Salsomaggiore Terme

Castello di Scipione
Salsomaggiore Terme

Castello di Scipione, su gentile concessione dell'Associazione Castelli del Ducato di Parma e Piacenza
S.P.57
loc. Scipione Castello
Salsomaggiore Terme (PR)
tel 0524 572381
Nelle prime colline parmensi a sud di Fidenza, al confine con il piacentino, il castello domina la riva destra del fiume Stirone, a poca distanza da Salsomaggiore.

Il castello del sale
Edificato secondo la tradizione sulle rovine della villa del console Gneo Cornelio Scipione Calvo come presidio dei secolari pozzi di sale della vallata, il castello, citato a partire dal 1025, era parte della potente rete fortificata eretta tra Ceno e Taro dal casato obertengo dei Pallavicino lungo la via Francigena diretta a Roma, a controllo delle comunicazioni tra Emilia, Toscana e Liguria.
Con i castelli vicini Scipione esercitò a lungo un ruolo strategico nella politica filoimperiale dei Pallavicino, che ebbe il suo campo d’azione nelle guerre tra Parma e Piacenza per il controllo dell’area di confine incentrata su Borgo San Donnino, l’odierna Fidenza, intrecciandosi alle complesse vicende dinastiche del casato.
Già nel 1145 Oberto I aveva ceduto al comune di Piacenza, in cambio del loro infeudamento, Scipione e gli altri suoi beni posti nel territorio ecclesiastico parmense sulla sinistra Taro, anche allo scopo di dirimere le dispute patrimoniali tra i suoi figli. Alla fine del secolo un’altra divisione ereditaria assegnò Scipione al capostipite dei Pallavicino ‘lombardi’, Guglielmo, il cui erede Manfredo ottenne nel 1221 l’elevazione del feudo a marchesato, dando origine a un ramo distinto della famiglia.
In raccordo con le altre linee parentali, in particolare quella maggiore di Busseto, il ramo pallavicino di Scipione partecipò alla costruzione del potere economico del casato, basato sulla produzione e il commercio del sale, che - incrementato dall’apertura di nuovi pozzi nell’area di Salso – conferì a Scipione la denominazione di castello ‘del sale’.

Da fortezza militare a dimora signorile
Pesantemente danneggiato dagli attacchi nemici - dei piacentini guelfi nel 1267, e all’inizio del Quattrocento dei parmensi Rossi e di Ottobono Terzi - a metà del XV secolo il castello venne ricostruito e rafforzato da Lodovico e Giovanni Pallavicino, confermati nei loro diritti dagli Sforza, nuovi duchi di Milano.
Gli interventi mirarono soprattutto ad adeguare le strutture difensive alle nuove tecniche belliche connesse agli sviluppi dell’artiglieria, con l’abbassamento e l’inspessimento delle mura, l’inserimento di una torre circolare, il rinforzo degli accessi e la realizzazione di un profondo fossato, mentre gli ambienti interni venivano riccamente decorati.
A partire da metà Cinquecento la pace di Cateau Cambresis e la politica accentratrice del ducato farnesiano – che portò un Pallavicino di Scipione, Camillo, a ordire l’assassinio del duca Pier Luigi – ridimensionò gradualmente le funzioni militari dei castelli dell’area. Nella seconda metà del Seicento il castello fu così sottoposto a ulteriori interventi che lo resero una sfarzosa dimora nobiliare, arricchita da un portale d'ingresso al cortile d'onore, un loggiato panoramico e saloni affrescati e decorati.

Dal Novecento agli anni Duemila
Estinto nel 1776 il ramo pallavicino di Scipione, il castello passò per matrimonio ai Fogliani Sforza d'Aragona; questi lo mantennero fino agli inizi del secolo XX, quando l’ultima discendente lo lasciò all’Opera nazionale orfani di guerra, che lo destinò a colonia.
Tra i primi edifici storici della regione a essere dichiarato, nel 1922, monumento Nazionale, nel corso del secondo conflitto mondiale il castello divenne un campo di concentramento per prigionieri politici e cittadini di paesi nemici, soprattutto sloveni e dalmati, poi campo di smistamento degli ebrei destinati alla deportazione.
Dopo anni di abbandono, il castello fu acquistato nel 1969 dal diplomatico danese von Holstein che ne fece dono alla moglie Maria Luisa, dei Pallavicino di Zibello.
Ampiamente restaurato, l’edificio è stato in parte aperto al pubblico nel 2008. Nel 2011 altri interventi condotti dall’attuale proprietario, l’architetto von Holstein, hanno interessato numerose porzioni dell’edificio, consentendo il recupero di alcune decorazioni quattrocentesche, uniche nella zona, il restauro degli affreschi e degli stucchi seicenteschi e dei colori originali sulle pareti. I nuovi ambienti sono stati aperti alle visite l’anno successivo, mentre la torre di guardia e la sala adiacente l'antico ingresso sono state adibite a piccolo residence.

