratterizzato da due massici torrioni quadrangolari raccordati da una cortina con una sopraelevazione recente.
All’interno del castello, una piazzetta con un balcone panoramico ospita la vera da pozzo veneziana; una lastra secentesca d’arenaria affissa sulla facciata riporta le misure lineari. Le sale interne che un tempo ospitavano il consiglio e la giunta comunale sono decorate dagli affreschi ottocenteschi di Giovanni Canepa e Girolamo Bellani con i ritratti di illustri cittadini di Longiano: il latinista Sebastiano Fausto, Girolamo Ferri maestro di Vincenzo Monti, il musicista Giulio Belli, il teologo e giurista Giovan Battista Paroletti. Nel maschio con rifacimenti di epoca rinascimentale ha sede la fondazione Balestra, mentre la cappella sconsacrata è sede di mostre temporanee. Nel sottosuolo, il rifugio ospita alcuni reperti bellici ritrovati nel territorio.



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