San Giorgio Piacentino

Rocca di San Giorgio
San Giorgio Piacentino

La Rocca Scotti
via Conciliazione, 3
San Giorgio Piacentino (PC)
tel 338 4425646
Nel piacentino orientale, San Giorgio si stende fra pianura e prima collina sulla riva destra del torrente Nure, a poca distanza dalla via Emilia.

La rocca Anguissola
Sorto nei pressi di un ponte romano sulla direttrice che da Piacenza a Velleia giungeva poi fino a Bardi, collegandosi ai percorsi francigeni e 'del sale' diretti in Toscana e in Liguria, il sito venne fortificato nel X secolo dai canonici del nuovo duomo piacentino dedicato a santa Giustina, per passare poi al monastero di san Savino.
Nel corso del XIII secolo San Giorgio entrò a far parte della rete fortificata tra il Trebbia e il Nure controllata dagli Anguissola, una delle maggiori famiglie guelfe di Piacenza.
Ad Alessandro Anguissola si deve la costruzione negli ultimi decenni del Cinquecento della rocca a ridosso dell’abitato, forse su disegno del Vignola, come presidio militare in appoggio al castello del borgo.

La villa degli Scotti
Fra il 1630 e il 1638, a seguito di una lunga disputa patrimoniale tra gli Anguissola, castello e rocca pervennero a Fabio Scotti del ramo di Castelbosco e Mamago, con loro imparentato, che ottenne dalla camera ducale farnesiana conferma dei suoi diritti e il titolo di conte di San Giorgio dietro pagamento di una forte somma. Prosciugato il fossato, il nuovo signore trasformò l’edificio militare, ampliandolo e modificandolo, per farne una villa destinata a residenza estiva, circondata da un ampio spazio aperto.
Nella seconda metà del Settecento gli ambienti di rappresentanza vennero decorati dal quadraturista milanese Felice Biella mentre all’esterno venne realizzato un giardino di stampo prospettico, focalizzato sulla dimora e articolato sull’orto creato sul tracciato del fossato e su tre stradoni a “patte d’oie” che partendo dal retro della rocca attraversavano la distesa verde giungendo fino ai confini della proprietà.

Gli interventi ottocenteschi
Nella prima metà del secolo successivo gli Scotti, ora Scotti della Scala, promossero numerosi interventi sulla rocca.
Tra il 1820 e il 1830 venne realizzato su progetto dell’architetto piacentino Antonio Tomba un importante intervento di restauro e ridisegno dell’edificio: le modifiche interessarono principalmente i fabbricati rurali di fronte alla rocca, trasformati in barchesse dotate di un lungo porticato e di due serre alle estremità, mentre alcune sale interne della rocca vennero decorate. con scene di genere dai pittori Giuseppe Badiaschi, Paolo Brandini e Luigi Schiaffini.
Nel 1840 il giardino all’italiana venne sostituito su consiglio della duchessa Maria Luigia da un giardino all’inglese progettato dal milanese Ambrogio Rossi, articolato attorno a una serie di effetti scenografici e pittoreschi, con soluzioni di grande interesse stilistico, architettonico e botanico in parte sopravvissute.
Nel 1890 furono erette sul tetto delle barcacce due torrette neogotiche come inquadramento dell’ingresso.

La rocca oggi
Passato nel corso dell’Ottocento per discendenza femminile prima ai Negri della Torre poi ai Gazzola di Settima che tuttora la detengono e che hanno l’hanno aperta alle visite, facendone anche la sede di eventi e manifestazioni.

VISITA
La struttura a pianta quadrata presenta ancor oggi l’aspetto esterno di un edificio fortificato grazie alla base a scarpa, al tracciato del fossato prosciugato con ponte levatoio e alle quattro guardiole angolari. Corona l’edificio un’originale torretta centrale impiantata su quattro abbaini in croce e formata da quattro corpi sovrapposti, a pianta quadrata e ottagonale.
L’ingresso si caratterizza per le barchesse porticate e dotate di serre dei primi decenni dell’Ottocento, coronate nel 1890 dalle due torrette neogotiche.
Di grande rilievo le decorazioni degli ambienti al piano terreno, in particolare quelle della biblioteca, realizzate nel 1760 dal quadraturista milanese Felice Biella nelle tonalità dei rosa e azzurri pallidi coniugati con il grigio e l’oro. Al 1825-1826 risalgono gli interventi decorativi dei piacentini Giuseppe Badiaschi, Paolo Brandini e Luigi Schiaffini. Nella sala da pranzo ottagonale, la cui volta è decorata con le Quattro stagioni con baccanti, sulle pareti sono dipinte le armi dei casati imparentati con la famiglia - Landi, Gonzaga, Pallavicino, Della Scala.
Lo splendido giardino all’inglese, il cui progetto è attestato da una ricca documentazione d’archivio, conserva i ruscelli attraversati da ponticelli in legno e pietra, il lago un tempo percorribile da battelli a ruote, la pagoda, l’uccelliera e l’altalena, la finta rovina, il bagno neodorico, mentre altri edifici di ispirazione neogotica e orientalista sono oggi scomparsi. Poco lontano si trovano il colombario, la ghiacciaia con l’esagonale tempietto neo-dorico e un articolato complesso ipogeo - eccezionale nel contesto piacentino - che creava un luogo di frescura idoneo al rito pomeridiano del the e alla meditazione.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Nure,
via Romea Francigena | Cisa
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Anguissola,
Scotti
Arte e Architettura

Stili architettonici e decorativi nel castello:

Barocco e Rococò,
Primo Ottocento
Bibliografia
via Conciliazione, 3
San Giorgio Piacentino (PC)
tel 338 4425646
Nel piacentino orientale, San Giorgio si stende fra pianura e prima collina sulla riva destra del torrente Nure, a poca distanza dalla via Emilia.

