Travo

Castello Anguissola
Travo

Castello Anguissola, su gentile concessione di www.comuni-italiani.it
piazza Trieste, 16
Travo (PC)
tel 0523 950121, 0523 492111 (IAT Piacenza)
Nell’appennino piacentino occidentale, Travo sorge nella media valle del Trebbia, tra Bobbio e Piacenza.

Da San Colombano ai Malaspina
Posta allo sbocco in pianura dell’importante via ‘del sale’ che da Piacenza portava a Genova lungo la val Trebbia, la corte di Travo - centro amministrativo del grande complesso aziendale di Rivergaro, comprendente Gossolengo - venne assegnata forse fin dalla sua fondazione al potente monastero di San Colombano di Bobbio, che ne ebbe conferma dall’imperatore alla fine del X secolo e di nuovo nel 1143.

Il sito venne fortificato in epoca ignota con un presidio, probabilmente già presente nel XII secolo, controllato dai Malaspina, la potente famiglia obertenga che dominava un ampio territorio fra genovese, Lunigiana e Garfagnana.
Lo scontro per il controllo delle alte valli appenniniche che dall’ultimo quarto del secolo oppose Obizzo Malaspina e i suoi figli a Genova e a Piacenza ridimensionò la presa territoriale del casato, indebolita anche dalle ripetute divisioni patrimoniali tra i suoi membri. L’egemonia piacentina venne sancita nel 1255 con la distruzione di numerosi presidi malaspiniani della val Trebbia, compreso il castello di Travo, ordinata dal podestà cittadino Oberto Pallavicino.

Il castello degli Anguissola
Nel 1302 ‘Trabano’ con Gazzola, Pradovera e Pigazzano venne dato da Alberto d'Austria al casato piacentino degli Anguissola, che nel corso di quel secolo riuscì ad acquisire una serie di fortezze tra Trebbia e Nure, comprese molte già dei Malaspina, consolidando il proprio potere anche grazie all’appoggio fornito all’espansione dei Visconti nell’Emilia occidentale.
I signori di Milano concessero nel 1337 il feudo di Travo, Bobbio e Caverzago a Bernardino Anguissola, confermandolo nel 1432 al pronipote Riccardino - titolare come figlio di una Visconti di uno stemma che esibiva il biscione visconteo al posto dell’originaria ‘anguilla’ del casato – a cui si fa risalire la linea degli Anguissola di Travo.
Persa ben presto Bobbio, ma confermati nel possesso di Travo anche dai Farnese nella seconda metà del Cinquecento, a fine Settecento gli Anguissola trasformarono il castello in una residenza signorile; ulteriori interventi finalizzati a valorizzare la funzione abitativa dell’edificio furono intrapresi nel corso dell’Ottocento.
La famiglia mantenne la proprietà del castello anche dopo i decreti napoleonici di abolizione dei feudi e fino al 1978, quando Maria Salini vedova Anguissola donò l’edificio al Comune, che dopo ampi restauri ne ha fatto la sede del municipio e del museo archeologico.

VISITA
Dell'originale impianto fortificato rimane l’imponente struttura lineare affacciata sulla piazza del borgo, con rare finestre trilitiche; il fronte verso il fiume si appoggia ai muri di contenimento delle acque.
Sono inoltre ancora identificabili la torre quadrata che fungeva da ingresso al borgo fortificato, un’altra di impianto simile, con finestre trilitiche, innestata tra le case del borgo, e una torre rotonda che si frappone tra quella di ingresso e il fiume.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Trebbia,
via Salaria o di Genova in val Trebbia
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Malaspina,
Anguissola
Bibliografia
piazza Trieste, 16
Travo (PC)
tel 0523 950121, 0523 492111 (IAT Piacenza)
Nell’appennino piacentino occidentale, Travo sorge nella media valle del Trebbia, tra Bobbio e Piacenza.

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Da San Colombano ai Malaspina
Posta allo sbocco in pianura dell’importante via ‘del sale’ che da Piacenza portava a Genova lungo la val Trebbia, la corte di Travo - centro amministrativo del grande complesso aziendale di Rivergaro, comprendente Gossolengo - venne assegnata forse fin dalla sua fondazione al potente monastero di San Colombano di Bobbio, che ne ebbe conferma dall’imperatore alla fine del X secolo e di nuovo nel 1143.

Il sito venne fortificato in epoca ignota con un presidio, probabilmente già presente nel XII secolo, controllato dai Malaspina, la potente famiglia obertenga che dominava un ampio territorio fra genovese, Lunigiana e Garfagnana.
Lo scontro per il controllo delle alte valli appenniniche che dall’ultimo quarto del secolo oppose Obizzo Malaspina e i suoi figli a Genova e a Piacenza ridimensionò la presa territoriale del casato, indebolita anche dalle ripetute divisioni patrimoniali tra i suoi membri. L’egemonia piacentina venne sancita nel 1255 con la distruzione di numerosi presidi malaspiniani della val Trebbia, compreso il castello di Travo, ordinata dal podestà cittadino Oberto Pallavicino.

Il castello degli Anguissola
Nel 1302 ‘Trabano’ con Gazzola, Pradovera e Pigazzano venne dato da Alberto d'Austria al casato piacentino degli Anguissola, che nel corso di quel secolo riuscì ad acquisire una serie di fortezze tra Trebbia e Nure, comprese molte già dei Malaspina, consolidando il proprio potere anche grazie all’appoggio fornito all’espansione dei Visconti nell’Emilia occidentale.
I signori di Milano concessero nel 1337 il feudo di Travo, Bobbio e Caverzago a Bernardino Anguissola, confermandolo nel 1432 al pronipote Riccardino - titolare come figlio di una Visconti di uno stemma che esibiva il biscione visconteo al posto dell’originaria ‘anguilla’ del casato – a cui si fa risalire la linea degli Anguissola di Travo.
Persa ben presto Bobbio, ma confermati nel possesso di Travo anche dai Farnese nella seconda metà del Cinquecento, a fine Settecento gli Anguissola trasformarono il castello in una residenza signorile; ulteriori interventi finalizzati a valorizzare la funzione abitativa dell’edificio furono intrapresi nel corso dell’Ottocento.
La famiglia mantenne la proprietà del castello anche dopo i decreti napoleonici di abolizione dei feudi e fino al 1978, quando Maria Salini vedova Anguissola donò l’edificio al Comune, che dopo ampi restauri ne ha fatto la sede del municipio e del museo archeologico.

VISITA
Dell'originale impianto fortificato rimane l’imponente struttura lineare affacciata sulla piazza del borgo, con rare finestre trilitiche; il fronte verso il fiume si appoggia ai muri di contenimento delle acque.
Sono inoltre ancora identificabili la torre quadrata che fungeva da ingresso al borgo fortificato, un’altra di impianto simile, con finestre trilitiche, innestata tra le case del borgo, e una torre rotonda che si frappone tra quella di ingresso e il fiume.


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