Museo e Casa Dante
Museo Dante, via Dante Alighieri, 2/A - Casa Dante, via Guido da Polenta, 4
Ravenna (RA)
produzione ravennate (?)
cassetta

legno di abete
cm 78 (la) 29 (a) 25 (p)
sec. XVII (1600 - 1699)
La cassetta contenne le ossa di Dante almeno dal 1677 al 1865. Sul fondo è ancora leggibile la scritta “DANTIS OSSA Denuper revisa die 3 Junij 1677 (ossa di Dante di nuovo riconosciute il giorno 3 Giugno 1677); mentre all’esterno si legge: “DANTIS OSSA a me Frè Antonio Santi hic posita Ano 1677 die 18 octobris” (ossa di Dante da me frate Antonio Santi qui poste nell'anno 1677 il giorno 18 ottobre).

È noto che il sepolcro di Dante Alighieri si trova a Ravenna, luogo in cui morì e fu seppellito il 14 Settembre 1321. Meno nota l’avventurosa peregrinazione, sebbene di pochissimi metri, che ebbero le ossa del Poeta, peregrinazione che è stata ricostruita storicamente da Corrado Ricci (ne "L’ultimo Rifugio") in seguito al fortuito ritrovamento della cassetta avvenuto nel 1865.
Dopo il funerale le spoglie vennero seppellite in una cappella fuori le mure del convento di San Francesco; nel 1396 i fiorentini, pentiti per aver esiliato il poeta in vita, ne chiesero a Ravenna la salma, per potergli dare un degno sepolcro in Santa Maria Novella. Ravenna darà il primo rifiuto di una lunga serie. Di nuovo nel 1429 i fiorentini fecero istanza e nel 1514 avevano ottenuto anche il benestare del Papa Leone X, ma non ottennero nulla in entrambi i momenti.
Nel 1519 furono l’Accademia Medicea e Michelangelo (che si era offerto di realizzare il mausoleo) a insistere col Papa, e i fiorentini, forti del parere favorevole del pontefice e approfittando anche dell’assenza in Ravenna del Magistrato dei Savi, giunsero presso la cappella del sepolcro dantesco intenzionati a portare via le “sacre” reliquie. La delusione fu bruciante quando si appurò che nel sepolcro v’era solo qualche foglia d’alloro e delle piccole ossa.
Fra il 1514 e il 1519 è da porsi il trafugamento delle ossa di Dante attuato dai frati francescani ravennati che, affezionati tanto all'amato poeta quanto all'orgoglio e onore di custodirne le ossa, mai avrebbero permesso lo spostamento della salma all'esterno del perimetro della loro fedele sorveglianza e custodia.
I frati fecero un pertugio nel muro in cui era addossata l’urna di Dante, forarono il marmo dell’urna nella parete posteriore e asportarono le ossa. “Cosi tutto è chiaro: i monaci, portando via le ossa di Dante, le avocarono a sé ma le salvarono in perpetuo a Ravenna” (Muratori , 1921).
I frati nascosero e custodirono la cassetta con le ossa del Poeta all'interno del convento fino al 1810, anno in cui furono costretti anch'essi, in linea con le soppressioni napoleoniche degli enti religiosi, a lasciare il convento. Prima del trasferimento i monaci decisero che avrebbero lasciato le ossa vicino al suo originario sepolcro.
Il 27 Maggio 1865 è la storica giornata in cui i muratori Pio Felletti e Angelo Dradi, che stavano lavorando per l’abbellimento della zona dantesca in vista dei festeggiamenti del VI centenario della nascita, trovarono la cassetta nascosta dai frati nella porta murata sita tra la cappella Rasponi e Braccioforte.