Artisti, artigiani, architetti, produttori

Bologna (BO) , 1904 - Bologna (BO) , 1976
architetto

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Nasce a Bologna nel 1904 e si diploma nel 1926 all’Accademia di Belle Arti, iniziando l’attività in collaborazione con architetti bolognesi già affermati. Solo successivamente quando si trasferisce a Roma si laurea in architettura 1937.
Nella capitale conosce Marcello Piacentini e ne diviene allievo e collaboratore. Dalla metà degli anni trenta avvia un’intensa attività progettuale partecipando e vincendo numerosi concorsi nazionali; grazie alla sua approfondita conoscenza e capacità di elaborazione dei principi del razionalismo, diventa uno dei principali progettisti dello IACP di Bologna.
Nel 1934 l’Istituto Autonomo Case Popolari, bandisce un concorso nazionale per fabbricati ed alloggi destinati a famiglie numerose (le Popolarissime), aggiudicato al gruppo milanese di Franco Albini, Renato Camus e Giancarlo Palanti che propongono nei loro progetti le soluzioni dell’“existenz-minimum”. Le scelte tipologiche individuate dal gruppo milanese risultano però inadeguate alle esigenze richieste e l’Istituto incarica il giovane Santini di rivederne i disegni. Santini attento alle norme dell’ingegneria sanitaria adotta i progetti originali delle Siedlung: blocchi accostati in file parallele perfettamente orientati, separati tra loro da giardini passanti che accolgono gli spazi-gioco per bambini, l’asilo nido, i locali del “gruppo rionale fascista”. Tali progetti trovano diffusione attraverso varie mostre nazionali e non solo (Vienna e Ginevra nel 1935).
A questo primo lavoro segue nel 1938 l’incarico per il Villaggio della Rivoluzione alla pineta Zangheri (BO).
Santini si qualifica così a diventare uno dei principali protagonisti del razionalismo bolognese. Lavora anche per la Piancastelli, progetta la villa di Minganti, oggi distrutta. Progetta i nuovi impianti per la ditta Ansaloni negli anni ’50. Tra il 1955 e il 1958 è più volte membro della Commissione Edilizia del Comune di Bologna, presidente dell’Ordine degli Architetti dell’Emilia Romagna e membro dell’Accademia Clementina.
Collabora al Palazzo “Faccetta Nera” in via Marconi. Si ricordano altre importanti opere a Bologna come: la sede centrale del Credito Romagnolo, il cinema Metropolitan, il negozio di pellicce di Cohen. L’architetto pone grande attenzione nell’impiego dei colori, delle tecniche costruttive, dello studio dei dettagli e delle finiture, scegliendo cromatismi raffinati anche nelle abitazioni più modeste. Tra i suoi progetti del dopoguerra fa scandalo la villa in via XII Giugno, ricoperta di mosaici bianchi e verdi.

G. Gresleri, P. G. Massaretti (a cura di), Norma e arbitrio: architetti e ingegneri a Bologna 1850-1950, Marsilio, Venezia 2001, p. 407

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