Vigolzone

Castello di Grazzano
Vigolzone

Castello di Grazzano Visconti,
Castello di Grazzano Visconti,
Castello di Grazzano Visconti,
Castello di Grazzano Visconti,
Castello di Grazzano Visconti,
Castello di Grazzano Visconti,
Castello di Grazzano Visconti,
Castello di Grazzano Visconti
via Anna Visconti, 14
loc. Grazzano Visconti
Vigolzone (PC)
tel 0351 2778162
Nelle prime colline del piacentino, Grazzano occupa un'area pianeggiante lungo il rio omonimo all’imbocco della val Nure, tra Vigolzone e Podenzano.

Posta lungo la via 'del sale' che da Piacenza conduceva a Ferriere e da lì alla Liguria orientale, la località è citata attorno al Mille come proprietà del monastero piacentino di San Savino. Il permesso di costruirvi un castello venne concesso nel 1395 da Gian Galeazzo Visconti alla sorella Beatrice, figlia naturale del padre e moglie di Giovanni Anguissola - il casato piacentino che nel corso del secolo aveva consolidato un vastissimo patrimonio tra Nure e Trebbia stringendo forti legami con i signori di Milano ormai egemoni anche su quest’area.

Nel 1414 l’imperatore Sigismondo concesse in feudo Grazzano - ora dotato di un castello a base quadrata, con torrioni agli angoli e un ampio fossato - agli Anguissola, che videro confermati i propri diritti nel 1438 da Filippo Maria Visconti. Il ruolo di primo piano giocato nel 1547 da Giovanni Anguissola nell’assassinio di Pier Luigi, da poco duca di Parma e Piacenza, consegnò però i suoi beni nelle mani dei Farnese. Solo nel 1599 Ranuccio I concesse in feudo Grazzano con Maiano e Varano agli Anguissola di Vigolzone - feudo in seguito distaccatosi da quello di Vigolzone.

I Visconti di Modrone: il castello del Biscione
Nel 1870, con la scomparsa dell’ultimo Anguissola di Grazzano, il suo patrimonio – compreso il castello quasi in rovina, circondato da una chiesa, catapecchie e vecchie stalle - passò alla madre marchesa Fanny, e poi da questa al suo parente più prossimo, il milanese Guido Visconti di Modrone.
Ai primi del Novecento il figlio di questi, Giuseppe, si propose di trasformare quanto restava del castello in un villaggio neomedievale, realizzato nello stile storicistico eclettico in voga fin dalla metà del secolo precedente.
Il suo progetto si fondava su un programma al contempo storico-artistico, sociale e ‘dinastico’, teso a valorizzare i legami tra la famiglia e i suoi possedimenti piacentini esaltando la stretta interrelazione tra il casato – con il Biscione a suo emblema - il castello e la comunità locale. Le idee del conte – che assunse il ruolo di progettista e direttore dei lavori – trovarono realizzazione anche grazie alla collaborazione dell’architetto Alfredo Campanini, di origini emiliane e milanese d’adozione.
I notevoli lavori di ripristino e consolidamento dell’edificio furono così accompagnati da una rilettura in chiave ‘lombarda’ e viscontea delle sue parti strutturali - con importanti variazioni nei volumi e nella distribuzione degli spazi - e dei suoi apparati decorativi, in uno stile tra neogotico e neorinascimentale. L’intera fabbrica, comprese le torri, venne sopraelevata assumendo l’imponenza tipica delle fortezze viscontee, la torre cilindrica d'angolo a nord-est divenne quadrangolare per richiamare quella di nord-ovest, logge e camminamenti furono completati da merlature ghibelline, mentre sulle facciate in mattoni, rese più armoniche e severe, trovarono spazio graffiti e decorazioni di gusto lombardo.
Un ruolo di primo piano venne conferito agli apparati decorativi ‘in stile’ anche negli ambienti interni del castello, dove il conte intervenne pure nelle vesti di pittore e affrescatore, come nell’arredo urbano ricco di fontanelle, balconi, finestre, colonnine, stemmi e iscrizioni. I lavori continuarono per anni, creando un complesso che comprendeva anche la chiesa parrocchiale dei santi Cosma e Damiano, di origine duecentesca, la cappella di famiglia, l’albergo del Biscione, il palazzo dell’Istituzione, l’asilo in stile liberty e la cortevecchia. Il ruolo sociale e comunitario del borgo, nel suo legame strettissimo con il castello e il blasone famigliare, venne evidenziato con la realizzazione attorno all’edificio principale di nuovi alloggi, con laboratori e botteghe artigiane di falegnameria, intaglio, battitura del ferro e ricamo e una scuola di arti e mestieri.
Ancora su disegno del Visconti, attorno al castello venne realizzato un grande parco di dieci ettari in stile eclettico, che fondeva elementi dei giardini all'italiana e alla francese e dei parchi all'inglese.
A Grazzano nacque il grande regista Luchino Visconti, figlio di Giuseppe, ritratto dal padre con i sei fratelli e la madre Carla Erba sotto i portici del palazzo dell’Istituzione. Nel 1937 il re Vittorio Emanuele III concesse al conte il titolo di duca di Grazzano Visconti per i meriti acquisiti in campo assistenziale e per la promozione della formazione artigianale.
Il castello con il parco sono oggi aperti alle visite, mentre il borgo, ancora popolato dalle sue botteghe ospita numerosi eventi e manifestazioni.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Nure,
via Salaria dell'Olio o di Rapallo in val Nure
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Anguissola,
Visconti
Arte e Architettura

Stili architettonici e decorativi nel castello:

Storicismo Eclettismo Liberty
Bibliografia
via Anna Visconti, 14
loc. Grazzano Visconti
Vigolzone (PC)
tel 0351 2778162
Nelle prime colline del piacentino, Grazzano occupa un'area pianeggiante lungo il rio omonimo all’imbocco della val Nure, tra Vigolzone e Podenzano.