VISITA
Dal piccolo borgo medievale abbarbicato lungo il pendio della collina si raggiunge il torrione di ingresso, sormontato dallo stemma dei Pallavicino. Un elegante portale secentesco ad arco conduce al cortile d'onore che collega il castello con la chiesa di san Silvestro. Sullo spigolo meridionale si erge la terrazza panoramica con il porticato angolare, dominata dalla quattrocentesca torre cilindrica ‘alla piacentina’, mentre sul lato opposto è una torre a pianta quadrata.
Il fronte, inglobante il mastio e i merli ghibellini che coronavano l’edificio, presenta una muratura fortemente scarpata, frutto anch’essa degli interventi quattrocenteschi. Dal portale adiacente alla torre, la scalinata dei Cavalli in pietra conduce al giardino segreto sul retro ornato di piante ad alto fusto, roseti ed iris.
Il percorso di visita comprende, oltre all'antico ingresso e al cortile d'Onore, la galleria degli Antenati, con ritratti di membri illustri dei diversi rami della famiglia, il salotto Blu, la sala delle Armi, la sala da Pranzo imbandita "alla russa", la sala da pranzo Rossa, il salone Giallo, il salottino del Diavolo all'interno del mastio medievale, forse risalente alla seconda metà del XVI secolo, il corridoio di Santa Barbara, la biblioteca, il loggiato panoramico secentesco sostenuto dalle alte mura a scarpa, con porticato angolare ad archi a tutto sesto, e le sale dell'ala nord. Di particolare interesse sono i camini con lo stemma marchionale e i preziosi soffitti a cassettoni con decorazioni risalenti ai secoli XV-XVI.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Stirone (Taro),
via Romea Francigena | Cisa
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Pallavicino,
Fogliani Sforza d'Aragona
Arte e Architettura

Stili architettonici e decorativi nel castello:

Rinascimento e Manierismo,
Barocco e Rococò
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

Fascismo Guerra Resistenza
Bibliografia
S.P.57
loc. Scipione Castello
Salsomaggiore Terme (PR)
tel 0524 572381
Nelle prime colline parmensi a sud di Fidenza, al confine con il piacentino, il castello domina la riva destra del fiume Stirone, a poca distanza da Salsomaggiore.

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Il castello del sale
Edificato secondo la tradizione sulle rovine della villa del console Gneo Cornelio Scipione Calvo come presidio dei secolari pozzi di sale della vallata, il castello, citato a partire dal 1025, era parte della potente rete fortificata eretta tra Ceno e Taro dal casato obertengo dei Pallavicino lungo la via Francigena diretta a Roma, a controllo delle comunicazioni tra Emilia, Toscana e Liguria.
Con i castelli vicini Scipione esercitò a lungo un ruolo strategico nella politica filoimperiale dei Pallavicino, che ebbe il suo campo d’azione nelle guerre tra Parma e Piacenza per il controllo dell’area di confine incentrata su Borgo San Donnino, l’odierna Fidenza, intrecciandosi alle complesse vicende dinastiche del casato.
Già nel 1145 Oberto I aveva ceduto al comune di Piacenza, in cambio del loro infeudamento, Scipione e gli altri suoi beni posti nel territorio ecclesiastico parmense sulla sinistra Taro, anche allo scopo di dirimere le dispute patrimoniali tra i suoi figli. Alla fine del secolo un’altra divisione ereditaria assegnò Scipione al capostipite dei Pallavicino ‘lombardi’, Guglielmo, il cui erede Manfredo ottenne nel 1221 l’elevazione del feudo a marchesato, dando origine a un ramo distinto della famiglia.
In raccordo con le altre linee parentali, in particolare quella maggiore di Busseto, il ramo pallavicino di Scipione partecipò alla costruzione del potere economico del casato, basato sulla produzione e il commercio del sale, che - incrementato dall’apertura di nuovi pozzi nell’area di Salso – conferì a Scipione la denominazione di castello ‘del sale’.