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La rocca Anguissola
Sorto nei pressi di un ponte romano sulla direttrice che da Piacenza a Velleia giungeva poi fino a Bardi, collegandosi ai percorsi francigeni e 'del sale' diretti in Toscana e in Liguria, il sito venne fortificato nel X secolo dai canonici del nuovo duomo piacentino dedicato a santa Giustina, per passare poi al monastero di san Savino.
Nel corso del XIII secolo San Giorgio entrò a far parte della rete fortificata tra il Trebbia e il Nure controllata dagli Anguissola, una delle maggiori famiglie guelfe di Piacenza.
Ad Alessandro Anguissola si deve la costruzione negli ultimi decenni del Cinquecento della rocca a ridosso dell’abitato, forse su disegno del Vignola, come presidio militare in appoggio al castello del borgo.

La villa degli Scotti
Fra il 1630 e il 1638, a seguito di una lunga disputa patrimoniale tra gli Anguissola, castello e rocca pervennero a Fabio Scotti del ramo di Castelbosco e Mamago, con loro imparentato, che ottenne dalla camera ducale farnesiana conferma dei suoi diritti e il titolo di conte di San Giorgio dietro pagamento di una forte somma. Prosciugato il fossato, il nuovo signore trasformò l’edificio militare, ampliandolo e modificandolo, per farne una villa destinata a residenza estiva, circondata da un ampio spazio aperto.
Nella seconda metà del Settecento gli ambienti di rappresentanza vennero decorati dal quadraturista milanese Felice Biella mentre all’esterno venne realizzato un giardino di stampo prospettico, focalizzato sulla dimora e articolato sull’orto creato sul tracciato del fossato e su tre stradoni a “patte d’oie” che partendo dal retro della rocca attraversavano la distesa verde giungendo fino ai confini della proprietà.

Gli interventi ottocenteschi
Nella prima metà del secolo successivo gli Scotti, ora Scotti della Scala, promossero numerosi interventi sulla rocca.
Tra il 1820 e il 1830 venne realizzato su progetto dell’architetto piacentino Antonio Tomba un importante intervento di restauro e ridisegno dell’edificio: le modifiche interessarono principalmente i fabbricati rurali di fronte alla rocca, trasformati in barchesse dotate di un lungo porticato e di due serre alle estremità, mentre alcune sale interne della rocca vennero decorate. con scene di genere dai pittori Giuseppe Badiaschi, Paolo Brandini e Luigi Schiaffini.
Nel 1840 il giardino all’italiana venne sostituito su consiglio della duchessa Maria Luigia da un giardino all’inglese progettato dal milanese Ambrogio Rossi, articolato attorno a una serie di effetti scenografici e pittoreschi, con soluzioni di grande interesse stilistico, architettonico e botanico in parte sopravvissute.
Nel 1890 furono erette sul tetto delle barcacce due torrette neogotiche come inquadramento dell’ingresso.

La rocca oggi
Passato nel corso dell’Ottocento per discendenza femminile prima ai Negri della Torre poi ai Gazzola di Settima che tuttora la detengono e che hanno l’hanno aperta alle visite, facendone anche la sede di eventi e manifestazioni.

VISITA
La struttura a pianta quadrata presenta ancor oggi l’aspetto esterno di un edificio fortificato grazie alla base a scarpa, al tracciato del fossato prosciugato con ponte levatoio e alle quattro guardiole angolari. Corona l’edificio un’originale torretta centrale impiantata su quattro abbaini in croce e formata da quattro corpi sovrapposti, a pianta quadrata e ottagonale.
L’ingresso si caratterizza per le barchesse porticate e dotate di serre dei primi decenni dell’Ottocento, coronate nel 1890 dalle due torrette neogotiche.
Di grande rilievo le decorazioni degli ambienti al piano terreno, in particolare quelle della biblioteca, realizzate nel 1760 dal quadraturista milanese Felice Biella nelle tonalità dei rosa e azzurri pallidi coniugati con il grigio e l’oro. Al 1825-1826 risalgono gli interventi decorativi dei piacentini Giuseppe Badiaschi, Paolo Brandini e Luigi Schiaffini. Nella sala da pranzo ottagonale, la cui volta è decorata con le Quattro stagioni con baccanti, sulle pareti sono dipinte le armi dei casati imparentati con la famiglia - Landi, Gonzaga, Pallavicino, Della Scala.
Lo splendido giardino all’inglese, il cui progetto è attestato da una ricca documentazione d’archivio, conserva i ruscelli attraversati da ponticelli in legno e pietra, il lago un tempo percorribile da battelli a ruote, la pagoda, l’uccelliera e l’altalena, la finta rovina, il bagno neodorico, mentre altri edifici di ispirazione neogotica e orientalista sono oggi scomparsi. Poco lontano si trovano il colombario, la ghiacciaia con l’esagonale tempietto neo-dorico e un articolato complesso ipogeo - eccezionale nel contesto piacentino - che creava un luogo di frescura idoneo al rito pomeridiano del the e alla meditazione.


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