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Posta lungo la via 'del sale' che da Piacenza conduceva a Ferriere e da lì alla Liguria orientale, la località è citata attorno al Mille come proprietà del monastero piacentino di San Savino. Il permesso di costruirvi un castello venne concesso nel 1395 da Gian Galeazzo Visconti alla sorella Beatrice, figlia naturale del padre e moglie di Giovanni Anguissola - il casato piacentino che nel corso del secolo aveva consolidato un vastissimo patrimonio tra Nure e Trebbia stringendo forti legami con i signori di Milano ormai egemoni anche su quest’area.

Nel 1414 l’imperatore Sigismondo concesse in feudo Grazzano - ora dotato di un castello a base quadrata, con torrioni agli angoli e un ampio fossato - agli Anguissola, che videro confermati i propri diritti nel 1438 da Filippo Maria Visconti. Il ruolo di primo piano giocato nel 1547 da Giovanni Anguissola nell’assassinio di Pier Luigi, da poco duca di Parma e Piacenza, consegnò però i suoi beni nelle mani dei Farnese. Solo nel 1599 Ranuccio I concesse in feudo Grazzano con Maiano e Varano agli Anguissola di Vigolzone - feudo in seguito distaccatosi da quello di Vigolzone.

I Visconti di Modrone: il castello del Biscione
Nel 1870, con la scomparsa dell’ultimo Anguissola di Grazzano, il suo patrimonio – compreso il castello quasi in rovina, circondato da una chiesa, catapecchie e vecchie stalle - passò alla madre marchesa Fanny, e poi da questa al suo parente più prossimo, il milanese Guido Visconti di Modrone.
Ai primi del Novecento il figlio di questi, Giuseppe, si propose di trasformare quanto restava del castello in un villaggio neomedievale, realizzato nello stile storicistico eclettico in voga fin dalla metà del secolo precedente.
Il suo progetto si fondava su un programma al contempo storico-artistico, sociale e ‘dinastico’, teso a valorizzare i legami tra la famiglia e i suoi possedimenti piacentini esaltando la stretta interrelazione tra il casato – con il Biscione a suo emblema - il castello e la comunità locale. Le idee del conte – che assunse il ruolo di progettista e direttore dei lavori – trovarono realizzazione anche grazie alla collaborazione dell’architetto Alfredo Campanini, di origini emiliane e milanese d’adozione.
I notevoli lavori di ripristino e consolidamento dell’edificio furono così accompagnati da una rilettura in chiave ‘lombarda’ e viscontea delle sue parti strutturali - con importanti variazioni nei volumi e nella distribuzione degli spazi - e dei suoi apparati decorativi, in uno stile tra neogotico e neorinascimentale. L’intera fabbrica, comprese le torri, venne sopraelevata assumendo l’imponenza tipica delle fortezze viscontee, la torre cilindrica d'angolo a nord-est divenne quadrangolare per richiamare quella di nord-ovest, logge e camminamenti furono completati da merlature ghibelline, mentre sulle facciate in mattoni, rese più armoniche e severe, trovarono spazio graffiti e decorazioni di gusto lombardo.
Un ruolo di primo piano venne conferito agli apparati decorativi ‘in stile’ anche negli ambienti interni del castello, dove il conte intervenne pure nelle vesti di pittore e affrescatore, come nell’arredo urbano ricco di fontanelle, balconi, finestre, colonnine, stemmi e iscrizioni. I lavori continuarono per anni, creando un complesso che comprendeva anche la chiesa parrocchiale dei santi Cosma e Damiano, di origine duecentesca, la cappella di famiglia, l’albergo del Biscione, il palazzo dell’Istituzione, l’asilo in stile liberty e la cortevecchia. Il ruolo sociale e comunitario del borgo, nel suo legame strettissimo con il castello e il blasone famigliare, venne evidenziato con la realizzazione attorno all’edificio principale di nuovi alloggi, con laboratori e botteghe artigiane di falegnameria, intaglio, battitura del ferro e ricamo e una scuola di arti e mestieri.
Ancora su disegno del Visconti, attorno al castello venne realizzato un grande parco di dieci ettari in stile eclettico, che fondeva elementi dei giardini all'italiana e alla francese e dei parchi all'inglese.
A Grazzano nacque il grande regista Luchino Visconti, figlio di Giuseppe, ritratto dal padre con i sei fratelli e la madre Carla Erba sotto i portici del palazzo dell’Istituzione. Nel 1937 il re Vittorio Emanuele III concesse al conte il titolo di duca di Grazzano Visconti per i meriti acquisiti in campo assistenziale e per la promozione della formazione artigianale.
Il castello con il parco sono oggi aperti alle visite, mentre il borgo, ancora popolato dalle sue botteghe ospita numerosi eventi e manifestazioni.


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