Da fortezza militare a dimora signorile
Pesantemente danneggiato dagli attacchi nemici - dei piacentini guelfi nel 1267, e all’inizio del Quattrocento dei parmensi Rossi e di Ottobono Terzi - a metà del XV secolo il castello venne ricostruito e rafforzato da Lodovico e Giovanni Pallavicino, confermati nei loro diritti dagli Sforza, nuovi duchi di Milano.
Gli interventi mirarono soprattutto ad adeguare le strutture difensive alle nuove tecniche belliche connesse agli sviluppi dell’artiglieria, con l’abbassamento e l’inspessimento delle mura, l’inserimento di una torre circolare, il rinforzo degli accessi e la realizzazione di un profondo fossato, mentre gli ambienti interni venivano riccamente decorati.
A partire da metà Cinquecento la pace di Cateau Cambresis e la politica accentratrice del ducato farnesiano – che portò un Pallavicino di Scipione, Camillo, a ordire l’assassinio del duca Pier Luigi – ridimensionò gradualmente le funzioni militari dei castelli dell’area. Nella seconda metà del Seicento il castello fu così sottoposto a ulteriori interventi che lo resero una sfarzosa dimora nobiliare, arricchita da un portale d'ingresso al cortile d'onore, un loggiato panoramico e saloni affrescati e decorati.

Dal Novecento agli anni Duemila
Estinto nel 1776 il ramo pallavicino di Scipione, il castello passò per matrimonio ai Fogliani Sforza d'Aragona; questi lo mantennero fino agli inizi del secolo XX, quando l’ultima discendente lo lasciò all’Opera nazionale orfani di guerra, che lo destinò a colonia.
Tra i primi edifici storici della regione a essere dichiarato, nel 1922, monumento Nazionale, nel corso del secondo conflitto mondiale il castello divenne un campo di concentramento per prigionieri politici e cittadini di paesi nemici, soprattutto sloveni e dalmati, poi campo di smistamento degli ebrei destinati alla deportazione.
Dopo anni di abbandono, il castello fu acquistato nel 1969 dal diplomatico danese von Holstein che ne fece dono alla moglie Maria Luisa, dei Pallavicino di Zibello.
Ampiamente restaurato, l’edificio è stato in parte aperto al pubblico nel 2008. Nel 2011 altri interventi condotti dall’attuale proprietario, l’architetto von Holstein, hanno interessato numerose porzioni dell’edificio, consentendo il recupero di alcune decorazioni quattrocentesche, uniche nella zona, il restauro degli affreschi e degli stucchi seicenteschi e dei colori originali sulle pareti. I nuovi ambienti sono stati aperti alle visite l’anno successivo, mentre la torre di guardia e la sala adiacente l'antico ingresso sono state adibite a piccolo residence.

VISITA
Dal piccolo borgo medievale abbarbicato lungo il pendio della collina si raggiunge il torrione di ingresso, sormontato dallo stemma dei Pallavicino. Un elegante portale secentesco ad arco conduce al cortile d'onore che collega il castello con la chiesa di san Silvestro. Sullo spigolo meridionale si erge la terrazza panoramica con il porticato angolare, dominata dalla quattrocentesca torre cilindrica ‘alla piacentina’, mentre sul lato opposto è una torre a pianta quadrata.
Il fronte, inglobante il mastio e i merli ghibellini che coronavano l’edificio, presenta una muratura fortemente scarpata, frutto anch’essa degli interventi quattrocenteschi. Dal portale adiacente alla torre, la scalinata dei Cavalli in pietra conduce al giardino segreto sul retro ornato di piante ad alto fusto, roseti ed iris.
Il percorso di visita comprende, oltre all'antico ingresso e al cortile d'Onore, la galleria degli Antenati, con ritratti di membri illustri dei diversi rami della famiglia, il salotto Blu, la sala delle Armi, la sala da Pranzo imbandita "alla russa", la sala da pranzo Rossa, il salone Giallo, il salottino del Diavolo all'interno del mastio medievale, forse risalente alla seconda metà del XVI secolo, il corridoio di Santa Barbara, la biblioteca, il loggiato panoramico secentesco sostenuto dalle alte mura a scarpa, con porticato angolare ad archi a tutto sesto, e le sale dell'ala nord. Di particolare interesse sono i camini con lo stemma marchionale e i preziosi soffitti a cassettoni con decorazioni risalenti ai secoli XV-XVI.


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