il vecchio stabilimento
il vecchio stabilimento
il vecchio stabilimento
edificio dei pozzi "Rosso" e "Verde"
targa del pozzo "Verde"
targa del pozzo "Rosso"
il pozzo "Giallo"
pozzo di acqua salsa all'interno del parco
uno dei vialetti del parco
uno dei vialetti del parco
un grande tiglio nel parco
i pini secolari
Bertinoro

Fonti Preistoriche della Panighina

Orari e Tariffe
Per orari di visita e costi del biglietto consultare il sito web o contattare telefonicamente.
via Consolare, 2000
loc. Panighina
Bertinoro (FC)

La storia delle fonti della Panighina è una storia di scoperte e riscoperte. Nell'Ottocento furono notate in questa zona delle aree in cui la neve si scioglieva prima che in altre, la vegetazione non cresceva, e scavando apparivano polle di acqua salata. Intorno al 1870, il proprietario del terreno, Pietro Blasetti, fece analizzare l’acqua e scavò i primi due pozzi, che chiamò Rosso e Verde. La tradizione d'altronde diceva che l’acqua era stata già ‘scoperta’ da una mucca malata che si era risanata bevendola. Nel 1902, durante gli scavi per alcuni lavori di captazione di nuove vene, vennero scoperti interessantissimi manufatti che attestavano l’utilizzo dell’acqua dalla fine del Neolitico all'Età del bronzo. Si trattava della struttura in legno di un pozzo e di numerose suppellettili, tra cui brocche, boccali, scodelle, tazze e vasi: testimonianze dei primi utilizzatori. Ora questi oggetti sono conservati al Museo Civico Archeologico di Bologna. Nei primi anni del Novecento le acque della Panighina vennero portate ad importanti esposizioni internazionali, a Roma, Torino, Londra e Parigi, riportando notevoli successi. Negli anni Venti, accanto al piccolo stabilimento termale già edificato accanto ai pozzi, fu costruito un edificio liberty per ospitare il ristorante che fino ad allora si trovava in un precario edificio in legno. Il ristorante venne poi via via ampliato e restaurato fino ad assumere l’aspetto attuale. Negli anni ’60 le fonti ebbero il loro momento di maggior affluenza di visitatori che è andata poi calando. Nelle falde sono presenti ben sette tipi di acque minerali, ma attualmente sono potenzialmente attive solo tre fonti, quelle che affluiscono nei chioschi del parco, ricco di grandi alberi e aiuole.

Le fonti sono immerse in un parco di due ettari con aiuole, panchine e grandi alberi, in particolare pini domestici centenari, cipressi, tigli, cedri del libano e sequoie.

Caratteristiche delle acque:
salse (inclusi sottogruppi)
solforose (inclusi sottogruppi)

Personalità collegate:
Luigi Maria Ugolini (archeologo)
Giosuè Carducci (poeta)


Notizie storiche, culturali e paesaggistiche del contesto:

Arroccata sopra il colle che domina le fonti della Panighina, sorge Bertinoro, da cui lo sguardo spazia sulla pianura fino all’Adriatico. E’ questa una cittadina le cui origini risalgono almeno al secolo XI e che fu contesa fra forlivesi, cesenati e riminesi; ancora oggi conserva il caratteristico aspetto medioevale, con le strette vie, tratti delle mura perimetrali e due delle antiche porte. Simbolo della città di Bertinoro è la Colonna dell’Ospitalità che si erge sul fondo della piazza. Secondo la leggenda per evitare le liti fra le famiglie locali che si contendevano l’onore di ospitare i visitatori, fu innalzata, nel sec. XIII, la Colonna provvista di anelli per legarvi le cavalcature: un anello per ogni famiglia e a seconda di dove veniva legato il cavallo dal viaggiatore, lì cadeva la scelta dell’ospite. Ancora oggi questi luoghi offrono un’accoglienza calorosa fatta anche di cibi rustici ma gustosi e buon vino. Forlimpopoli, vicino centro collocato sulla via Emilia, fu municipio romano col nome di Forum Popilii; venne distrutto dai barbari nel 672 d.C. e solo verso l’anno 1000 ricominciò ad essere abitato. La sua ricostruzione si deve in gran parte agli Ordelaffi, signori di Forlì, così come l’aspetto attuale della Rocca che domina la piazza centrale. Forlimpopoli diede i natali a Pellegrino Artusi, famoso gastronomo; in sua memoria ogni anno hanno luogo le celebrazioni Artusiane, occasione per degustare la cucina locale.

The history of the Panighina springs is one of continual rediscovery. In the nineteenth century areas were discovered where the snow melted earlier than elsewhere, there was no vegetation and salty water could be dug up from the ground. Around 1870, the landowner, Pietro Bassetti, had the water analysed and then sunk two pits, Rosso and Verde (red and green). Legend has it that the beneficial effects of the water were discovered when a diseased cow recovered after drinking the water. In 1902, during some excavation work, some remains were found indicating that the water had been used from the end of the Neolithic period up to the Bronze Age. The remains were of a wooden structure used for a well and numerous chattels, including pots, pans, jugs, mugs and vases. Today these objects are in the City-governed Archeological Museums of Bologna and Cesena and the Imola Natural History Museum. At the beginning of the twentieth century, the waters of Panighina were taken to numerous important international exhibitions, in Rome, Turin, London and Paris, with great success. In the 1920s, a building in art nouveau style was constructed next to the existing premises with wells, as a restaurant and hotel, previously housed in a rickety wooden building. The restaurant was subsequently enlarged to its present size. The springs were most popular in the sixties. The water table comprised no less than seven types of mineral water, but now only three springs are active.
The springs are located in a wonderful Nature Reserve of two hectares [5 acres], with large trees, flowerbeds and benches. Particularly important are the more than a century-old pine trees, cypresses, lime trees, Lebanese cedars and redwoods.

Mineral water characteristics:
saltwater (including all subgroups)
sulphureous (including all subgroups)

Personalities:
Luigi Maria Ugolini (archeologist)
Giosuè Carducci (poet)

Historical, cultural and landscape context information:

Bertinoro is built on the hilltop dominating the Panighina springs and overlooking the plain as far as the Adriatic sea. The town dates back to at least the eleventh century and was disputed by rival factions from Forlì, Cesena and Rimini. Even today it has a medieval imprint, with narrow alleyways, parts of a perimeter wall and two ancient gateways. The symbol of the city of Bertinoro is the Pillar of Hospitality, rising up from the main square. Legend has it that in order to avoid squabbles among local families keen to provide guests with hospitality, the Pillar was built in the thirteenth century with rings to tie up horses: one ring for each family. The visitor tied his horse to a ring and the corresponding family looked after him. The town is still one which provides a warm welcome with tasty local dishes and excellent wines. Forlimpopoli, a town on the via Emilia, was a Roman borough called Forum Popilii, destroyed by the Barbarians in 672 A.D. and repopulated only towards the year 1000. The reconstruction owed a great deal to the Ordelaffi family, noblemen from Forlì, who also renovated the Fortress dominating the main square. Forlimpopoli was the birthplace of Pellegrino Artusi, a famous gourmet, in whose honour a festival is held every year featuring local cuisine.




Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione, propri e di terze parti.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookie.